lunedì 12 luglio 2021

BLACK WIDOW, LA FAMIGLIA DEL MULINO ROSSO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2021
134'
Regia: Cate Shortland
Con: Scarlett Johansson, Florence Pugh, David Harbour, Rachel Weisz, Ray Winstone, Olga Kurylenko, William Hurt, Julia Louis-Dreyfus, Jeremy Renner (voce originale).


Dopo gli eventi di Captain America: Civil War, Natasha (Johansson) - braccata dagli uomini del Segretario di Stato Ross (Hurt) - fugge in Europa.
A Budapest ha un incontro/scontro con Yelena (Pugh), una giovane guerriera che è per lei come una sorella minore.

Le due si alleano e vanno a cercare due vecchie conoscenze: Alexei (Harbour) e Melina (Weisz), che molti anni prima erano stati loro "genitori" durante una missione sotto copertura in Ohio per conto dell'Unione Sovietica.

L'obiettivo è individuare il rifugio dello spietato Dreykov (Winstone) e porre fine una volta per tutte al Progetto Vedove Nere, ma sulla loro strada trovano la misteriosa e innarrestabile Taskmaster (Kurylenko)...



Era ora.
Si era discusso di un film "solista" di Black Widow già dopo il primo The Avengers (2012), benché il personaggio avesse esordito nel MCU (Marvel Cinematic Universe) due anni prima, in Iron Man 2.

Nel frattempo sono uscite pellicole dedicate ad altri membri della squadra (oltre ad Iron Man, Capitan America e Thor), ma pure a personaggi "collaterali" come Spider-Man, Ant-Man, Dottor Strange, Black Panther, Capitan Marvel e i Guardiani della Galassia.
Oltre, ovviamente, ad altri tre capitoli targati Avengers.

Per tacere di serie e miniserie televisive quali Agents of SHIELD, WandaVision, Falcon & The Winter Soldier e Loki.
Insomma, tutti o quasi gli Eroi hanno avuto la possibilità di vedere approfondita la propria backstory.
Tranne lei, Natasha Romanoff.

Un tale lasso temporale rende tardivo e superfluo questo ennesimo spin-off, che tuttavia ha il merito di farci scoprire che cosa era accaduto al personaggio tra Civil War e Infinty War.

Per l'ottava volta nei panni (aderenti) della Vedova Nera, Scarlett Johannson trova il ruolo della vita - altro che Lost in Translation e Under the Skin! - e ritrova pure Florence Pugh, con la quale aveva rivaleggiato agli Oscar 2020: la prima era in concorso con Jojo Rabbit, la seconda con Piccole Donne (alla fine però vinse Laura Dern con Storia di un Matrimonio).

Nelle interviste, l'attrice newyorkese ha paragonato questo lungometraggio a Logan: un capitolo a sè stante, slegato dalla continuity del MCU.
Non è proprio così, ma si può considerare una buona approssimazione.



Inizialmente il film doveva essere sviluppato da Joss Wheadon, poi l'autore dei primi due Avengers è stato travolto dall'insuccesso di Justice League e da alcune brutte accuse di molestie.
Sulla scia del movimento femminista #MeToo è stato sostituito con una donna: la semi-sconosciuta Shortland, con un passato nel cinema d'essai.

Un curriculum tanto breve e inusuale - per un blockbuster "fumettoso", soprattutto - da far storcere il naso a molti fan.
Invece la regista australiana si rivela straordinariamente a proprio agio col soggetto, ancor più nelle scene d'azione: in particolare il coreografico catfight tra Nat e Yelena all'inizio e la fuga/battaglia volante alla fine (a proposito: quest'ultima sequenza è un omaggio esplicito a Point Break, capolavoro di un'altra famosa donna regista, Kathryn Bigelow).

Promosso anche il copione cui ha contribuito Ned Benson, director di The Disappearence of Eleonor Rigby, una delle pellicole più belle dello scorso decennio.
Un plauso pure a David Harbour (Stranger Things): il suo Guardiano Rosso - una sorta di Capitan America sovietico, tronfio e sovrappeso - è l'elemento comico del film.

Da non perdere come sempre la scena post-credits: funge da ponte tra Falcon and The Winter Soldier e la miniserie di Occhio di Falco prossima ventura (finalmente anche Clint avrà uno spazio tutto suo!).
A proposito: Jeremy Renner fa una mini-comparsata così mini che quasi non si potrebbe considerare tale, mentre non c'è alcuna traccia dello strombazzato cammeo di Robert Downey Jr. (prova che lo scoop di Deadline Hollywood era in realtà una cantonata galattica).

Black Widow è un lungometraggio inessenziale ma piacevole (meglio la seconda parte della prima), che dimostra una volta per tutte la capacità della Disney-Marvel di confezionare prodotti di serie A anche quando sono "minori" o marginali.

In questo campo, il colosso cinematografico non ha davvero eguali.



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