mercoledì 10 novembre 2021

I CORTI: SHERLOCK JR.-LA PALLA N° 13, LA FACCIA IMPASSIBILE DELLA COMICITA' MUTA

(Clicca sulla locandina per vedere il cortometraggio). 



USA, 1924
44'
Regia: Buster Keaton
Interpreti: Buster Keaton, Kathryn McGuire, Joe Keaton, Ward Crane


Un giovane proiezionista squattrinato (Keaton) e un bellimbusto altrettanto squattrinato (Crane) si contendono la stessa ragazza (McGuire).

Il secondo ruba un orologio da tasca al padre di lei e fa incolpare il rivale, che viene ingiustamente allontanato.

Sconsolato, egli prova a mettere in pratica i suggerimenti di un manuale per aspiranti detective per cercare di scagionarsi e nello stesso tempo per trovare il vero colpevole; non riuscendoci, ritorna al lavoro.

Ma essendo molto stanco si addormenta e sogna di essere il grande investigatore Sherlock Jr., alle prese con un furto di perle.

Riuscirà il nostro eroe a risolvere il caso nel sogno e nella realtà?



Ritmo forsennato, trovate geniali, un montaggio frenetico e sorprendente per i tempi, inseguimenti a tutta velocità - ci vollero circa 50 anni per ritrovarne di altrettanto incalzanti (si veda, per esempio, Il Braccio Violento della Legge) -, acrobazie spericolate (senza controfigura!).

Una faccia impassibile, stralunata, malinconica.

E tante tante risate.

Buster Keaton (1895 - 1966) è stato uno dei comici più influenti e innovativi della storia del cinema.

Anche se definirlo comico è senz'altro molto riduttivo: come regista (di sé stesso, a volte da solo, altre in compagnia) era dotato di una eccellente padronanza dei mezzi, che lo portarono a dirigere prima cortometraggi e poi lungometraggi più impegnativi.

Nelle sue pellicole passava con disinvoltura dal sogno alla realtà, dalla normalità all'imprevisto, inventando gag e situazioni divertenti e ingegnose.

Il suo stile, alla regia e nella recitazione, era riconoscibilissimo e fece di lui una delle personalità più in vista del cinema muto.

Abbiamo scelto di recensire Sherlock Jr. (il titolo italiano è un curioso e limitativo La Palla n° 13, in riferimento ad una scena del film) perché tra le sue opere è una delle più esemplificative e inventive, ricca di colpi di scena, capovolgimenti di fronte, acrobazie, ed è una delle più spassose.

Basti vedere la scatenata scena dell'inseguimento o quella del pedinamento o quella dello sdoppiamento del protagonista (addormentato e dentro il sogno) o quella nella quale entra dentro il film proiettato al cinema o quella finale del riappacificamento in sala di proiezione per farsi un'idea dell'enorme talento di Keaton.

L'avvento del sonoro alla fine degli anni Venti del secolo scorso, problemi coniugali e di alcoolismo lo misero in crisi e solo intorno agli anni Cinquanta fu riscoperto e rivalutato - sebbene limitatamente al periodo del muto.

Cosa rimane oggi della comicità di Buster Keaton?

Più di quanto possa sembrare.

Su YouTube si trovano molti suoi cortometraggi muti - il fascino del bianco e nero non svanirà mai, speriamo -, certo, ma la sua influenza ci porta a personalità del cinema contemporaneo che si rifanno espressamente a lui.

Vi si ispira sicuramente Bill Murray, con la sua maschera sardonica (si veda Ghostbuster e soprattutto Lost In Translation); ma anche Michael Keaton, che per il suo pseudonimo (si chiama in realtà Michael Douglas, ma per non essere confuso col più celebre omonimo, il cui padre Kirk Douglas a sua volta all'anagrafe era Danielovitch, decise di cambiare nome) scelse quello di uno dei suoi modelli comici.

Anche il popolare regista Wes Anderson deve molto al maestro del cinema muto, come da lui stesso ammesso in più occasioni e come si può notare in film quali Moonrise Kingdom e Grand Budapest Hotel.

A distanza di circa 100 anni Buster Keaton riesce ancora a farci ridere e sorridere: sì, è stato davvero un genio.



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