lunedì 14 dicembre 2020

I DOC: MARADONA DI KUSTURICA, VITA SREGOLATA DI UN CAMPIONE IN SALSA BALKAN ROCK

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



Spagna/Francia, 2008
90'
Regia: Emir Kusturica
Con: Diego Armando Maradona, Emir Kusturica, Fidel Castro, Hugo Chávez, Evo Morales, Manu Chao.


Il 25 Novembre 2020 è morto per un arresto cardiaco Diego Armando Maradona, all'età di 60 anni (compiuti neanche un mese prima).

Quello che è considerato - probabilmente non a torto - il più talentuoso calciatore di tutti i tempi ha vissuto una vita piuttosto tumultuosa e disordinata: la povertà in gioventù, il riscatto grazie al calcio, i trionfi sportivi (un Mondiale conquistato con la sua Argentina nel 1986, due scudeti con il Napoli, tra gli altri), l'acclamazione mondiale, una vita privata costantemente sotto i riflettori, gli eccessi in campo e fuori, la caduta per colpa di droga e doping, la morte prematura.

Pochi personaggi sportivi sono stati tanto controversi da dividere in due parti contrapposte chi ne ammirava le gesta sportive e soprassedeva sui suoi vizi privati e chi vedeva in lui uno bravo con la palla ma un pessimo esempio da seguire.


Maradona ha ispirato film, libri, documentari.

Tra questi ultimi, il più recente è di Anif Kapadia, è stato presentato fuori concorso a Cannes 2019, e si sofferma soprattutto sugli anni passati dal Pibe de Oro all'ombra del Vesuvio.

Noi di CINEMA A BOMBA! ve ne presentiamo uno non recentissimo né aggiornatissimo (risale al 2008), ma che raffigura il campione in modo insolito: come un personaggio da film.

E non film qualsiasi, ma film à la Kusturica.

Chi ha visto Underground (vincitore della Palma d'Oro a Cannes nel 1995), Gatto Nero Gatto Bianco (1998) o il più recente On The Milky Road (con Monica Bellucci, presentato a Venezia 2016) sa di cosa stiamo parlando: storie surreali, spesso grottesche e satiriche, caratterizzate da un turbinio caotico al ritmo di musica punk rock balcanica (lo stesso regista fa parte di una band nota in patria).

In questo documentario si sente spesso la celebre God Save The Queen dei Sex Pistols, e l'intento è piuttosto provocatorio - vedere nell'indimenticabile vittoria della nazionale argentina ai Mondiali del 1986 sull'Inghilterra (quella, per intenderci del "goal del secolo" e della scorretta ma iconica "Mano de Dios", la rete segnata con la mano dal fuoriclasse) il riscatto di una Nazione povera che era stata sconfitta solo pochi anni prima - questa volta militarmente, nella Guerra delle Falklands/Malvinas - da una potenza coloniale e capitalista.

È un'opera più ideologica che sportiva, quindi, quella del cineasta serbo: partendo dalla famosa partita, Kusturica fa parlare Maradona soprattutto di politica - sottolineando i suoi rapporti con leader latino-americani controversi come Fidel Castro, Hugo Chávez, Evo Morales - e vita privata - povertà, famiglia, droga.

Ma è soprattutto un'opera di Kusturica tout court, molto personale: è il regista che vuole incontrare il suo idolo sportivo; è il regista che "dirige", che decide il taglio da dare e i temi da trattare; è il regista che vede delle affinità con i personaggi dei suoi film (si vedono qua e là scene tratte da sue pellicole precedenti, come se il Pibe de Oro fosse parte del suo immaginario e del suo vissuto cinematografico).

Maradona ne esce fuori come un campione dello sport, il simbolo della rivincita di un'intera Nazione, un paladino dell'anticapitalismo, una persona travolta da una vita di fama e successo, un uomo trascinato nel caos e in balia degli eventi, un anticonformista contraddittorio e confuso.

Intorno a lui, un circo fatto di devoti al suo culto (letteralmente!), tifosi, curiosi, giornalisti, paparazzi, consiglieri, guardie del corpo, criminali, approfittatori...

Sì: Maradona è stato proprio un personaggio degno di un film di Kusturica.


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