mercoledì 15 luglio 2015

BABADOOK, MOSTRO NERO DISAGIO VERO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Australia, 2014
89'
Regia: Jennifer Kent
Interpreti: Essie Davis, Noah Wieseman, Daniel Henshall, Hayley McElhinney, Barbara West, Benjamin Winspear.


I've never seen a more terrifying movie than The Babadook. It will scare the hell out of you as it did me.
[Non ho mai visto un film più terrificante di The Babadook. Vi spaventerà a morte come ha fatto con me - William Friedkin]

Che cosa ha spinto il Maestro - uno che se ne intende, avendo diretto cult quali L'Esorcista, Il Salario della Paura e Bug - ad una dichiarazione così entusiastica?
La stessa ragione che ha portato una diva del calibro di Jessica Chastain a scrivere sui social network:
This film owned me. I highly recommend every brilliant, terrifying second. ‪‎Jennifer Kent‬ and ‪Essie Davis‬ are on my list of dream collaborators. [Questo film si è impossessato di me. Ne consiglio caldamente ogni geniale e terrificante secondo. Jennifer Kent e Essie Davis sono nella mia lista dei collaboratori ideali.]
E' una piacevole sorpresa, questo prodotto a basso costo (finanziato in gran parte grazie al crowd-funding tramite la piattaforma Kickstarter), opera prima - se si escludono alcuni corti precedenti, tra i quali Monster del 2005, al quale questo film si ispira - di una regista australiana, la succitata Jennifer Kent.

Passato al Sundance Film Festival del 2014, dopo un successo di passaparola, recensioni lusinghiere, plausi importanti (ricordiamo anche quello di Stephen King), Babadook è uscito finalmente anche in Italia.

Ma veniamo alla trama: dopo sei anni, la povera Amelia non riesce ancora a riprendersi dalla morte dell'amato marito - deceduto in un incidente stradale mentre l'accompagnava in ospedale per partorire - e ha difficoltà a gestire il figlio, che ha seri problemi comportamentali.

Una sera, per farlo addormentare, gli legge un libro pop-up trovato misteriosamente in casa che parla di un mostro spaventoso e minaccioso, Mister Babadook (lo avete notato? L'anagramma di "Babadook" è "a bad book"...).
Da quel momento le vite della madre e del bambino non saranno più le stesse.

Attenzione: non si tratta del solito horror pieno di effettacci, colpi di scena che vi fanno balzare dalla sedia, sangue, morti, immagini crude.

È vero, il mostro c'è.
E sembra uscito da un vecchio film in bianco e nero: infatti ha una faccia che sembra quella di Conrad Veidt in L'Uomo Che Ride di Paul Leni del 1928 e un corpo simile a quello allampanato di Max Schreck nel Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau del 1922 (già preso a modello da Tim Burton in Batman-Il Ritorno).
Insomma, un uomo nero insidioso che vive e si muove nell'oscurità, un babau che nessun bambino vorrebbe trovare sotto il letto o dentro ad un armadio.

Ed è vero: la tensione è resa (benissimo) in modo classico da un montaggio e da inquadrature che costruiscono un senso di attesa, da contrasti luce/ombra molto suggestivi che ricordano quelli utilizzati dai maestri dell'espressionismo tedesco (citati in più occasioni), da scricchiolii e rumori inquietanti.

Ma l'aver immesso questi elementi nel contesto di una vicenda già di per sé drammatica è ciò che distingue questa dalle altre pellicole di genere.
Una vicenda trattata con tatto e sensibilità, non in modo superficiale, che parla di abbandono, solitudine, rapporti tra una madre esaurita ed il figlio problematico, difficile elaborazione di un lutto terribile e sempre vivo, emarginazione, disagio.
E probabilmente non è un caso che regista e protagonista siano due donne.

Il risultato è quello di suscitare un senso di inquietudine profonda nello spettatore, grazie alle atmosfere e al coinvolgimento emotivo della storia, accentuato da sequenze oniriche e orrorifiche (come quella dello zapping in Tv, dove tra l'altro appaiono sequenze di I Tre Volti della Paura di Mario Bava) e da primi piani dell'espressiva e bravissima attrice teatrale Essie Davis.

Insomma, Jennifer Kent ha fatto un'opera notevole e originale, spiazzante perfino nell'insolito finale.
Speriamo che il suo talento e la sua immaginazione non vadano dispersi in futuro.

Nel frattempo, merita di godersi i complimenti.

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