martedì 5 giugno 2012

I CLASSICI: VIVERE E MORIRE A LOS ANGELES, A LEZIONE DAL MAESTRO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 1985
116'
Regia: William Friedkin
Interpreti: William Petersen, Willem Dafoe, John Pankow, Darlanne Fleugel, Dean Stockwell, John Turturro.


Ci è parso giusto iniziare ufficialmente la sezione I CLASSICI DI CINEMA A BOMBA! con l'opera più rappresentativa di un regista che abbiamo avuto la fortuna di incontrare alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, in occasione dell'anteprima del suo Killer Joe.
Parliamo naturalmente del grande William "Maestro" Friedkin.

La storia: l'agente Chance (Petersen), ossessionato dall'uccisione del suo migliore amico e collega, decide di dare la caccia - senza esclusione di colpi e al confine della legalità - ad un falsario/artista (Dafoe) che di quella morte è responsabile.
Ad aiutarlo ci sono un'informatrice fin troppo disponibile (Fleugel) e un nuovo collega più ligio al protocollo (Pankow).

Un vero classico del noir, uno di quei film da scuola del cinema che a oltre 25 anni dalla propria uscita non ha perso un briciolo del proprio magnetismo.
Merito di un cast azzeccato (Petersen in versione pre- CSI è perfetto), di un'accurata ambientazione con un'insolita Los Angeles (fotografia dell'antillano Robby Muller), di un ritmo serrato e continuo, e soprattutto della maestria tecnica del regista.

Friedkin tira fuori dal cilindro alcune delle sequenze più ingegnose e spettacolari della propria carriera: dal prologo col terrorista arabo alla fabbricazione delle banconote false (per la quale fu ingaggiato come consulente un vero ex-falsario!), dall'inseguimento in aeroporto con Chance che corre sul cordolo del tappeto mobile all'inaspettato finale.
Fino al celeberrimo inseguimento in auto - marchio di fabbrica del maestro - contromano in autostrada: una scena lunghissima girata quasi senza stuntman (la tensione sui volti degli attori è reale!), una chicca per gli appassionati di action movie.

Non che i meriti del film siano solo formali, anzi. Mai come in questa pellicola il regista è riuscito a rappresentare il lato oscuro dell'edonismo degli anni 80, la religione del denaro, l'egoismo e l'ambiguità dell'animo umano.
Non ci sono buoni e cattivi, i ruoli si confondono e si annullano.
Rimane il ritratto, impietoso e incisivo, di un'America violenta in cerca di un'impossibile redenzione.

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