lunedì 19 novembre 2018

FIRST MAN-IL PRIMO UOMO, UNA BIOGRAFIA PER TEMPI LUNATICI

(Clicca sulla locandina per sentire il nostro podcast e per vedere il trailer). 

USA, 2018
141'
Regia: Damien Chazelle
Con: Ryan Gosling, Claire Foy, Jason Clarke, Corey Stoll, Pablo Schreiber, Kyle Chandler, Ciarán Hinds, Lukas Haas


20 Luglio 1969.

Una data che rimarrà per sempre impressa nella memoria: la data dello sbarco dell'uomo sulla Luna.

A mettere piede per primo sul suolo del satellite terrestre, l'astronauta Neil Armstrong.

Ma quante difficoltà per arrivare a quel "grande passo per l'umanità"!






Noi diamo per scontato l'evento storico rappresentato dallo sbarco sulla Luna: studiando sui libri di testo sappiamo che il viaggio è stato abbastanza tranquillo, così come l'allunaggio.

Sappiamo che Armstrong, Aldrin e Collins sono tornati sani e salvi sulla Terra e sono diventati leggende viventi (soprattutto il primo).

Sappiamo che grazie a questa impresa la corsa allo spazio ha visto prevalere gli Stati Uniti sull'Unione Sovietica, con tutte le conseguenze propagandistiche e politiche che ne sono derivate.

Quello che sappiamo meno bene è ciò che si è svolto dietro le quinte dell'impresa: la paura di morire (le possibilità di non riuscire erano altissime), la tensione, la concentrazione, lo studio, l'adrenalina, la consapevolezza che in caso di insuccesso ci sarebbe stato un padre e un marito da piangere.

A descrivere finalmente l'uomo dietro l'icona ci ha pensato Damien Chazelle - qui al suo film meno personale, ma non per questo meno bello.

Dall'autore dei plurioscarizzati Whiplash e La La Land non ci si poteva certo aspettare una biografia accademica e lineare: pur molto giovane (33 anni; l'anno scorso è stato il più precoce vincitore dell'Oscar per la migliore regia), egli si sta già imponendo ad Hollywood per un suo stile non convenzionale.

E non convenzionale è anche questo biopic.

Il non aver voluto deliberatamente mostrare Armstrong mentre pianta la banidera a stelle e strisce sul suolo lunare ha creato non poche polemiche, soprattutto da parte del Partito Repubblicano (e nel pieno della campagna elettorale per le elezioni di Midterm).

E a poco sono valse le spiegazioni del regista, che ha giustificato tale scelta sottolineando il carattere universale dell'impresa.

Così come l'utilizzo di un tono poco epico per descrivere il protagonista - ritratto (da un Ryan Gosling sobrio e sotto le righe) come un ingegnere meticoloso, professionale ma molto antieroico nella sua normalità - ha fatto storcere il naso a molti.

Non convenzionale è anche l'ampio spazio dedicato ad un personaggio relegato ai margini della Storia: la (prima) moglie dell'astronauta, Janet (morta poco prima dell'uscita del film), donna stoica e paziente, trepidante ma forte nell'affrontare una quotidianità fatta di assenze del marito, solitudine, timori per la sorte del consorte, cura della casa e dei figli.

Praticamente una co-protagonista, interpretata in modo molto efficace da Claire Foy: la regina Elisabetta II della serie Tv The Crown, con il suo fisico sottile e gli occhioni vivi, rende molto bene la forza d'animo della donna, apparentemente gracile ma dalla forza di volontà pari a quella del suo compagno di vita.

First Man è apprezzabile, oltre che per la verosimiglianza nella descrizione dei caratteri, anche per la cura maniacale nei dettagli: nessun altro film in precedenza ha saputo far entrare lo spettatore così dentro ad una navicella spaziale, con i suoi spazi stretti, il senso di claustrofobia, il rumore, il quadro comandi così pieno di manopole e tasti, le pareti metalliche simili a quelle di una scatoletta di tonno, la tensione al momento della partenza...

Partendo dalla biografia di James R. Hansen e dalla sceneggiatura di Josh Singer (già vincitore dell' Oscar nel 2016 per Il Caso Spotlight), Chazelle ci ha comunque messo del suo: da La La Land ha ripreso quell'elemento nostalgia di un tempo in cui le cose sembravano meno volgari e brutali, dove c'era fiducia nel futuro nonostante le contrapposizioni della Guerra Fredda; da Whiplash, la ricerca di perfezione, l'ambizione che si fanno ossessione.

Acclamata fin dalla sua presentazione in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia di quest'anno (della quale è stata l'opera di apertura), la pellicola, prodotta anche da Steven Spielberg, ha patito un po' (soprattutto in patria) le critiche ricevute e non ha avuto al botteghino il successo sperato - ricordiamo che ha dovuto subire la concorrenza di due blockbuster del calibro di A Star Is Born e Venom.

Peccato: il film merita e, se vi capita, guardatelo: ci era piacuto il trailer (vi abbiamo dedicato persino un episodio del Bombcast, il nostro podcast!), ma possiamo dire che il film ha risposto bene alle nostre aspettative.

In tempi lunatici come questi, d'altra parte, ci vuole qualcuno che ci porti sulla Luna e ci faccia vedere il mondo da un'altra prospettiva.




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