martedì 2 aprile 2024

I DOC: TREASURES FROM THE WRECK OF THE UNBELIEVABLE, QUEL BURLONE DI DAMIEN HIRST

(Clicca sull'immagine per vedere il trailer). 



Regno Unito, 2017
80'
Regia: Sam Hobkinson
Con: Damien Hirst


Tra il I e il II secolo d.C. l'ex servo affrancato dalla schiavitù Audius Calidius Amotan, conosciuto anche come Cif Amotan II, ricchissimo collezionista, decise di imbarcare su una grossa nave, l'Apistos (che vuol dire "incredibile", "unbelievable"), i suoi tesori per trasferirli in un lontano tempio in Oriente dedicato al dio Sole.

Ma l'imbarcazione affondò per una qualche ragione, trascinando negli abissi marini il suo prezioso carico.

Nei secoli si favoleggiò su questo tesoro sommerso; tuttavia, mancando informazioni certe circa il luogo del naufragio e soprattutto sulla vicenda, non molti si cimentarono nella ricerca.

Due millenni dopo una spedizione finanziata dal celebre artista inglese - e, ricordiamo, amico fraterno di Joe Strummer - Damien Hirst riuscì dove nessuno era riuscito prima e a poco a poco vennero individuati nell'Oceano Indiano, al largo dell'Africa, e riportati alla luce i preziosi manufatti affondati, di epoche e civiltà diverse, comprese statue di varie dimensioni (una veramente imponente).

I reperti ritrovati sono stati poi messi in mostra a Venezia nel 2017 presso i prestigiosi spazi espositivi di Palazzo Grassi e Punta della Dogana, sotto l'egida del multimiliardario François-Henri Pinault (presidente e amministratore del gruppo Kering, che opera nel settore del lusso e che comprende marchi quali Gucci, Yves Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen, Bottega Veneta, Boucheron, Brioni, Pomellato), e poi messi all'asta.


Questo documentario, mostrato in occasione dell'esposizione di Venezia, narra della fortunata spedizione che ha recuperato il sorprendente carico dell'Apistos: un'avventura che ha il sapore del romanzo, evocativa come solo le ricerche di tesori sottomarini riescono ad essere.

I manufatti, poi, sono davvero suggestivi: i monili in oro, gli oggetti raffinati, le statue ben modellate..., sebbene ricoperti in parte da incrostazioni, da coralli, non perdono il loro fascino, anzi ne guadagnano.

Gli spettatori, aggirandosi nelle sale di Palazzo Grassi e Punta della Dogana, hanno potuto così imbattersi in una statua colossale raffigurante un demone senza testa, in un disco dorato con una faccia in rilievo, in sculture di animali, di donne bellissime e misteriose, in rappresentazioni di miti, mentre qua e là si notavano un guerriero trionfante sulle spalle di un orso ritto sulle zampe, una figura che assomiglia molto a Hirst che tiene per mano un Mickey Mouse/Topolino, un Goofy/Pippo completamente incrostato, Baloo e Mowgli in versione Disney tra spugne e coralli.

Eh già: si tratta tutto di una finzione (forse lo si poteva già capire dal riferimento a Pazuzu, il demone di L'Esorcista), di una installazione di un artista che ha fatto della provocazione e dello sberleffo la propria cifra stilistica.

Chi ha visto Animali Notturni avrà probabilmente notato il suo dissacrante San Sebastiano, un bue trafitto da dardi immerso in una vasca piena di formaldeide - gli animali imbalsamati e in formaldeide, come un celebre squalo, sono tra le sue opere più note, come il teschio e il pene d'oro tempestati di diamanti.

Stupire lo spettatore: ecco qual è l'obiettivo di Hirst, che crede non tanto nell'abilità manuale, quanto piuttosto nella promozione dell'artista in sé, chiamato ad essere una vera e propria popstar - sulla scia di quanto hanno fatto i colleghi Julian Schnabel e, in modo più radicale ed estremo, Marina Abramović.

Alla mostra Treasures From The Wreck Of The Unbelievable, comunque, ci ha lavorato una decina di anni e questo falso documentario (o mockumentary) sta a dimostrare l'ambizione e la cura con le quali è stato preparato il progetto.

Un progetto dove vero, falso, verosimile si mischiano, si confondono, in un gioco verticoso di rimandi, interpretazioni, burle nei confronti del mondo dell'arte e del modo di intenderla (si vedano le scritte "made in China" sul retro di alcune sue sculture), che a noi ricorda il divertito e divertente Exit Through The Gift Shop di Banksy.

Damien Hirst ci ha raccontato delle storie, certo, ma anche una storia di scoperte, avventure, miti, narrata in modo verosimile e convincente.

Lasciando però ben nascosta la sua firma che, chissà, forse è anche un'irriverente confessione: l'anagramma di "Cif Amotan II" (il liberto che, partendo da umili origini, è riuscito a diventare ricchissimo, proprio come Hirst) altro non è che "I am a fiction".


Etichette: , , , , , , , , , ,

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page