venerdì 15 novembre 2019

GLI INEDITI: WOMAN WALKS AHEAD, QUANDO HOLLYWOOD FA L'INDIANA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2017
101'
Regia: Susanna White
Interpreti: Jessica Chastain, Michael Greyeyes, Sam Rockwell, Ciarán Hinds, Chaske Spencer, Bill Camp, Michael Nouri.


Catherine Weldon (Chastain), intraprendente pittrice di successo rimasta vedova, decide di andare nel territorio dei Dakota per cercare di convincere il celebre capo indiano Toro Seduto (Greyeyes) a farsi fare un ritratto.

I due instaureranno un rapporto di fiducia e rispetto e si sosterranno a vicenda in decisioni che cambieranno le loro vite.






Presentato in anteprima mondiale nel 2017 al Toronto International Film Festival, Woman Walks Ahead, pur avendo ottenuto buone recensioni, ha dovuto aspettare quasi un anno prima di uscire nei cinema americani - e per di più in un numero limitato di sale.

In Italia, invece, la pellicola non ha trovato distribuzione ed ad oggi risulta ancora inedita.
Peccato, anche perché presenta diversi spunti interessanti.

Innanzitutto, fa conoscere - sebbene con qualche libertà e in modo un po' romanzato - un personaggio storico poco conosciuto ma per nulla ordinario come Caroline Weldon (perché nel film è diventata Catherine?), pittrice e poi confidente, segretaria e avvocata del leggendario capo indiano Toro Seduto, nonché attivista per i diritti dei nativi americani.

Ad incarnarla, una delle migliori attrici in circolazione, attivista a sua volta, e pupilla del nostro blog: Jessica Chastain.

La straordinaria interprete di tanti bei film - tra questi, vale la pena citare Wilde Salomé, The Tree of Life, Coriolanus, Texas Killing Fields, Zero Dark Thirty (per la quale ricevette una nomination agli Oscar come migliore attrice protagonista), The Disappearance of Eleanor Rigby, Interstellar, A Most Violent Year, Sopravvissuto-The Martian - anche in questo caso dimostra la sua bravura e il suo magnetismo.

In realtà proprio le prove attoriali sono il punto di forza del film.

Accanto alla Chastain troviamo infatti Sam Rockwell, che nel 2018 ha vinto un meritatissimo premio Oscar come migliore attore non protagonista.
Certo, il suo personaggio qui non è complesso e sfaccettatto come quello di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, però riesce comunque a lasciare il segno.

Una rivelazione è invece Michael Greyeyes, ottimo nel rappresentare la fisicità, la dignità, l'umanità e il carisma di Toro Seduto.
Speriamo di vederlo ancora in altri film, magari in ruoli non da indiano.

Il problema degli interpreti nativi americani è quello di non trovare molte parti al di fuori di caratterizzazioni "etniche"; e in un periodo nel quale si chiede a gran voce di dare rappresentanza a Hollywood anche alle cosiddette minoranze, questa ghettizzazione non ha più senso.

Ben venga, quindi, l'Oscar alla carriera, annunciato quest'anno, per Wes Studi - in compagnia di David Lynch e della nostra Lina Wertmüller, nonché di Geena Davis (sebbene quest'ultimo riconoscimento sia per l'impegno umanitario) -, interprete di Balla coi Lupi, L'Ultimo dei Mohicani, Heat-La Sfida, Geronimo, Street Fighter, The New World, Avatar, e sono incoraggianti le carriere "oltre lo stereotipo" di Graham Greene (Balla coi Lupi, Cuore di Tuono, Maverick, Die Hard, Il Miglio Verde, The Twilight Saga: New Moon), Gil Birmingham ( Hell or High Water) e anche dell'effimero teen idol Taylor Lautner (uno dei protagonisti principali della saga Twilight).

Ma non basta e molto deve essere ancora fatto - anche in relazione alla rappresentanza femminile (avete mai sentito parlare di attrici di origine indiana d'America? No? Praticamente neppure noi).

Perché esistano ancora riserve nei confronti degli attori nativi americani nell'ormai variegato mondo del cinema è un mistero ancora da risolvere.




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