domenica 4 ottobre 2015

AMERICANA. CASINO', COME PERDERE (E PERDERSI) A LAS VEGAS

Robert De Niro in una scena del film.
(Clicca sull'immagine per vedere il trailer). 

USA, 1995
176'
Regia: Martin Scorsese
Interpreti: Robert De Niro, Sharon Stone, Joe Pesci, James Woods, Frank Vincent


Dopo San Francisco (vedi La Donna Che Visse Due Volte) Fede si sta facendo un bel giro tra parchi nazionali: Yosemite (protagonista del documentario Valley Uprising che abbiamo recensito da poco), Sequoia, Bryce Canyon, Monument Valley, Grand Canyon.

Nel bel mezzo del suo vagare si troverà anche in una città che poco ha a che fare con le bellezze naturali: Las Vegas, ambientazione di tanti film (un esempio, il divertente Una Notte da Leoni) e serie televisive di successo

La capitale del gioco d'azzardo è un luogo dove tutto è esagerato - luci artificiali, paillettes, pacchianeria, soldi che girano e soprattutto escono dai portafogli, - un luogo dove tutto quello che luccica non è oro.

Insomma, lo scenario ideale per Martin Scorsese per terminare la sua trilogia dedicata alla mafia, iniziata con Mean Street, continuata con Quei Bravi Ragazzi e finita appunto con Casinò.

Sam "Asso" Rothstein (De Niro, in una delle sue ultime grandi interpretazioni) è un uomo quadrato, metodico, preciso, un ex allibratore talmente in gamba da essere chiamato da una famiglia mafiosa a dirigere il Tangiers, un casinò sulla Strip (una delle strade più famose e frequentate di Las Vegas).

La situazione finirà fuori controllo quando egli si innamorerà di Ginger (Stone) - bellissima ma sballata truffatrice - e, nello stesso tempo, verrà affiancato dal violento e imprevedibile picchiatore Nick Santoro (Pesci).

Casinò, fin dalla sua uscita, fu paragonato a Quei Bravi Ragazzi (uscito nel 1990) per diversi motivi: stesso regista, stessi attori maschili protagonisti (Joe Pesci, qui, sembra ripetere il personaggio che gli è valso l'Oscar), stessa descrizione della violenza fisica e verbale, stessa montatrice (Thelma Schoonmaker, Leone d'Oro alla carriera a Venezia 2014), stesso autore di soggetto e sceneggiatura (Nicholas Pileggi)...

Ciò gli ha giovato in termini d'incasso - è stato un buon successo di pubblico e critica - ma nel lungo periodo la somiglianza tra le due pellicole lo ha penalizzato in fatto di popolarità: oggi è (ingiustamente) considerato quasi un film minore del regista italo-americano.

Un vero peccato: la vicenda (tratta da una storia vera) è avvincente, la descrizione del mondo dell'azzardo in grande stile è meticolosa e interessante, gli attori sono molto bravi (Sharon Stone si guadagnò persino una nomination agli Oscar come migliore attrice non protagonista), parecchie sono le sequenze virtuosistiche del buon Martin.

Che va oltre da dimensione "mafiosa", mostrando la realtà diabolica di un Paese dei Balocchi per adulti che attrae con le sue mille luci, i suoi spettacoli, il suo kitsch esagerato, le sue storie, le sue promesse, le sue tentazioni: un luogo di peccato seducente dov'è facile perdersi; il regno di Mammona, del dio denaro, in terra.

Un realizzarsi di un American Dream sbagliato: quello dei soldi facili (come sono simili i personaggi di Ginger e del Jordan Belfort di The Wolf Of Wall Street!), dove l'avidità conta più dell'umanità.

Non possono esserci - e infatti non ci sono - vincitori nel Casinò di Scorsese; solo vinti.
Come al tavolo da gioco.

[Occhio, Fede...]

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