martedì 13 ottobre 2015

AMERICANA. COLAZIONE DA TIFFANY, TERAPIA CHIC

Audrey Hepburn, nel suo famoso tubino nero, guarda la vetrina di Tiffany sulla 5th Avenue.
(Clicca sull'immagine per vedere il trailer). 

USA, 1961
115'
Regia: Blake Edwards
Interpreti: Audrey Hepburn, George Peppard, Mickey Rooney, Patricia Neal, Buddy Ebsen, Martin Balsam, José Luis de Vilallonga


Holly Golightly (Hepburn) è quella che oggi si definirebbe una socialite (una frequentatrice assidua dell'alta società che passa gran parte della sua giornata in eventi mondani) e vivacchia facendosi pagare come accompagnatrice.
È naïf e sbadata, elegante ma vacua - ha una passione per la lussuosa gioielleria Tiffany, anche se i gioielli che vede esposti sono troppo cari per le sue tasche e lei si accontenta di guardarli dalle vetrine.

Holly è inafferrabile, un vero spirito libero che nessuno riesce a legare a sé.

Di lei si invaghisce Paul Varjak (Peppard; sì, proprio il futuro John "Hannibal" Smith dell'A-Team!), giovane scrittorucolo squattrinato amante di una matura signora e suo vicino di casa.

I due si somigliano: entrambi sono dei mantenuti senza troppe remore morali; entrambi in fondo non si trovano a proprio agio nell'ambiente che frequentano; entrambi fuggono e cercano qualcosa - anche se non sanno bene cosa.

E però lo trovano: l'amore.

Dopo San Francisco ( La Donna Che Visse Due Volte), lo Yosemite Park ( Valley Uprising), il Sequoia National Park, Las Vegas ( Casinò), Bryce Canyon, Monument Valley ( Ombre Rosse), Grand Canyon (il cortometraggio omonimo), la New York di Ghostbusters e Manhattan, il nostro Speciale Americana volge al termine.

Ed essendo un viaggio nei luoghi che Fede ha visitato non potevamo non finire proprio nella Grande Mela, ultima tappa prima del ritorno a casa, con uno dei film più celebri ambientati nella metropoli della East Coast: Colazione da Tiffany.

I costumi di Edith Head (una leggenda a Hollywood: 8 Oscar vinti in carriera! Nessuna donna è riuscita finora a fare meglio) e soprattutto gli abiti indossati da Audrey Hepburn e creati da Givenchy (il tubino nero della prima scena è considerato uno degli indumenti più celebri e copiati nella storia dell'abbigliamento e del costume del secolo scorso).

La sceneggiatura di George Axelrod, che ha edulcorato parecchio l'omonimo romanzo di Truman Capote - più esplicito e politicamente scorretto - per rendere la storia più adatta all'attrice.

La colonna sonora di Henry Mancini e la struggente canzone Moon River (dello stesso compositore e di Johnnny Mercer), premiate entrambe con l'Oscar.

La sicura regia di Blake Edwards (è l'autore anche di altre commedie sofisticate come La Pantera Rosa, Hollywood Party e Victor Victoria), capace in questa pellicola di rendere romantico ogni angolo di New York - persino un vicolo anonimo pieno di spazzatura, sfondo del bacio tra i due protagonisti nella scena finale.

Molti sono i punti di forza di questa commedia.

Ma se questa continua ad essere considerata un vero cult a quasi 55 anni dalla sua uscita è soprattutto grazie ad Audrey Hepburn, sua protagonista indiscussa.

Il suo espressivo sguardo da cerbiatta esprime innocenza, ma anche furbizia, malizia, intraprendenza e candida sfrontatezza.

La sua esile figura si muove con leggiadria e classe sia in abito da sera con cappello a tesa media rigida bombata verso l'interno e giro di perle al collo che in accappatoio con turbante in testa, sia in occhiali da sole con grosse lenti rotonde che in impermeabile sotto una pioggia battente, sia sorseggiando un drink che fumando una sigaretta da un lunghissimo bocchino.

Insomma, una ragazza acqua-e-sapone che sa trasformarsi in una donna sofisticata e molto chic con naturalezza e semplicità.

La Hepburn era già una diva quando fu scritturata - il grande successo di Vacanze Romane è del 1953, Sabrina è del 1954, Guerra e Pace del 1956 - ma fu proprio con Colazione da Tiffany che ottenne la sua consacrazione definitiva a icona di stile e buon gusto.

Con grande soddisfazione della celebre oreficeria sulla 5th Avenue, da allora divenuta il sogno proibito delle turiste di tutto il mondo - d'altra parte la stessa protagonista vi si reca per tirarsi su di morale.

E con grande soddisfazione dei newyorkesi, che hanno visto diventare la loro città uno dei simboli mondiali della moda, nonché del romanticismo.

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