mercoledì 28 agosto 2019

VENEZIA 2019. QUANDO IL JOKER SI FA DURO...

La locandina della 76a edizione della Mostra del Cinema di Venezia. 


Il ghigno del Joker incombe su Venezia.

Tra le tante interessanti proposte del ricco cartellone della Mostra del Cinema 2019, quella che spicca maggiormente è proprio quella che narra le vicissitudini del principale antagonista di Batman.

La DC Comics, dopo gli altalenanti esiti dell'Extended Universe - dal punto di vista degli incassi: bene L'Uomo d'Acciaio, Wonder Woman e Aquaman, così così Batman v Superman, Justice League e Shazam!, male Suicide Squad; dal punto di vista della critica: bene solo la pellicola dedicata alla supereroina - cerca un approccio diverso, provando a coniugare cinema d'autore e cinema d'intrattenimento.

Lo fa affidando la regia a Todd Phillipps (quello di Una Notte Da Leoni!) e il ruolo da protagonista al sempre apprezzato Joaquin Phoenix (che proprio a Venezia, nel 2012, aveva ottenuto la prestigiosa Coppa Volpi ex aequo con Philip Seymour Hoffman per The Master di Paul Thomas Anderson).

Dalle prime immagini del trailer, il risultato sembra promettere molto bene.
Vedremo se Phoenix saprà reggere il confronto con Jack Nicholson e Heath Ledger e se Joker avrà meritato di stare nel tabellone principale.
Di sicuro, se ne discuterà molto anche dopo la première lagunare.






Visto che, come tradizione degli ultimi anni, Venezia porta bene a chi ha ambizioni da Oscar (rimanendo solo all'anno scorso, basti pensare a Roma di Alfonso Cuarón, vincitore del Leone d'Oro, A Star Is Born di Bradley Cooper, La Ballata di Buster Scruggs dei fratelli Coen, First Man di Damien Chazelle, La Favorita di Yorgos Lanthimos), questa volta quali saranno gli altri film dei quali sentiremo parlare anche nei prossimi mesi?

Siamo nel campo delle supposizioni e dei pronostici, ma possiamo affermare che alcune opere attirano l'attenzione più di altre.

Tra queste ci sono le nuove opere di Roman Polański (J'Accuse), Steven Soderbergh (The Laundromat), James Gray (Ad Astra).

La prima tratta l'affaire Dreyfus, il caso giudiziario scoppiato alla fine del XIX secolo che mise allo scoperto un diffuso sentimento antisemita nella società francese e che ispirò un celebre articolo giornalistico dello scrittore Émile Zola.
Il cineasta franco-polacco è una figura piuttosto controversa, ma quando è ispirato lascia sempre il segno.
Speriamo che questo sia il caso.

La seconda racconta lo scandalo dei Panama Papers, cioè quei documenti confidenziali che, una volta hackerati, scoperchiarono un caso di maxi evasione fiscale da parte di facoltosi personaggi pubblici.
Il cast è stellare: Meryl Streep, Gary Oldman, Antonio Banderas, Sharon Stone...; Soderbergh ha una fama tale da potersi permettere qualsiasi progetto personale.

La terza è un film di fantascienza che ha come protagonista Brad Pitt.
Gray non è molto prolifico, ma i suoi lavori sono sempre notevoli: troppo sottovalutato in passato, speriamo che stavolta gli arrida il successo sia di critica che di pubblico.






Tra i più cinefili, c'è molta attesa per La Verité (film d'apertura della Mostra) di Hirokazu Kore'eda - già vincitore della Palma d'Oro a Cannes 2018 con Un Affare di Famiglia -, Ema dell'acclamato cineasta cileno Pablo Larraín, Marriage Story di Noah Baumbach (attenzione: Netflix potrebbe puntarci forte, in ottica Oscar...), About Endlessness dello svedese Roy Andersson (già Leone d'Oro a Venezia 2014), Waiting for the Barbarians del colombiano Ciro Guerra, Wasp Network di Olivier Assayas.

Non ci meraviglierebbe molto trovare questi titoli nel palmarès finale.

Per quel che riguarda gli italiani, ci incuriosisce la trasposizione napoletana del romanzo di Jack London Martin Eden da parte di Pietro Marcello, mentre Mario Martone attualizza Il Sindaco del Rione Sanità di Eduardo De Filippo e Franco Maresco porta al Lido un documentario sulla mafia.

A proposito di documentari: ce ne sono parecchi in programma.
Quelli fuori concorso sono tutti stuzzicanti, ma occhio a quello di e su Roger Waters, a quelli dei maestri Andrea Segre, Serghei Loznitsa e Alex Gibney, a quello dell'attore Tim Robbins.

Sempre fuori concorso, da notare la presenza di registi del calibro di Gabriele Salvatores, Francesca Archibugi e Costa-Gavras.
I titoli più attesi, però, sono la produzione Netflix The King (con Timothée Chalamet) e Seberg (con Kristen Stewart), mentre la chiusura sarà affidata a The Burnt Orange Heresy di Giuseppe Capotondi (con Mick Jagger).

Nelle sezioni cosiddette collaterali, sta già facendo molto discutere la proiezione di un documentario sulla fashion blogger e influencer Chiara Ferragni, mentre è molta la curiosità intorno all'anteprima delle serie Tv The New Pope di Paolo Sorrentino e ZeroZeroZero (dall'omonimo libro-inchiesta di Roberto Saviano).
Susciterà molte polemiche la presenza di Nate Parker, che presenterà il suo drammatico American Skin assieme a Spike Lee: il giovane cineasta afro-americano ha alle spalle un'accusa mai del tutto chiarita di violenza sessuale; vedremo se l'appoggio del blasonato collega servirà a focalizzare l'attenzione più sul film che sulla sua vita privata.

Come dimenticare, poi, le sezioni dedicate alla realtà virtuale?
Una vera chicca all'interno del programma della Mostra.

Insomma, ce n'è anche quest'anno per tutti i gusti, e la selezione operata dal direttore Alberto Barbera e dal suo staff si è dimostrata ancora una volta eccellente.

Vedremo se pure i membri dell'Academy Award la penseranno così, nei prossimi mesi.




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