giovedì 14 marzo 2024

DUNE - PARTE 2, L'INFLUENCER DEL PIANETA DESERTICO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2024
165'
Regia: Denis Villeneuve
Interpreti: Timothée Chalamet, Zendaya, Austin Butler, Rebecca Ferguson, Javier Bardem, Josh Brolin, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Charlotte Rampling, Christopher Walken, Florence Pugh, Léa Seydoux, Anya Taylor-Joy.


A seguito delle vicende narrate nella prima parte, i sopravvissuti di Casa Atreides - Paul (Chalamet) e sua madre Jessica (Ferguson), con in grembo la secondogenita Alia (Taylor-Joy) - si sono uniti ai guerrieri Fremen guidati dal coraggioso Stilgar (Bardem).

Il giovane principe si lega alla fiera Chani (Zendaya) e preparara la propria vendetta contro i perfidi Harkonnen, il cui Barone (Skarsgård) ha indentificato come proprio erede il violento e disturbato Feyd-Rautha (Butler).
E qual è il ruolo dell'imperatore (Walken), di sua figlia Irulan (Pugh) e della strega Mohiam (Rampling) nella vicenda?


Per descrivere questa pellicola, c'è chi ha tirato in ballo L'Impero Colpisce Ancora, il primo seguito della saga di Star Wars, chi invece Le Due Torri, secondo capitolo della trilogia de Il Signore degli Anelli.
Paragoni azzardati?

Non del tutto, per diverse ragioni: Dune-Parte 2 è più ricco di azione rispetto al precedente, i protagonisti e le loro motivazioni sono sviluppati e approfonditi, nuovi personaggi vengono introdotti e, benché il grosso dell'intreccio narrativo venga risolto, rimane aperta - anzi, spalancata - la porta a una terza parte (con ogni probabilità basata sul secondo romanzo del romanziere-ideatore Frank Herbert).

L'ambizioso e visionario Denis Villeneuve rinuncia almeno in parte al lirismo contemplativo che appesantiva un po' la prima parte, accelerando il ritmo e indugendo maggiormente sui combattimenti, splendidamente coreografati.
Non che abbia trasformato l'opera in un blockbuster "picchiatutto": i momenti di riflessione non mancano e sono piuttosto profondi.

Tra le righe del racconto c'è una critica mica tanto velata al potere (religioso, politico, economico) e soprattuto un'analisi alquanto cruda del fanatismo.
Paul è un messia riluttante, un giovane uomo animato da buone intenzioni e sinceramente affezionato ai propri amici, il che però non gli impedisce di sfruttare la loro supersitizione a proprio vantaggio.

In questo personaggio complesso (bravo Chalamet nell'esprimerne l'ambiguità etica) non è difficile individuare uno specchio della nostra società, dominata da pletore di influencer, divi, uomini (o donne) "forti" al comando, tutte/i accompagnati da un'idolatria che finisce per fomentare ego ipertrofico e culto della personalità.

Entrano a far parte del cast, tra gli altri, gli emergenti Butler (vincitore di un Golden Globe l'anno scorso), Pugh (già vista in Black Widow e Oppenheimer) e Taylor-Joy (la ricordate in The Northman?), mentre tra i "confermati" stavolta hanno più spazio Bardem e Zendaya (la MJ degli ultimi Spider-Man è praticamente una co-protagonista).

Come sempre notevoli i contributi tecnici, specie scenografie, costumi e fotografia (la battaglia nell'arena in bianco e nero è visivamente suggestiva), ma le musiche di Hans Zimmer - che la volta scorsa si aggiudicarono addirittura un Oscar! - continuano a sembrarci fastidiosamente assordanti.

Accantonati i tempi laschi di Blade Runner 2049 (un'altra controversa pellicola del regista canadese) e del precedente Dune - Parte 1, Villeneuve ha trovato il passo giusto e firmato quello che facilmente può essere considerato il suo capolavoro.

I fan della serie letteraria di Herbert possono dormire sonni tranquilli: la loro opera preferita è in buone mani.


[PS: ai cinefili più attenti non sfuggirà un omaggio esplicito al mitico David Lynch, il primo ad adattare Dune per il grande schermo esattamente 40 anni fa (battendo sul tempo Alejandro Jodorowsky, se ricordate); vi invitiamo a scovarlo, suggerendovi di aguzzare la vista e sopratutto prestare... orecchio.]


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