mercoledì 17 agosto 2016

I CLASSICI: L'ANNO DEL DRAGONE, VIVERE E MORIRE A CHINATOWN

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1985
145'
Regia: Michael Cimino
Interpreti: Mickey Rourke, John Lone, Ariane, Raymond J. Barry, Eddie Jones, Victor Wong.


New York. Il giovane e rampante gangster Joey Tai (Lone) tenta la scalata ai vertici della mafia cinese di Chinatown.
Ma a contrastare i suoi piani trova Stanley White (Rourke), pluridecorato reduce del Vietnam divenuto capitano di polizia.

Entrambi hanno già altri problemi: il primo nel rendersi credibile agli occhi degli anziani della propria comunità, il secondo nei rapporti con la moglie e i colleghi.
Lo scontro tra i due sarà senza esclusione di colpi.

A 5 anni di distanza dal disastro finanziario de I Cancelli del Cielo, che portò alla bancarotta la United Artists, Michael Cimino tornava dietro la macchina presa.
E lo faceva col suo film più scattante, inatteso e - forse, nel complesso - più riuscito.

Scritto a quattro mani con Oliver Stone, sceneggiatore di qualche merito (è suo il copione di Scarface diretto da Brian DePalma) e futuro regista di successo (Platoon, Wall Street, JFK), L'Anno del Dragone è - insieme a Vivere e Morire a Los Angeles del maestro William Friedkin, uscito nello stesso anno - il miglior poliziesco degli anni 80.

Nella cornice di una New York interamente ricreata in studio (così accurata nella sua finzione da aver tratto in inganno persino Stanley Kubrick, originario del Bronx), viene descritta una sorta di caccia al topo, una sfida tra due individui diversi e complementari, due ideologie, due culture.

Da un lato un "cattivo" senza molti scrupoli che però possiede una certa eleganza, una certa dignità tragica.
Dall'altro il "buono" più egoista, razzista e politicamente scorretto della storia di Hollywood.

Mickey Rourke - invecchiato dal trucco e, nella versione italiana, dalla voce bellissima di Ferruccio Amendola - è eccezionale nel rendere il proprio personaggio anche fragile, insicuro, umano.
Senza dubbio, una delle sue migliori interpretazioni.

Adattando liberamente un romanzo un po' fiacco di Robert Daley, Cimino e Stone scrivono i dialoghi più brillanti e sfacciati della propria carriera, iniettano un po' di ironia sarcastica e inseriscono alcune scene d'azione da antologia del cinema.

Due sparatorie in particolare - quella al ristorante e quella finale sui binari del treno - bastano a esprimere la maestria registica del cineasta italo-americano.

Come e forse più de Il Cacciatore, che pure gli aveva dato una repentina quanto effimera gloria, L'Anno del Dragone è il film che meglio ha saputo esprimere le qualità di Michael Cimino, autore poco prolifico e fuori da ogni schema.

Un piccolo artista incompreso che Hollywood aveva rinnegato e che adesso, inevitabilmente, rimpiangerà.




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