domenica 15 marzo 2015

BOYHOOD, UN FILM LUNGO UNA VITA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2014
165'
Regia: Richard Linklater
Interpreti: Ellar Coltrane, Ethan Hawke, Patricia Arquette, Lorelei Linklater, Jenni Tooley, Charlie Sexton.


E' stato il vincitore degli ultimi Golden Globe (miglior film drammatico, regia e attrice non protagonista) e al contempo il grande sconfitto agli Academy Awards (solo 1 Oscar su 6 nomination).
Segno che Richard Linklater rimane un autore apprezzato soprattutto all'estero, troppo lontano dai canoni commerciali per fare breccia ad Hollywood.

Amico fraterno di Quentin Tarantino e fonte d'ispirazione per Kevin Smith, il regista-sceneggiatore texano è in effetti influenzato da uno stile più europeo che americano: gli interessa soprattutto filmare lo scorrere del tempo, la crescita, la maturazione, lo sviluppo dei suoi personaggi e delle loro storie.

Si prenda ad esempio la sua Before Trilogy (Before Sunrise, 1995; Before Sunset, 2004; Before Midnight, 2013), con protagonisti Ethan Hawke - attore feticcio e grande amico del regista - e la francese Julie Delpy, dove si vedono gli attori invecchiare come i propri alter ego dello schermo e il rapporto della coppia evolversi col passare del tempo.

Con Boyhood, Linklater ha tentato un'impresa ancora più ambiziosa: cercare di catturare lo scorrere del tempo e mostrare il passaggio dall'infanzia all'adolescenza all'età adulta di un personaggio che cresce fisicamente e caratterialmente.
E questo senza la rapida e facile scorciatoia di dover utilizzare interpreti diversi - uno per il bambino, uno per l'adolescente, uno per il giovane uomo.

Coraggiosa l'idea del regista, allora, di utilizzare lo stesso attore - ripreso in un arco di tempo piuttosto lungo - e di documentarne i cambiamenti via via che passa il tempo.
E lo stesso fa con gli altri personaggi, che invecchiano a mano a mano che il film procede.

Una bella sfida, vinta grazie all'idea di realizzare la pellicola cucendo insieme cortometraggi di 14 minuti circa ciascuno, girati con gli stessi attori nell'arco di una dozzina d'anni.
Il sapiente e indispensabile lavoro di legarli tra loro per dare al tutto un flusso fluido e coerente è stato affidato alla montatrice Sandra Adair: un Oscar sarebbe stato un riconoscimento più che legittimo (la statuetta relativa a quest categoria è invece andata a Whiplash).

Ecco quindi che vediamo dipanarsi 12 anni nella vita di Mason (Ellar Coltrane): prima bambino, poi adolescente, poi giovane uomo.
Il rapporto con i genitori, separati: lei (Patricia Arquette, indimenticata nel tarantiniano Una Vita al Massimo e qui meritatamente oscarizzata come miglior attrice non protagonista), madre sempre preoccupata di far quadrare i conti e incapace di scegliersi gli uomini giusti; lui (Ethan Hawke), velleitario e bambinone, padre poco presente ma amorevole e pieno di buoni consigli.
Una sorella, Samantha (la figlia del regista Lorelei Linklater), dapprima bambina petulante, poi via via più complice col fratello.

E poi i continui trasferimenti di casa, le amicizie, la scuola, la scoperta dell'altro sesso, le delusioni, le piccole trasgressioni, i primi lavoretti.

Tutto qui: 12 anni di vita normale di un una persona normale che fa cose normali.
Niente colpi di scena, niente effetti speciali, niente storie d'amore tumultuose.
E niente flashback: l'intreccio si svolge in ordine cronologico, con naturale continuità.

Una piccola e intima storia quindi, nata dalla costanza e dalla pazienza di tutti coloro che sono stati coinvolti nella realizzazione del film.
Ne è valsa la pena: al di là dell'acclamazione unanime della critica e dei tanti riconoscimenti ottenuti, Boyhood riesce ad emozionare e a creare un'empatia tra i protagonisti e lo spettatore.
E questo nonostante la pellicola sia lunga - 2 ore e 45 minuti.

Di certo, per il giovane Ellar Coltrane rappresenta un'esperienza che forse non gli aprirà le porte del divismo, ma rimarrà unica e indimenticabile.
Perché, si sa, la vita non è un film.
Ma a volte un film può essere lungo una vita.

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