(Clicca su Sid per vedere il trailer).
UK, 2000
108'
Regia: Julien Temple
1980.
Julian Temple, cineasta indipendente, firma The Great Rock'n'Roll Swindle (tradotto: "la grande truffa del rock'n'roll"), controversa docufiction sul gruppo punk inglese Sex Pistols.
La tesi che fa discutere è questa: la band era in realtà solo un artifizio pubblicitario e i suoi componenti delle mere marionette nelle mani del manager-pigmalione Malcolm McLaren.
2000.
Con vent'anni di ritardo, il regista torna sul luogo del delitto per ascoltare l'altra campana, ossia i Sex Pistols stessi.
I vari membri della band - tutti tranne il defunto Sid Vicious - raccontano una verità ben diversa...
Autore, in anni più recenti, di Il Futuro Non è Scritto-Joe Strummer, imperdibile pellicola sulla storia del compianto leader dei Clash, Temple è uno che di musica - punk rock, in particolare - se ne intende.
Nessuno come lui - a parte forse l'eclettico Don Letts, documentarista, oltre che videomaker, DJ e musicista nei Big Audio Dynamite di Mick Jones (il chitarrista dei succitati Clash) - ha saputo cogliere lo spirito di quell'epoca unica e irripetibile, senza peraltro celarne gli aspetti negativi e le contraddizioni.
I Sex Pistols sono stati, se non la più importante, di certo la più rappresentativa band britannica del genere, nonostante la breve vita (sono stati attivi, tardive reunion a parte, solo nel biennio 1976-78).
Johnny Rotten (voce), Steve Jones (chitarra), Glen Matlock (basso) e Paul Cook (batteria) iniziarono giovanissimi a suonare nei club un rock'n'roll grezzo e provocatorio che in un attimo sarebbe diventato la colonna sonora di un'intera società, se non di un'intera generazione.
Sostituito il talentuoso Matlock con l'impreparato ma iconico Sid Vicious, il gruppo si disciolse all'apice della fama dopo un disastroso tour negli Stati Uniti e una lunga serie di incomprensioni interne.
A questo punto il film, un po' troppo sintetico per i nostri gusti, si interrompe bruscamente.
Peccato, perché sul periodo post-Pistols ci sarebbe abbastanza materiale da girare un altro lungometraggio.
Il merito principale è stato invece aver dato voce ai componenti della band, ritratti in penombra come per celarne l'identità.
La storia che raccontano è diametralmente opposta a quella di McLaren, e c'è da crederci: ma quale progetto costruito a tavolino, questi sono quasi tutti musicisti veri (specie Jones e Cook) che compongono canzoni di livello e sembrano sinceri nella loro "missione" anarchica e antisistema.
Alternando interviste e immagini di repertorio, il documentario ha almeno due momenti memorabili: il matinée per i bambini, figli di vigili del fuoco in sciopero, e la voce rotta di Lydon (cioè Rotten) quando ricorda la triste fine di Vicious, ucciso da un'overdose a soli 22 anni.
Imperdibile per i fan dei Sex Pistols e preziosa per gli appassionati di musica (e cultura) punk, Oscenità e Furore è un'opera che vale la pena guardare, senza moralismi né preconcetti.
Non ci si trova dentro alcuna Grande Truffa, solo tanto Rock'n'Roll.
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