martedì 30 maggio 2017

CANNES 2017. EDIZIONE SALVATA DA DONNE, VERDETTI E SERIE TV

Dall'alto: Ruben Östlund, regista di The Square, con la Palma d'Oro; Jessica Chastain consegna a Joaquin Phoenix il premio per il migliore attore; Diane Kruger migliore attrice; Nicole Kidman, in collegamento video, ringrazia per il riconoscimento speciale assegnatole dalla Giuria.  


Questa settantesima edizione del Festival di Cannes doveva essere una celebrazione del cinema d'autore in grande stile.

Diciamocela tutta: ad emergere sono state le singole personalità - Nicole Kidman, Sofia Coppola, Joaquin Phoenix, Diane Kruger - più che le opere in sé (nessun capolavoro pervenuto), e tra queste quelle che hanno maggiormente impressionato sono due serie Tv firmate da due maestri del calibro di David Lynch e Jane Campion: rispettivamente Twin Peaks e Top of the Lake: China Girl.

Questo è stato anche il Festival della polemica con Netflix: la web-Tv ha presentato in concorso due film - Okja di Bong Joon-ho (già autore dell'acclamato Snowpiercer) e The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach (co-sceneggiatore di Wes Anderson) - ma si è rifiutata di proiettarli nelle sale cinematografiche francesi in concomitanza con la kermesse, suscitando il disappunto dell'organizzazione, che ad un certo punto ha minacciato persino l'esclusione dal cartellone, e del presidente della giuria Pedro Almodóvar, che infatti l'ha esclusa dal palmarès.

La manifestazione rivierasca non è uscita molto bene dalla querelle: oltre alla figuraccia (le obiezioni sono state troppo tardive, praticamente a ridosso dell'apertura), molti hanno avuto l'impressione che, impuntandosi in questo modo, Thierry Frémaux & C. non stiano cogliendo i segni di un profondo cambiamento nel modo di fare, produrre e distribuire film, che potrebbe portare in un futuro prossimo, e in modo più diffuso, a confini sempre più labili tra Internet, Tv e cinema.
A Venezia se n'erano accorti già nel 2015: una produzione Netflix (Beasts of No Nation) era entrata nella selezione ufficiale, e senza tutte queste polemiche.

A risentire della situazione è stata comunque la seconda pellicola, un commedia graffiante con un trio di attori - Dustin Hoffman, Adam Sandler e Ben Stiller - in gran forma.

A proposito, è stata proprio una commedia satirica a vincere il premio più ambito.






Finalmente un film che fa ridere e dileggia il mondo dell'arte contemporanea sbanca Cannes, tempio di un cinema d'autore spesso percepito come arty, ossia pretenzioso, pseudo-artistico, sterilmente provocatorio e palloso: premiare proprio The Square dello svedese Ruben Östlund è stata la "vendetta" o lo sberleffo estremo di una giuria costretta a vedere pellicole da temi sì seri ed impegnati, ma anche alquanto pesanti?
È stato un tentativo di sdrammatizzare?

Restiamo col dubbio, ma comunque non abbiamo nulla da ridire sulla decisione - il regista si era già fatto notare precedentemente con l'apprezzato Forza Maggiore (Force Majeure), presentato a Cannes 2014 nella sezione Un Certain Regard - né sugli altri premi assegnati.

Ci sorprende un po' il riconoscimento per la migliore regia a Sofia Coppola, riuscita dove il padre Francis Ford non è arrivato (egli però ha vinto la Palma d'Oro nel 1979 con Apocalypse Now), ma il talento dietro alla macchina da presa di questa figlia d'arte c'è e il suo L'Inganno (The Beguiled) - storia di un gruppo di donne che, durante la Guerra di Secessione, accudiscono un soldato ferito - nonostante le perplessità della vigilia è uno dei titoli che maggiormente ha convinto, e ha buone possibilità di fare bene anche al botteghino.

Forse si tratta di una scelta "politica" - nel mondo del cinema già da qualche mese ci si lamenta (giustamente) del fatto che sono pochissime le donne alle quali viene concesso di dirigere film - nella quale, secondo noi, c'è lo zampino della giurata Jessica Chastain; ma siamo contenti lo stesso.
Speriamo che sia di incoraggiamento ad altre ragazze che vogliono intraprendere questa carriera.

Gloria anche per un'altra regista, la britannica Lynne Ramsay, che si porta a casa il premio per la migliore sceneggiatura - sebbene ex aequo con il duo Yorgos Lanthimos ed Efthymis Filippou del violento e straniante The Killing of a Sacred Deer, una vera e propria tragedia greca ambientata ai giorni nostri - per You Were Never Really Here, che è valso il premio per la migliore interpretazione maschile all'intenso protagonista Joaquin Phoenix, nel ruolo di un veterano che si pone come missione quella di salvare le ragazzine dal racket della prostituzione minorile.

Al fratello di River Phoenix manca ormai soltanto l'Oscar - è stato candidato tre volte: nel 2001 per Il Gladiatore, nel 2006 per Walk The Line-Quando L'Amore Brucia l'Anima (nei panni del cantautore Johnny Cash) e nel 2013 per The Master, che l'anno prima gli valse la Coppa Volpi a Venezia.

Prima affermazione importante, invece, per la vincitrice del premio per la migliore attrice: la bellissima tedesca Diane Kruger - già membro di giuria a Cannes 2012 (presidente Nanni Moretti) e Venezia 2015 - è stata molto apprezzata per la sua parte nella pellicola In The Fade del turco-germanico Fatih Akin, nella quale è una donna in cerca di giustizia e vendetta contro chi le ha ucciso marito e figlio in un attentato di matrice neonazi.






I premi di consolazione sono andati al francese 120 Battements par Minute di Robin Campillo (Gran Premio Speciale della Giuria, praticamente una medaglia d'argento), su un gruppo di attivisti francesi anti AIDS nei primi anni Novanta, e al russo Loveless, storia di un bambino che scompare e dei suoi genitori che si stanno per separare e non gli vogliono bene (Premio della Giuria, ma solo perché non esiste un Premio Erode...).
Tra le pellicole più accreditate alla vittoria finale, Happy End di Michael Haneke è rimasto invece a bocca asciutta (sfuma, al momento, la terza Palma d'Oro al regista austriaco).

Zero tituli anche per Good Time dei fratelli Safdie - che ha sorpreso per la prova attoriale di un insolito Robert Pattinson - e per Wonderstruck di Todd Haynes - basato sul romanzo illustrato La Stanza delle Meraviglie dello scrittore e illustratore Brian Selznick (lo stesso di La Straordinaria Invenzione di Hugo Cabret, adattato da Martin Scorsese in un film vincitore di 5 Premi Oscar nel 2012), storia di due bambini che, in epoche diverse, sono alla ricerca di persone per loro importanti.
Non è improbabile che in futuro queste due pellicole riescano ad ottenere soddisfazione.

E Nicole Kidman?
Avevamo parlato di lei come della protagonista assoluta di questa edizione della kermesse (vedi qui), con ben tre film in programma e una serie Tv (vedi anche qui).
Ebbene, anche la giuria ha voluto renderle onore, con un premio speciale apposta per lei.

Bisogna dirlo: spesso non siamo d'accordo con le decisioni dei giurati nelle rassegne cinematografiche, troppo cerchiobottiste, politiche e/o faziose (ricordate Cannes 2015?).

Ma questa volta non possiamo proprio lamentarci: va bene così.




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