VENEZIA 2015. LA FINE DEI FESTIVAL?
(Il direttore della Mostra Alberto Barbera)
E se la 72a Mostra del Cinema di Venezia segnasse la fine dei festival cinematografici?
Prendiamo un anno topico per le kermesse di questo tipo: il 2011 (anno di nascita del nostro blog, non a caso).
A Cannes vengono presentati - e premiati - film che entrano di diritto nella Storia: da The Tree of Life di Terrence Malick con Jessica Chastain al francese The Artist col simpatico Jean Dujardin (poi plurioscarizzato l'anno successivo), passando per il discusso Drive del danese Nicolas Winding Refn.
Pochi mesi dopo, a Venezia, siamo stati testimoni diretti di una sfilata notevole di pellicole di alto livello: il bellissimo Le Idi di Marzo di George Clooney, l'ancora inedito Wilde Salomé di Al Pacino con - ancora lei! - Jessica Chastain, il disturbante Killer Joe del Maestro William Friedkin con un Matthew McConaughey pre-Oscar e pre-Interstellar, il cartone cecoslovacco Alois Nebel (che in una memorabile proiezione notturna fece appisolare James Franco nella fila davanti alla nostra), il poliziesco d'autore Texas Killing Fields...
E dopo?
Negli anni successivi la qualità delle proposte cinematografiche è calata progressivamente e in modo inesorabile.
Se prima mettevamo in discussione più che altro le scelte delle varie giurie, ora guardiamo con preoccupazione alla media delle pellicole in rassegna.
Già in un vecchio post di qualche anno fa avevamo provato a profetizzare un adeguamento dei festival alle esigenze del grande pubblico, piuttosto che a quelle della critica, sempre più minoritaria e autoreferenziale.
Previsione - ci duole ammetterlo - completamente errata.
È vero che i direttori artistici lavorano col materiale che hanno: annate di film generalmente mediocri producono inevitabilmente mostre mediocri.
Tuttavia, è davvero possibile che i film selezionati siano davvero il meglio che ci sia in circolazione?
Che senso può avere continuare a segnalare e onorare pellicole che quasi nessuno poi conoscerà e andrà a vedere?
Diciamoci la verità: tali rassegne non fanno più da volano alle piccole e medie produzioni - chi paga il biglietto nelle sale difficilmente sceglie un film che ha vinto la Palma d'Oro o il Leone d'Oro - e neppure le grandi case di produzione ormai sono interessate a presentare le proprie anteprime - quelle che davvero suscitano interesse e hanno appeal - in un contesto in cui vengono fatte sentire fuori posto.
La scorsa edizione di Cannes e questa di Venezia sembrano suggerire che mai come ora si è fatto ampio il divario fra spettatori comuni e intellettuali.
E se questa fosse la fine dei festival?
Né il Lido né la Croisette lo meriterebbero.
Rilanciamo quindi l'appello a Thierry Frémaux e Alberto Barbera: prima che sia troppo tardi, cercate di essere più coraggiosi e modernizzate le vostre kermesse, ad esempio coinvolgendo - anche nelle giurie - i giovani e il pubblico che va a vedere prodotti mainstream e diffidando da chi si sbrodola all'idea della proiezione di una pellicola di un qualche Paese asiatico che persino Google Maps avrebbe difficoltà a trovare, magari diretta da un regista sconosciuto anche in patria e recitata da attori non professionisti.
Va bene, non vi chiediamo di far concorrere solo i reboot dei remake degli spin-off di qualche saga di origine fumettistica, ma almeno di alternare potenziali blockbuster e film hollywoodiani a cinema "d'autore".
La formula del 2011 andava bene.
Ma l'ideale sarebbe tornare allo spirito degli anni Ottanta, quando Carlo Lizzani (non propriamente un regista per tutti) come direttore di una Mostra che sembrava avviluppata in una crisi senza sbocchi aveva avuto l'ardire di proporre opere veramente popolari quali L'Impero colpisce ancora, I Cancelli del Cielo, I Predatori dell'Arca Perduta, E.T. l'Extra-Terrestre, Poltergeist-Demoniache Presenze... accanto a prodotti d'essai e aveva risollevato le sorti della rassegna senza farle perdere autorevolezza.
Insomma, ci piacerebbe esclamare, parlando agli amici: "Wow! Ma hai visto cosa danno a Cannes/Venezia quest'anno? Non possiamo mancare!"
Non deludeteci: il futuro è nelle vostre mani.
(Giusto per non caricarvi di responsabilità.)
Etichette: Alois Nebel, Chastain, Drive, Friedkin, Interstellar, KIller Joe, Le Idi di Marzo, Texas Killing Fields, The Artist, The Tree of Life, Venezia 2011, Venezia 2015, Wilde Salome
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page