(Clicca sulla locandina per vedere il trailer).
UK/Francia/Germania, 2012
125'
Regia: Sylvie Verheyde
Con: Peter Doherty, Charlotte Gainsbourg, August Diehl, Lily Cole.
In depressione dopo la rottura con l'infedele fidanzata Elise (Cole), il giovane benestante Octave (Doherty) si immerge sempre più in un'esistenza dissoluta e apatica.
Un giorno incontra per caso Brigitte (Gainsbourg), donna più matura e single.
Tra i due nasce un'amicizia che si evolve rapidamente in un sentimento più profondo.
Basterà a salvare l'irrequieto libertino dal famigerato "male del secolo"?
L'Inghilterra ha una discreta tradizione di rocker prestati al cinema.
Si pensi ad esempio a Sting dei Police in Dune (l'originale di David Lynch, non il fresco rifacimento di Denis Villeneuve) oppure a Joe Strummer dei Clash in Straight to Hell e Mystery Train.
Ispirato all'omonima opera autobiografica scritta da Alfred de Musset nel 1836, il dramma storico che vi stiamo recensendo è il primo e finora unico excursus in ambito recitativo di Pete Doherty dei Libertines.
Purtroppo questo è anche l'unico vero motivo di interesse del film.
Poeta punk e bohémien, ex compagno della modella Kate Moss e idolo dei tabloid britannici, Pete - accreditato nei titoli come "Peter", con quella "r" finale che sa tanto di vezzeggiativo - sembra nato per interpretare questo ruolo.
Per essere un attore esordiente e dilettante, se la cava meglio di quanto si potrebbe pensare: difettando di tecnica, si appoggia al proprio carisma, adottando una strategia minimalista e infondendo al protagonista una credibile vulnerabilità.
Più brava, ma costretta in un personaggio un po' sfocato, Charlotte Gainsbourg - figlia del cantautore francese Serge e dell'attrice britannica Jane Birkin - con cui Doherty ha avuto una breve e strombazzata liaison proprio durante le riprese.
L'interprete di Independence Day: Rigenerazione compare solo dopo mezz'ora, ma ha almeno il merito di alzare il tono della pellicola.
Quello che, purtroppo, non si alza mai è il livello della regia, che rimane piatto e didascalico, con un abuso della cinepresa a spalla che dovrebbe conferire alle immagini un'idea di naturalezza e invece provoca agli spettatori un fastidioso senso di nausea.
Peccato, perché la prova complessiva del cast (tra i comprimari segnaliamo August Diehl, che era uno dei nazisti di Bastardi senza Gloria di Tarantino) e alcuni contributi tecnici (specie i costumi d'epoca) sono apprezzabili.
Presentato in concorso a Cannes 2012 nella sezione Un Certain Regard, Confession of a Child of the Century è stato massacrato dalla critica, al punto che in Italia non è uscito nelle sale, mentre in USA si è distinto solo per il fatto di essere stato il film che ha incassato di meno quell'anno (74 dollari in totale!).
Piaccia o meno, lo spleen di Pete Doherty rende meglio in musica che al cinema.
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