mercoledì 18 marzo 2020

OSCAR 2020. THE IRISHMAN, IL CREPUSCOLO DEI GANGSTER

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2019
209'
Regia: Martin Scorsese
Interpreti: Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keitel, Ray Romano, Bobby Cannavale, Anna Paquin, Stephen Graham, Jesse Plemons, Kathrine Narducci, Domenick Lombardozzi, Sebastian Maniscalco, Steven Van Zandt, Jack Huston, Aleksa Palladino.


L'irlandese Frank Sheeran (De Niro), camionista ed ex reduce della Seconda Guerra Mondiale, entra nel giro del boss italo-americano Russell Bufalino (Pesci) e ne diventa il braccio armato, un sicario fedele e senza troppi scrupoli.

La sua vita cambierà quando conoscerà il carismatico Jimmy Hoffa (Pacino), con il quale instaurerà un problematico rapporto di amicizia.






Probabilmente non sono molti, al giorno d'oggi, a conoscere James "Jimmy" Hoffa.

Ma il potente, discusso e influente leader del sindacato degli autotrasportatori è stato, negli anni 50 e 60, un vero e popolare protagonista della scena economico-sociale degli Stati Uniti.

La sua improvvisa sparizione, nel 1975, rimane tuttora uno dei più grandi misteri della storia americana e ha da sempre acceso la fantasia di dietrologi e complottisti.

Martin Scorsese ne dà una sua versione, basandosi sul saggio I Heard You Paint Houses (letteralmente: Ho sentito che tinteggi case; in Italia uscito con il titolo L'Irlandese) di Charles Bradt, adattato poi dallo sceneggiatore Steve Zaillian (Oscar per lo script di Schindler's List di Steven Spielberg nel 1994).

E ovviamente lo fa a suo modo, mettendoci dentro molto di sé.

The Irishman diventa pertanto non solo un racconto di "come andarono le cose", ma una profonda, amara, pessimistica e intima riflessione sullo scorrere del tempo, sull'impatto che le nostre scelte hanno sulla vita nostra e delle persone che ci stanno accanto, sulla solitudine del peccato e dei sensi di colpa.

Non è un caso che egli abbia chiamato ad interpretare i protagonisti due attori a lui molto cari: Robert De Niro (alla nona collaborazione insieme, con un Oscar vinto per Toro Scatenato, senza contare il corto The Audition) e Joe Pesci (alla quarta collaborazione, con un Oscar vinto per Quei Bravi Ragazzi), che insieme hanno recitato complessivamente 4 volte per l'amico regista (la penultima, per il troppo sottovalutato Casinò).

E che si sia avvalso dei fidati collaboratori Thelma Schoonmaker (montaggio), Rodrigo Prieto (fotografia; avevano già lavorato assieme in The Wolf of Wall Street, The Audition e Silence), Sandy Powell (costumi), Robbie Robertson (musiche).

Una rimpatriata che assume i toni crepuscolari di un testamento spirituale (nonostante l'attivismo del regista, sempre impegnato in nuovi progetti), di una quadratura del cerchio: The Irishman è una summa di tutti film "di gangster" da lui diretti precedentemente, di quasi tutti i tòpoi trattati nella sua lunga carriera, di una visione del mondo e della vita.

Non aspettatevi tuttavia un déja-vu: la pellicola è piuttosto anomala, per gli standard scorsesiani.

Pur non mancando scene forti, il ritmo non è forsennato: più simile, forse, al fluire di un grosso fiume che scorre placido, ma che appare altresì imponente e potente.

Anche la scelta dei brani musicali è particolare: nessun pezzo rock, ma molti in stile "confidenziale".

Poi, quest'opera è l'unica, nella carriera del cineasta, ad essere stata distribuita principalmente per lo streaming.

La produzione da parte di Netflix è probabilmente uno dei motivi dei pochi riconoscimenti ottenuti: 5 nomine ai Golden Globe e ben 10 agli Oscar, ma nessuna statuetta conquistata - ma lo sappiamo quanto poco Hollywood apprezzi questo tipo di fruizione dei film (si veda il caso Roma).

Però dobbiamo anche aggiungere che senza lo sforzo produttivo della piattaforma via web, questo film non avrebbe potuto essere fatto (o sarebbe stato molto diverso): il budget infatti è stato imponente - da uno che ha creato capolavori come Taxi Driver con pochi soldi, è cosa alquanto inusuale.

I costi sono lievitati soprattutto a causa degli effetti speciali: la tecnica messa a punto dalla Industrial Light & Magic (quella della saga di Star Wars, per intenderci) per ringiovanire digitalmente gli attori si è rivelata sì molto efficace e suggestiva, ma anche molto dispendiosa.

Altra "stranezza": Al Pacino recita finalmente (e per la prima volta) in un film di Scorsese!

Quest'ultimo utilizza spesso attori italo-americani - qui compaiono, tra gli altri, Bobby Cannavale, Ray Romano, Steve Van Zandt - ma non aveva mai avuto la possibilità di lavorare con uno dei migliori attori di Hollywood.

E questi offre, da par suo, un'eccellente interpretazione di uno dei personaggi più ambigui della storia americana del Novecento, vincendo (a parer nostro) la sfida con l'eterno "rivale" (ma i due si stimano molto) Robert De Niro.

Vedremo quali altri film ci riserverà in futuro Scorsese; tuttavia, se dovesse riprendere il genere gangster movie, sapremo che lo farà, a questo punto, per sconvolgerlo definitivamente.




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