giovedì 20 giugno 2019

QUILIANO 2019. BORIS-IL FILM, UN PESCE DI NOME CASTA

(Il cast del film. Ninni Bruschetta è il secondo da sinistra. Clicca sull'immagine per vedere il trailer). 

Italia, 2011
108'
Regia: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
Interpreti: Francesco Pannofino, Ninni Bruschetta, Antonio Catania, Carolina Crescentini, Caterina Guzzanti, Pietro Sermonti, Giorgio Tirabassi, Alessandro Tiberi, Valerio Aprea, Massimo De Lorenzo, Andrea Sartoretti, Paolo Calabresi, Carlo Luca De Ruggieri, Alberto Di Stasio, Roberta Fiorentini, Massimiliano Bruno, Karin Proia, Eugenia Costantini, Rosanna Gentili, Claudio Gioè, Frankie hi-nrg mc, Massimo Popolizio, Nicola Piovani.


René Ferretti (Pannofino), regista insoddisfatto di fiction scadenti, ha l'occasione di una vita: dirigere la versione cinematografica del libro di inchiesta "La Casta" di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.

Riesce ad ottenere finanziamenti e il lavoro di professionisti "seri", scartando così (non a malincuore) i suoi storici e scalcinati collaboratori.

Ma il mondo del cinema guarda con sospetto chi ha un passato nazionalpopolare e così le cose non si mettono troppo bene per il cineasta, che dovrà adattarsi a continui ridimensionamenti delle sue ambizioni autorali.






Eh, già: il film che Ninni Bruschetta si è portato dietro e che ha fatto proiettare al posto di I Cinghiali di Portici di Diego Olivares (vedi post precedente) è un'opera che riassume perfettamente quanto da lui affermato in tema di produzione e distribuzione cinematografica.

Boris-Il Film è la versione filmica della serie televisiva cult andata in onda per tre stagioni dal 2007 al 2011 e che racconta il dietro le quinte del set di una tipica fiction all'italiana - una presa per i fondelli continua dei luoghi comuni e della scarsissima qualità dei contributi tecnici e recitativi del genere, massacrato sotto i colpi di un'ironia sferzante e arguta.

Sull'onda del catartico successo (era ora che qualcuno demolisse questo modo di fare televisione!), nel 2011 Rai Cinema (in collaborazione con Fox, Sky Cinema, Wildside e Technicolor SA) ha deciso di produrne una versione per il grande schermo, questa volta incentrata proprio sulla realizzazione di un film impegnato.

Per strizzare l'occhio ai fan si sono presi in blocco gli stessi registi, sceneggiatori e praticamente quasi tutto il cast, ma nello stesso tempo si è cercato di rendere la storia comprensibile anche a chi non è pratico del mondo di Boris.

Il risultato è stato un mezzo flop al botteghino.

Immeritato, perché la pellicola coglie nel segno.

Non si è persa, infatti, la vena satirica e caustica originale e gli aspetti grotteschi sono solo adattati al nuovo contesto.

Gli affezionati possono ritrovare i propri beniamini e il tono dissacrante e beffardo che ha sempre caratterizzato la serie; ma anche i neofiti possono godersi uno spettacolo divertente - sebbene ai più potrebbero sfuggire riferimenti, situazioni, citazioni, particolari noti soprattutto a chi è più avvezzo.

Volutamente iperbolico ed esagerato, Boris-Il Film regala momenti di trash sublime: l'opera di denuncia che diventa un cinepanettone volgarissimo, Natale Con La Casta, la caricatura (tutt'altro che allusiva) di Margherita Buy (ottima Rosanna Gentili), le facce di Pannofino, le interpretazioni di Carolina Crescentini, Pietro Sermonti, Ninni Bruschetta (avrebbero potuto utilizzarlo di più: il suo Duccio Patanè, direttore della fotografia cocainomane, è un personaggio geniale) valgono da soli il prezzo del biglietto.

Certo, fa effetto la presenza della Rai tra i produttori: la società di servizio pubblico radiotelevisivo è chiaramente il bersaglio principale degli autori.
Se ne saranno accorti dalle parti di Viale Mazzini?

A prescindere dalla risposta, il film offre tra le righe uno spaccato duro e disincantato della stessa Italia, un Paese dove la corruzione dilaga, le raccomandazioni valgono più del talento, la mediocrità e il livellamento verso il basso sono preferiti alla qualità, chi lavora come precario è sfruttato e mal pagato, le idee sono soffocate dal conformismo, i furbi riescono a sfangarla (al contrario degli idealisti), il cinismo e l'opportunismo rappresentano la norma, le ambizioni vengono frustrate, la rassegnazione è spesso l'unico modo per sopravvivere.

Tale denuncia è resa ancora più forte dal tono burlesco della storia: si ride, sì, ma il retrogusto è amaro.

Chissà cosa ne penserà Boris, testimone muto di tutta la vicenda...
Alle volte essere un pesce rosso in una boccia è più comodo.




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