venerdì 9 settembre 2011
KILLER JOE, IL BRACCIO VIOLENTO DI FRIEDKIN
Dopo aver scoperto martedì i due film a sorpresa - una pellicola cinese e un lungometraggio filippino: imperdibili... - abbiamo deciso di prenderci un giorno di pausa per fare i turisti protagonisti.
Abbiamo fatto bene: i due film in concorso ieri (mercoledì per chi legge, NdR) non sono andati bene: 4:44 di Ferrara non ha convinto, Quando La Notte della Comencini è stato subissato di fischi.
Come sempre molto divertente, il Red Carpet è ovviamente dedicato a Killer Joe. Tra gli ospiti si nota la pattinatrice Carolina Kostner in elegante abito rosso.
Matthew McConaughey manca all'appello, in compenso ecco comparire Emile Hirsch (il protagonista dello splendido Into The Wild, ricordate?), Juno Temple e soprattutto William Friedkin, ultrasettantenne alla sua prima partecipazione a Venezia.
Il regista gigioneggia molto, si concede ai fotografi mentre Hirsch si inginocchia letteralmente ai suoi piedi, firma molti autografi.
Prima che varchi i vetri della Sala Grande proviamo ad attirare la sua attenzione: "William!", gridiamo, ma sembra non sentire. "Friedkin!", ancora niente. "Maestro!", e solo a questo punto il nostro si gira, allarga le braccia benevolmente e ci sorride.
Premessa: Killer Joe non è un film per famiglie, per niente. E' un'opera cruda, estrema, un pugno nello stomaco, a partire dalla trama: un giovane spacciatore nei guai con un gangster assolda un poliziotto che arrotonda lo stipendio come killer a pagamento perchè gli uccida l'odiata madre anafettiva, ma questi anzichè denaro chiede in pegno la giovanissima sorella del ragazzo...
Coerente col proprio cinema intriso di lucido cinismo e pessimismo cosmico, il regista de Il Braccio Violento della Legge e Vivere e Morire a Los Angeles imbastisce una storia di violenza, cupidigia e morte che riprende i due temi a lui più cari - il dio denaro come motore del mondo e gli abissi oscuri dell'animo umano - e che sarebbe insostenibile se non fosse permeata da un sottile afflato di ironia che strappa più di una risata anche nelle sequenze più truci.
Nel cast fanno macchia le due protagoniste femminili (spesso in scena completamente nude), mentre McConaughey abbandona i soliti ruoli da bellone per cimentarsi in un antieroe sulfureo che probabilmente farà scuola.
Alla vigilia Friedkin aveva descritto la pellicola come "una versione perversa di Cenerentola".
Ma, al contrario di questa, nelle favole c'è sempre una morale.
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