(Clicca sulla locandina per vedere il trailer).
USA/Ungheria/Canada, 2021
155'
Regia: Denis Villeneuve
Interpreti: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Zendaya, Josh Brolin, Jason Momoa, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Charlotte Rampling, Javier Bardem
Arrakis (detto Dune) è un pianeta desolato, arido, popolato da vermoni giganteschi e voraci e dal selvaggio e fiero popolo dei Fremen.
Ma è anche pieno di spezia, una sostanza necessaria per i viaggi interstellari e quindi di vitale importanza per l'impero intergalattico.
Per volere dell'Imperatore, lo sfruttamento del pianeta passa dalla crudele casata degli Harkonnen - guidata dal Barone Vladimir (Skarsgård) e dal suo braccio destro Rabban (Bautista) - a quella degli Atreides.
Questa è composta dal Duca Leto (Isaac), dalla moglie Lady Jessica (Ferguson) - che fa parte della misteriosa sorellanza delle Bene Gesserit - e dal loro gracile erede Paul (Chalamet), che fa strani sogni ricorrenti nei quali vede una ragazza Fremen (Zendaya) e terribili avveninenti (probabilmente futuri).
Tale decisione porterà ad una sanguinosa guerra tra le due famiglie, tra intrighi di potere, interessi economici, rivalità personali.
La popolazione locale, intanto, pensa che finalmente sia giunto il salvatore che li libererà dalla schiavitù.
Presentato in anteprima alla 78a Mostra del Cinema di Venezia - dove era il titolo più atteso della vigilia - Dune è l'adattamento cinematografico del noto omonimo romanzo di fantascienza di Frank Herbert, parte di una fortunata saga.
Per molti anni l'opera di Herbert è stata considerata infilmabile, sia per il numero di effetti speciali che sarebbero stati necessari per ricrearne l'articolato mondo, sia per la complessità della trama e per il numero di personaggi, sia sulla difficoltà di rendere i tanti monologhi interiori che ne caratterizzano la narrazione.
A cimentarsi nella (difficile) trasposizione per il grande schermo del complesso libro ci avevano già provato Alejandro Jodorowsky nel 1975 - con un visionario e ambizioso progetto che purtroppo non vide mai la luce e che avrebbe dovuto contare sulla presenza di Salvador Dalì, Mick Jagger e Orson Welles come attori e del disegnatore Moebius e dei Pink Floyd come collaboratori; ne rimane solo uno storyboard e un documentario che ne parla - e David Lynch - che nel 1984 ne firmò una versione non particolarmente fedele, massacrata dagli interventi della produzione e che si rivelò un flop al botteghino (salvo poi assumere negi anni lo status di cult).
La serie di libri è stata comunque costante fonte di ispirazione per diversi autori - tra i quali George Lucas per il suo storico Star Wars e per la conseguente saga di successo, che ha attinto ai romanzi e ai disegni preparatori del Dune di Jodorowsky.
Villeneuve aveva in mente già da tempo idee per trasferire sullo schermo lo spirito e l'immaginario dei romanzi herbertiani, da lui molto apprezzati.
Il risultato è un film tutto sommato fedele al materiale originario, sebbene limitato ad una parte del primo romanzo della saga e con qualche limite.
La descrizione del fantasioso mondo di Dune occupa gran parte del film: molto suggestiva e affascinante, attenta anche ai minimi particolari, essa però rallenta la narrazione, già caratterizzata da scarni dialoghi e lunghi silenzi (intendiamoci: questi non sono necessariamente dei difetti), con lunghi piani sequenza.
Le ripetute immagini di tramonti e albe nel deserto, poi, con vesti svolazzanti e il volto glam di una Zendaya con insoliti occhi azzurri, danno a lungo andare l'impressione quasi di trovarsi di fronte ad una insistente pubblicità di profumi.
La colonna sonora di Hans Zimmer è straniante e ricorda quella "industriale" di Ludwig Göransson per Tenet, non risultando tuttavia eccessivamente invadente.
La fotografia, la scenografia e i costumi sono sontuosi, adatti ad un kolossal come questo.
Per ciò che concerne gli attori, paradossalmente Brolin e Momoa sarebbero stati quasi perfetti a personaggi invertiti; ma per il resto, il cast è azzeccato.
Chalamet si dimostra una buona scelta, come protagonista (era stato efficace anche in Interstellar); Isaac è molto espressivo (ma che sia anche bravo lo sappiamo già: si veda A Most Violent Year), Ferguson fin troppo (non è un bene); Zendaya (ricordate gli Spider-Man con Tom Holland?), Rampling e Bardem sono incisivi, ma compaiono poco; Skarsgård e Bautista sono cattivi piuttosto convincenti.
La versione del regista canadese è forse meno mistica e lisergica rispetto all'originale letterario, ma presenta comunque stimolanti agganci con la contemporaneità: la crisi climatica, lo sfruttamento delle risorse e del lavoro, il potere invasivo di gruppi economici sempre più ricchi, la manipolazione delle menti, i giochi di potere, la dipendenza sempre più necessaria (o patologica?) dalla tecnologia...
Dune è un Villeneuve al 100%, nel bene e nel male: egli è uno dei registi più ricchi di immaginazione, più dotati di talento in circolazione, capace di utilizzare al meglio gli effetti speciali e di costruire scene di sicuro impatto, nonché di stimolare riflessioni non banali sul nostro mondo; i suoi film però sono lenti, con poco ritmo e pochissime battute di alleggerimento, e richiedono molta concentrazione e attenzione - si vedano Arrival e Blade Runner 2049.
Insomma, non lo consiglieremmo a chi al cinema cerca intrattenimento facile e ritmo forsennato.
Per quel che riguarda un giudizio complessivo sul film che stiamo recensendo, beh, in tutta onestà, considerato la mancanza di finale che lascia sospesa la trama, aspettiamo di vederne il seguito, che speriamo si faccia, per valutare per intero se il progetto di Villeneuve sia una grandiosa e memorabile operazione cinefila, il riuscito omaggio di un fan ad una saga letteraria amata, oppure un coraggioso ma deludente tentativo di adattare per il cinema l'intricatissimo mondo di Frank Herbert.
Vedremo (speriamo presto).
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