mercoledì 14 giugno 2017

WONDER WOMAN, L'EROINA CHE CERCAVAMO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2017
141'
Regia: Patty Jenkins
Interpreti: Gal Gadot, Chris Pine, Robin Wright, Danny Huston, David Thewlis, Connie Nielsen, Elena Anaya, Saïd Taghmaoui, Lucy Davis, Zack Snyder.


In un'isola felice vivono le Amazzoni, donne guerriere create da Zeus e guidate dalla regina Ippolita (Nielsen).

Costei ha una figlia, Diana (Gadot), indocile e coraggiosa, allenata nel combattimento fin dalla tenera età dalla zia Antiope (Wright), comandante dell'esercito.

Il mondo idilliaco nel quale vive la ragazza è sconvolto un giorno dall'ammaraggio del capitano Steve Travor (Pine), che sta combattendo la Prima Guerra Mondiale come spia al servizio degli Stati Uniti, in fuga dopo aver trafugato i piani di una nuova e terribile arma chimica progettata da una scienziata chiamata Dottor Poison (Anaya) per conto dello spietato Generale Ludendorff (Huston).

Toccata dalla carneficina in corso, Diana, convinta che dietro a tutta questa violenza ci sia lo zampino nientemeno che di Ares, dio della guerra, decide di partire per il fronte con l'obiettivo di fermarlo.

Qui nascerà la leggenda di Wonder Woman.






Ci sono voluti ben 75 anni per vedere la supereroina più famosa del mondo - creata da William Moulton Marston nel 1941 per la DC Comics - sul grande schermo, e uno in più per una pellicola imperniata su di lei.
Per di più diretta da una donna!

L'arrivo nelle sale di Wonder Woman non poteva avvenire in un momento più propizio: il mondo di Hollywood, superate le polemiche sugli "Oscar so white", sta affrontando da mesi la questione delle donne nell'industria cinematografica.

E ci si è accorti che esse:
- come attrici sono pagate meno dei colleghi maschi;
- non hanno quasi mai ruoli da protagonista e, anzi, il più delle volte sono costrette in compiti di spalla;
- non hanno molte possibilità di dirigere film (figuriamoci un kolossal!).

Pochissime, infatti, le registe che riescono ad emergere; ancora meno quelle che ricevono riconoscimenti internazionali - Kathryn Bigelow è l'unica ad aver mai vinto un Oscar per la regia (nel 2010, per The Hurt Locker), Sofia Coppola (lo abbiamo visto recentemente) è solamente la seconda donna ad essersi aggiudicata il premio per la migliore regia al Festival di Cannes, dove la sola ad aver vinto la Palma d'Oro è Jane Campion (nel 1993, per Lezioni di Piano), mentre a Venezia il Leone d'Oro l'hanno vinto quattro signore e il premio per la regia solo una.

Non parliamo poi dei film bellici e d'azione: l'autrice di Point Break è un caso isolato, ma rare sono anche le attrici in ruoli pivotali: tra queste, la Jessica Chastain di Zero Dark Thirty (ancora firmato Bigelow) e la Charlize Theron di Mad Max: Fury Road.

Quando venne annunciato che Warner Bros. e Dc Entertainment avrebbero affidato un progetto a budget elevato riguardante la supereroina per eccellenza ad una donna - e per di più una con un'esperienza abbastanza limitata alle spalle (qualche puntata di serie Tv; un solo lungometraggio, il pur apprezzato Monster che valse proprio alla Theron l'Oscar per la migliore attrice nel 2004) - la curiosità salì alle stelle.
Wow: così tante novità in un colpo solo!

Sulle spalle di Patty Jenkins, però, non c'era solo il peso di rappresentare il proprio genere, ma anche quello di risollevare le sorti del franchise DC Comics dopo il mezzo - immeritato, secondo noi - flop di Batman v Superman: Dawn of Justice (storico esordio di Wonder Woman) e il passo falso di Suicide Squad.

Azzardo riuscito?
Possiamo dire di sì: gli incassi sono al momento molto buoni e la critica, soprattutto quella d'Oltreoceano, questa volta non ha storto il naso.

Noi possiamo aggiungere che, nonostante scene iperboliche e piuttosto inverosimili e una trama un po' sconclusionata, il prodotto finale in effetti è godibile: suggestiva l'ambientazione durante la Grande Guerra, ottimo ritmo, ironia e momenti di alleggerimento ben calibrati e inseriti nella vicenda (corretta finalmente la grave carenza dei predecessori nei confronti dei rivali della Marvel), effetti speciali non approssimativi, una regia sicura e attenta ai dettagli.

Continuiamo a tenere d'occhio la Jenkins: lei e Jennifer Kent (l'autrice di Babadook) potrebbero essere l'avanguardia di una generazione di cineaste non intrappolate nella gabbia del cinema d'autore e capaci di dirigere un'opera mainstream.

E poi c'è Gal Gadot, che nell'immaginario collettivo ha ormai preso il posto di Lynda Carter, protagonista della popolare serie Tv anni Settanta.

Alcuni Paesi a maggioranza musulmana hanno boicottato il film solo perché l'attrice è israeliana.
Peggio per loro: l'ex soldatessa e modella ha fatto valere i suoi trascorsi, dando al personaggio bellezza, eleganza, grazia e, senza perdere femminilità, anche forza e determinazione.

E ha rovesciato il cliché secondo il quale è la donzella in pericolo ad essere immancabilmente salvata dall'eroe di turno: questa volta l'"uomo forte" è una donna, mentre la parte della "fanciulla" tocca al personaggio di Chris Pine (ben lontano dalla sua ruvida interpretazione in Hell or High Water).

Finalmente: a fianco di tanti giustizieri maschi e forti ora si inserisce anche una donna energica, carismatica, sveglia e ironica, in grado di dare filo da torcere a qualsiasi uomo prepotente e arrogante.

Un modello (ideale, ovviamente) per ogni ragazza, ma non solo.

Il mondo dei supereroi cinematografici aveva bisogno di una grossa novità.
Il mondo dei supereroi cinematografici aveva bisogno di Wonder Woman.

E ora che c'è, prepariamoci a sentir parlare sempre di più di girl power.




Etichette: , , , , , , , , , , , , , ,

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page