sabato 13 febbraio 2021

GLI INEDITI: FREDDY GOT FINGERED, IL NEO-SURREALISMO DI TOM GREEN

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2001
87'
Regia: Tom Green
Con: Tom Green, Rip Torn, Drew Barrymore, Marisa Coughlan, Anthony Michael Hall, Shaquille O'Neal.


L'aspirante fumettista Gord (Green) ha un sogno: trasformare la propria creazione in una serie televisiva animata.
Purtroppo ha pure un rapporto a dir poco conflittuale col padre (Torn), che lo considera un bamboccione fallito.

Dopo essersi fidanzato con una bella infermiera invalida (Coughlan), il giovane arriva ad accusare falsamente il genitore di abusi nei confronti del fratello minore (da cui il titolo del film).

Dopo uno spostamento - e un rapimento - in Pakistan, i due congiunti si riconcilieranno?
E Gord riuscirà a coronare la propria ambizione professionale?



Questo film non raschia il fondo del barile. Questo film non è al fondo del barile. Questo film non è sotto il fondo del barile. Questo film non merita nemmeno di essere menzionato insieme ai barili.

Questa famosa recensione del compianto Roger Ebert - il decano dei critici cinematografici americani - riassume il giudizio complessivo della stampa specializzata su questo film, annoverato quasi unanimamente come uno dei peggiori di tutti i tempi.

Eppure, in occasione del ventennale della sua realizzazione, ci sentiamo di rivalutarlo e spezzare una lancia in favore del suo autore, il comico canadese Tom Green (alcuni lo ricorderanno in Road Trip).

E se si fosse trattato di un grosso equivoco?
Se in realtà avessimo di fronte un esempio incompreso di neo-surrealismo, degno di Buñuel o Godard?

Generalmente considerata una pellicola demenziale, Freddy Got Fingered è in realtà una black comedy non convenzionale, una provocazione dadista, una performance art concettuale che potrebbe piacere a gente come Marina Abramović.
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Certo, è disordinata e spesso di cattivo gusto.
Però alcune gag - quella del ristorante, quella dell'uomo "al contrario" e quella ricorrente del bambino che si fa accidentalmente male - fanno genuinamente ridere col loro nonsense.

Tra le sequenze più famose - anzi, famigerate - ricordiamo anche:
- quella di Tom Green che suona (male) una pianola in una stanza piena di salsicce appese al soffitto, legate alle sue dita tramite dello spago;
- quella, pittosto splatter, in cui sempre Green aiuta una donna a partorire, recide il cordone ombelicale coi denti e fa roteare il neonato sopra la propria testa prima di ridarlo amorevolmente alla madre.

Nel cast fanno macchia Drew Barrymore, ai tempi moglie del regista (pochi anni dopo l'avremmo vista - anzi, sentita - in Curioso come George), e il protagonsita stesso, cui andrebbe riconosciuto almeno il coraggio di "giocarsi" in prima persona (appare in quasi tutte le scene senza controfigura, comprese quelle sullo skateboard).

A proposito di questo bizzarro comedian barbuto, c'è un episodio su cui vale la pena soffermarsi.
Non molto dopo l'uscita nelle sale e il massacro da parte della critica, il film venne pluripremiato - si fa per dire - coi Lamponi d'Oro, detti anche Razzie (delle specie di Oscar al contario, assegnati alle pellicole più brutte dell'anno).

Tom - evento più unico che raro - si presentò alla cerimonia per ritirarli, salvo poi prendersi gioco dell'uditorio ("Non credo di meritare questo premio più di voi!") e lanciarsi in un interminabile assolo di armonica, prima di essere portato giù dal palco con la forza.

Un cineasta con così poco tatto e così tanta sfacciataggine potrebbe essere destinato a fare qualcosa di grande, un giorno.


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