CANNES 2017. SETTANTA MI DÀ TANTO...
Il poster del 70° Festival di Cannes ritrae una giovane Claudia Cardinale.
Il Festival di Cannes è giunto alla settantesima edizione.
Un bel traguardo per questa rassegna e un'altra bella occasione per i suoi organizzatori.
Gilles Jacob e Thierry Frémaux - rispettivamente presidente e direttore artistico - quest'anno hanno puntato su una miscela apparentemente equilibrata di opere d'autore e pellicole che strizzano l'occhio al grande pubblico.
Ma soprattutto hanno scelto di dare ampio spazio all'altra metà del cielo.
Tantissime le donne, tutte bellissime e/o bravissime: da Monica Bellucci madrina del festival a Nicole Kidman con ben 4 interpretazioni differenti (3 film + 1 serie tv), passando per Jessica Chastain nella Giuria principale - capitanata da Pedro Almodóvar e composta, tra gli altri, anche da Will Smith e dal regista di La Grande Bellezza, Paolo Sorrentino - e Uma Thurman "presidenta" di quella della sezione Un Certain Regard.
Non è neppure un caso che nella locandina dell'evento campeggi una foto giovanile della nostra Claudia Cardinale.
Scorrendo l'elenco delle pellicole in programma, si nota purtroppo anche la totale assenza di italiani nella selezione ufficiale, benché qualcuno sia riuscito a spuntare in quelle "secondarie".
Beh, almeno c'è un'italo-americana: Sofia Coppola, figlia del famoso Francis Ford (ricordate Twixt?) che sulla Croisette aveva già portato The Bling Ring nel 2013.
Stavolta ha adattato The Beguiled, romanzo già portato sul grande schermo da Don Siegel nel 1971 con protagonista Clint Eastwood (La Notte Brava del Soldato Jonathan): riuscirà a uscire dalla crisi professionale degli ultimi anni?
Ritroviamo anche l'austriaco barbuto Michael Haneke: insieme al greco Yorgos Lanthimos (candidato quest'anno agli Oscar per la sceneggiatura di The Lobster, stavolta presenta The Killing of a Sacred Deer, che ripropone la coppia di The Beguiled: Colin Farrell e Nicole Kidman) e all'americano Todd Haynes (Wonderstruck, con Julianne Moore e Michelle Williams; sulla Croisette c'era già stato nel 2015 con Carol) è il favorito per la Palma d'Oro.
Non c'è da stupirsi: Haneke è un beniamino del Festival e ha già vinto 2 volte (l'ultima nel 2012 con Amour).
Meno quotati ma potenzialmente competitivi ci sono anche Michel Hazanavicius e Noah Baumbach.
Il cineasta Premio Oscar nel 2012 per The Artist presenta Le Redoutable (su Jean-Luc Godard), con la moglie/musa Bérénice Bejo; Baumbach è più famoso come co-sceneggiatore di Wes Anderson (sì, quello di Moonrise Kingdom e Grand Budapest Hotel) che come regista, ma il suo The Meyerowitz Stories è trainato da un cast da paura: Adam Sandler, Emma Thompson, Ben Stiller, Dustin Hoffman...
Quest'ultimo e Okja, pellicola diretta dal regista coreano di Snowpiercer, sono insolitamente targati Netflix - che comunque già a Venezia 2015 aveva piazzato in cartellone Beasts of No Nation.
La famosa rete televisiva li presenta dopo i dissidi avuti alla vigilia con gli organizzatori, che vorrebbero che fossero trasmessi anche nelle sale cinematografiche francesi (Netflix non ne ha intenzione).
E proprio la presenza di serie Tv è la grande novità di quest'anno.
In un'era in cui il confine tra grande e piccolo schermo è venuto a mancare, troviamo in cartellone anche opere d'autore come Top of The Lake, a firma della pluripremiata regista Jane Campion (un'altra donna...).
Ma il vero colpaccio di Frémaux è stato assicurarsi la proiezione delle prime due puntate di Twin Peaks, il serial di culto tornato dopo oltre 25 anni per mano di quel geniaccio di David Lynch, che avevamo lasciato alle prese coi suoi estemporanei cortometraggi.
Ma sono molte le cose interessanti che fanno capolino dal programma generale: molto atteso è ad esempio Wind River di Taylor Sheridan, già sceneggiatore di Sicario di Denis Villeneuve (recentemente nominato agli Academy Award per la regia di Arrival) e di Hell or High Water, candidato quest'anno a ben 5 Oscar (miglior film, Jeff Bridges attore non protagonista, sceneggiatura originale per lo stesso Sheridan, montaggio).
Occhio anche ai documentari, categoria sottovalutata: c'è quello di esordio di Vanessa Redgrave sui migranti e quello del più che novantenne Claude Lanzmann, già protagonista di un cortometraggio documentario candidato agli Oscar 2016.
Soprattutto troviamo An Inconvenient Sequel, atteso seguito del bellissimo e spaventoso Una Scomoda Verità, ancora con l'ex vicepresidente USA Al Gore sugli scudi.
I più raffinati potrebbero invece appassionarsi a Carne y Arena, progetto in realtà virtuale del bi-oscarizzato Alejandro G. Iñárritu (nel 2015 per Birdman e nel 2016 per The Revenant), assieme al fido direttore della fotografia Emmanuel Lubezki, che di statuette ne ha vinte 3 di fila (nel 2014, nel 2015 e nel 2016).
Infine, siete fumettari indefessi? Allora How To Talk to Girls at Parties - con Nicole Kidman e Elle Fanning (entrambe già nel film della Coppola) - potrebbe fare per voi: è tratto da una graphic novel di Neil Gaiman, il quotatissimo creatore di Sandman.
Belle donne, Nicole Kidman ubiqua, serie tv che conquistano la stessa dignità delle opere cinematografiche, pellicole intriganti o addirittura innovative...
Ci sono tutte le carte in regola per un Festival di Cannes davvero memorabile.
Etichette: Bellucci, CANNES 2017, Cardinale, Chastain, Grand Budapest Hotel, Haneke, Hazanavicius, Kidman, Lynch, Moonrise Kingdom, Sofia Coppola, The Artist, Thurman, Twin Peaks, Twixt, Una Scomoda Verità
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