domenica 25 ottobre 2020

I CLASSICI. BORAT, KAZAKI AMARI PER IL POLITICALLY CORRECT USA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 


Regno Unito/USA, 2006
84'
Regia: Larry Charles
Interpreti: Sacha Baron Cohen, Pamela Anderson, Ken Davitian, Luenell Campbell


Borat Sagdiyev (Baron Cohen) è un reporter della televisione del Kazakistan che vive in un villaggio miserrimo e arretrato sia economicamente che culturalmente.

Essendo un giornalista di punta dell'emittente nazionale, viene mandato negli Stati Uniti per studiarne usi e costumi.

Accompagnato dal fido collaboratore Azamat Bagatov (Davitian), egli si sconterà con una civiltà completamente diversa dalla sua e non priva di contraddizioni, che egli stesso, con la sua ingenuità, porterà a galla, lasciando esterrefatti i suoi interlocutori.

Ma la situazione deflagrerà quando vedrà in Tv Pamela Anderson, nei (succinti) panni della bagnina di Baywatch.



Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan - questo il titolo completo - è stato un vero e proprio caso.

Irriverente, dissacrante, volgare, politicamente molto scorretto, quando è uscito ha suscitato reazioni indignate da parte di tantissime persone: ebrei, cristiani, musulmani, zingari, omosessuali, femministe, Americani del Sud, kazaki, repubblicani a stelle e strisce...

Girato come un documentario, esso ha visto il coinvolgimento anche di persone ignare, che hanno denunciato i produttori per violazione della privacy e sfruttamento non autorizzato dell'immagine.

Le tante grane giudiziarie sono seguite al grande successo di critica e soprattutto di pubblico che ha suscitato un po' a sorpresa la pellicola, che ha così consacrato a livello globale l'umorismo cinico e cattivo di Sacha Baron Cohen (di origini ebraiche), precedentemente noto in Tv per il personaggio del gangsta-rapper Ali G.

Il comico britannico ha ottenuto per questo film un Golden Globe come miglior attore in una commedia e una nomination agli Oscar per la sceneggiatura (non originale) e, successivamente, parti in opere importanti, quali Hugo Cabret di Martin Scorsese e Les Misérables di Tom Hooper.

Ha portato poi sul grande schermo altri personaggi del suo repertorio, come il giornalista di moda austriaco gay Brüno e il dittatore mediorientale Hafez Aladeen, con buon successo - sebbene non clamoroso come quello di Borat.

Perché questo ha avuto un impatto così prorompente e duraturo?

Sicuramente c'è stato l'elemento novità: pochissime volte prima di allora c'era stato un attacco tanto esplicito alla società americana, che se da una parte si dimostra tollerante e aperta, dall'altra, nei fatti, non lo è così tanto nei confronti di afroamericani, ebrei, omosessuali, donne, poveri...

Attraverso un linguaggio scurrile si scoperchia così il vaso di Pandora delle contraddizioni dell'America profonda e non, tra bigottismo e un perbenismo di facciata da una parte e razzismo e superficialità dall'altra.

Gli Stati Uniti ne escono malissimo, da questa feroce satira; ma il fatto che l'industria cinematografica di Hollywood abbia osannato questa pellicola dimostra che probabilmente il messaggio non è stato recepito molto bene.

Gli sviluppi recenti riguardo alle regole per gli Oscar - un film è eleggibile solo se rispetta un'equa rappresentanza di genere, origine, orientamento sessuale... - non fanno che dimostrare che l'Academy sarà sì vicina agli ambienti intellettuali e sociali cosiddetti liberal, ma non si è accorta (o finge di non accorgersi) della crisi di rigetto nei confronti del politically correct di larga parte della popolazione statunitense - rigetto che probabilmente è stato alla base nel 2016 della clamorosa (e, per molto versi, scioccante) vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali.

Hollywood è isolata nel suo mondo solo a prima vista fantastico (la sua realtà però è fatta anche di personaggi eufemisticamente controversi - Harvey Weinstein e Jeffrey Epstein sono solo i nomi più noti), ma tale rifiuto è ormai sempre più diffuso e un film come quello che stiamo recensendo, probabilmente, può essere portato a vessillo dalla ribellione allo stucchevole e ipocrita star system imperante.

Il rischio è, per il futuro, che si spinga sempre più in là la sottile linea di demarcazione tra umorismo greve e cattivo gusto - e a proposito di quest'ultimo, come non pensare a Scemo & + Scemo 2 e Holy Motors?

Se le provocazioni dovessero farsi più estreme, tuttavia, rimpiangeremo quel personaggio un po' naif e ingenuo come in fondo è il vituperatissimo Borat.

Vedrete.


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