lunedì 5 febbraio 2024

BARBIE, LA VIE EN ROSE (SHOCKING) DI UNA BAMBOLA


(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



USA/Regno Unito, 2023
114'
Regia: Greta Gerwig
Interpreti: Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Will Ferrell, Michael Cera, Ariana Greenblatt, Phea Perlman, Kate McKinnon, Issa Rae, Alexandra Shipp, Dua Lipa, John Cena, Kingsley Ben-Adir, Simu Liu, Scott Evans, Nkuti Gatwa, Lucy Boynton, Emerald Fennell, Ann Roth, Helen Mirren (voce in originale).


A Barbieland tutto sembra perfetto: in una società dominata dalle donne e dove gli uomini sono lasciati ai margini tutti sono felici e allegri, non ci sono violenza e rapine, le strade sono pulite.

E tutto è rosa.

Barbie (Robbie) - la classica Barbie dal sorriso scintillante, bella, magra, bionda: il classico, ideale, stereotipato modello di perfezione femminile imposto dalla società - si trova perfettamente a suo agio in questo mondo, ma il suo amico/mezzo fidanzato Ken (Gosling) - il classico Ken, un vero tipo da spiaggia tutto muscoli e poco cervello - no.

Quando a lei cominceranno a venire "pensieri di morte", smagliature, piedi piatti la situazione precipiterà e lei dovrà recarsi nel mondo reale per sistemare le cose.

La accompagnerà lui, che una volta entrato a contatto con una nuova realtà cambierà atteggiamento e tornato a Barbieland attuerà un vero e proprio colpo di stato "machista".


Date una Barbie in mano ad una bambina e vedrete che storie si inventerà.

Date una Barbie in mano ad una regista sulla quarantina intelligente e impegnata e vi farà un film da più di un miliardo d'incasso.

Il grande successo che ha avuto la pellicola è dovuto alla notorietà del giocattolo della Mattel, certamente, ma anche e soprattutto alle scelte di Greta Gerwig, che prima ha creato un mondo in rosa che sembra uscito da un set di accessori della bambola (casa, vestiti, auto...), popolato da diverse Barbie (Barbie presidente, Barbie dottoressa, Barbie scrittrice da Premio Nobel, Barbie fisica, Barbie avvocato, Barbie giudice della Corte Suprema, Barbie giornalista, Barbie diplomatica, Barbie incinta, Barbie stramba...) e da qualche Ken, e poi lo ha contrapposto al mondo "vero".

Barbie è opera di una femminista militante, spalleggiata da Margot Robbie (sua brava protagonista nel set e produttrice), da un cast al femminile nutrito e di tutto rispetto (tra tutte, America Ferrera), da una costumista del calibro di Jacqueline Durran (due premi Oscar, nel 2013 per Anna Karenina e nel 2020 per Piccole Donne, sempre di Gerwig), da una scenografa come Sarah Greenwood (6 nomination per lei agli Oscar, delle quali una doppia nel 2018).

Ma non è un film prettamente femminile: Ryan Gosling è un vero e proprio co-protagonista; alla sceneggiatura Gerwig è stata affiancata dal marito, il brillante Noah Baumbach; il direttore della fotografia è Rodrigo Prieto, collaboratore di Martin Scorsese (in The Wolf of Wall Street, il film che ha lanciato Margot Robbie, The Audition, Silence, The Irishman, Killers of the Flower Moon); e uomini sono anche i responsabili di montaggio, effetti speciali, colonna sonora (tra questi, Mark Ronson).

E proprio il personaggio di Gosling è il più interessante, secondo noi: se è vero che Barbie è il fulcro di tutto il film, occorre però notare che Ken è la sua immagine speculare: tanto lui è tenuto ai margini, snobbato, accantonato, sottovalutato, considerato fatuo e innocuo nel mondo in rosa, tanto lei riceve lo stesso trattamento nel mondo reale.

Sebbene i maschi, in generale, siano descritti in modo macchiettistico nel corso della narrazione, Ken prova a ribellarsi alla sua condizione e ad emanciparsi (farà dei pasticci; ma questo è un altro discorso).

Egli in fondo rappresenta, paradossalmente, la situazione delle donne nella società attuale, una società caratterizzata da disparità di genere, oggettificazione, una società nella quale esse hanno scarsa rappresentanza e sono mortificate nelle proprie aspirazioni da un sistema disequilibrato in termini di diritti e opportunità.

Praticamente Gerwig sbatte in faccia agli uomini la sua critica al cosiddetto patriarcato - quel patriarcato preso di mira anche dalla nostra Paola Cortellesi nel suo ottimo C'è' ancora domani - utilizzando un feticcio che li rappresenta ed è come se dicesse "Visto cosa dobbiamo passare noi donne?"

Comunque - e meno male! - il film finisce con una riappacificazione tra generi, fatta di ascolto e comprensione reciproci.

E con l'umanizzazione di Barbie, che da bambola dalle sembianze e dalla vita perfette diventa, novella Pinocchio in versione rosa shocking, finalmente donna.

Con tutte le difficoltà, con tutta la bellezza e - come le ha insegnato la vecchietta seduta sulla panchina che, ad un "Sei bellissima!" rivoltole dalla stessa Barbie, ha risposto con un deciso "Lo so." - con la consapevolezza che ciò comporta.


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