(Clicca sulla locandina americana del film per vedere il trailer in italiano).
Italia, 1974
91'
Regia: Fernando Di Leo
Interpreti: Luc Merenda, Salvo Randone, Delia Boccardo, Richard Conte, Raymond Pellegrin, Vittorio Caprioli.
Il commissario Domenico Malacarne (Merenda) è figlio di un maresciallo dei Carabinieri (Randone), ma è senza scrupoli e corrotto.
Rimasto invischiato in un traffico di armi con una banda di malavitosi capeggiata da Pascal (Pellegrin) e Mazzanti (Conte), si troverà coinvolto in una spirale di morti e violenza dalle conseguenze drammatiche.
Quello dei poliziotteschi italiani è stato uno dei filoni più fiorenti e redditizi del cinema nostrano negli anni Settanta.
Massacrati dalla critica (di sinistra, soprattutto: erano considerati reazionari), ma adorati dal pubblico che riempiva le sale, questi film rispondevano all'esigenza di vedere qualcosa di diverso.
Vedere scene di violenza e sesso e sentire un linguaggio crudo senza censure era sicuramente una liberazione dalle costrizioni e convenzioni pre-sessantottine.
Alla base del genere c'erano alcuni polizieschi americani che trattavano in modo realistico la lotta al crimine, con "eroi" poco migliori dei cattivi che combattevano: ricordiamo che La Calda Notte dell'Ispettore Tibbs di Norman Jewison con Sidney Poitier e Rod Steiger era uscito nel 1967 (e l'anno dopo aveva vinto la bellezza di 5 Oscar, tra i quali quello per film, regia e Steiger protagonista), Ispettore Callaghan:Il Caso Scorpio è Tuo! (il primo della serie con Clint Easwood) nel 1971, mentre del 1972 è Il Braccio Violento della Legge del Maestro William Friedkin (anch'esso 5 Oscar nel 1973).
Dalle suggestioni di tali pellicole e dall'eredità degli spaghetti western nacque così un genere nuovo, che trovava nelle grigie periferie delle metropoli italiane l'ambientazione ideale di storie cupe e amare, ma piene di azione.
Il Poliziotto è Marcio uscì nel periodo di massimo fulgore dei poliziotteschi, ma ebbe problemi nella distribuzione in quanto metteva in cattiva luce le forze dell'ordine.
Tuttavia, esso fu un buon successo e fu proiettato anche all'estero, probabilmente grazie al nome di Fernando Di Leo - già autore dei fortunati Milano Calibro 9 e La Mala Ordina - e al volto di Luc Merenda - un ex modello che si era già fatto notare in Milano Trema:La Polizia Vuole Giustizia e La Polizia Accusa: Il Servizio Segreto Uccide.
Il primo verrà riabilitato come autore solo in anni recenti, grazie anche agli elogi tributatigli da Quentin Tarantino (si veda il documentario I Tarantiniani).
Il secondo diventerà uno dei divi del genere accanto a Tomas Milian, Umberto Lenzi e Franco Gasparri, ma abbandonerà il mondo dello spettacolo negli anni Novanta per dedicarsi all'antiquariato e all'arte.
Qui è a fianco del grande attore teatrale Salvo Randone, dell'interprete, regista e sceneggiatore Vittorio Caprioli, di Richard Conte (don Barrese in Il Padrino di Francis Ford Coppola), della giovane Delia Boccardo (futura star della telenovela Incantesimo), ma i primi piani sono soprattutto per lui e per la sua faccia da fascinosa canaglia.
La recitazione è quella che è (bravo però Randone) e anche le scazzottate non sempre sono ben eseguite, ma la storia è interessante, il ritmo buono, la colonna sonora efficace (è di Luis Bacalov, Premio Oscar nel 1996 per Il Postino di Michael Radford con Massimo Troisi e Philippe Noiret) e ci sono scene d'azione veramente notevoli (l'inseguimento in auto all'inizio lungo i Navigli e le strade di Milano è spettacolare).
Il Poliziotto è Marcio, a distanza di più di quarant'anni e senza le incrostazioni della critica ideologica, è ancora un film molto gradevole da vedere ed è testimonianza delle capacità, idee e professionalità profuse in un genere che per troppo tempo e ingiustamente è stato definito di "serie B".
Il Premio Quiliano Cinema ha fatto bene quindi a riproporlo (gratis!).
E il riconoscimento a Luc Merenda è una bella rivincita per i cosiddetti "noir all'italiana".
Nessun commento:
Posta un commento