domenica 11 ottobre 2015

AMERICANA. MANHATTAN, RAPSODIA IN BIANCO E NERO

Diane Keaton e Woody Allen di fronte al Queensboro Bridge.
(Clicca sull'immagine per vedere il trailer). 

USA, 1979
96'
Regia: Woody Allen
Interpreti: Woody Allen, Diane Keaton, Meryl Streep, Mariel Hemingway, Michael Murphy, Wallace Shawn


Capitolo primo. "Adorava New York. La idolatrava smisuratamente..." No, è meglio: "la mitizzava smisuratamente", ecco. "Per lui, in qualunque stagione, questa era ancora una città che esisteva in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin..."
No, fammi cominciare da capo...

Capitolo primo. "Era troppo romantico riguardo a Manhattan, come lo era riguardo a tutto il resto: trovava vigore nel febbrile andirivieni della folla e del traffico. Per lui New York significava belle donne, tipi in gamba che apparivano rotti a qualsiasi navigazione..." Eh no, stantio, roba stantia, di gusto... Insomma, dai, impegnati un po' di più... Da capo.

Capitolo primo. "Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea: la stessa carenza di integrità individuale che porta tanta gente a cercare facili strade stava rapidamente trasformando la città dei suoi sogni in una..." Non sarà troppo predicatorio? Insomma, guardiamoci in faccia: io questo libro lo devo vendere.

Capitolo primo. "Adorava New York, anche se per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea. Com'era difficile esistere, in una società desensibilizzata dalla droga, dalla musica a tutto volume, televisione, crimine, immondizia..." Troppo arrabbiato. Non devo essere arrabbiato.

Capitolo primo. "Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre..."

No, aspetta, ci sono: "New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata..."



L'incipit fa da voce fuori campo alle immagini di alcuni dei luoghi più suggestivi della metropoli, accompagnate dalle note della celebre Rhapsody In Blue di George Gershwin, ed è una delle dichiarazioni di amore cinematografiche più appassionate nei confronti di un agglomerato urbano.

A firmarla un nativo e abitante della Grande Mela, Woody Allen, che alla sua città ha dedicato molti film: e il prolifico autore - vincitore di 4 Oscar (l'ultimo è del 2012, per la sceneggiatura di Midnight in Paris) - dopo la trasferta francese di Magic in the Moonlight vi ambienterà anche il suo prossimo lavoro, la cui uscita è prevista nel 2016.

Come dargli torto...
San Francisco è intrigante, Las Vegas è abbagliante, ma New York - Ghostbusters e Birdman tra gli altri insegnano - possiede un fascino unico, come ha sperimentato Fede (che la sta vivendo in questi giorni): la notte illuminata da milioni di luci, le forme eclettiche dei grattacieli, la monumentalità dei ponti, la natura del Central Park, i locali per tutti i gusti, una scena culturale ricca e variegata, i luoghi resi familiari da oltre un secolo di cinema, la vitalità e vivacità degli abitanti.. tutto contribuisce a creare la magia.

E Allen, in questa pellicola, ne esalta ancora di più le bellezze, grazie alla fotografia in bianco e nero curata da Gordon Willis che le conferisce un'atmosfera romantica, ma anche malinconica.

In linea con la trama del film, una storia di amori incasinati che vede come protagonista Isaac (Allen), autore televisivo divorziante dalla sua seconda moglie (Streep, al suo terzo lungometraggio ma già talentuosa) che sta frequentando una ragazza molto più giovane di lui (Hemingway) ma che si innamora di Mary (Keaton), che a sua volta ha una relazione con il migliore amico di Isaac (Murphy), che però è sposato.

Manhattan è un film di Woody Allen al 100%: chi non ama i lavori del regista non lo valuterà positivamente.
Ma chi li apprezza, come noi di CINEMA A BOMBA!, non potrà che trovarne una piacevole summa di tutta la sua carriera.

Aspettatevi quindi bellissime immagini, una regia pimpante e attenta ai particolari, una descrizione della borghesia bianca (ebraica, soprattutto) medio-alta degna di un entomologo, attori bravissimi (da notare la presenza del commediografo Wallace Shawn), musica jazz e swing in abbondanza.

E una sceneggiatura come al solito ironica (e auto-ironica), ricca di riferimenti a psicoanalisi, psicologia, sesso, religione, di dialoghi brillanti, ma anche di battute folgoranti come:

Sei così bella che stento a tenere gli occhi sul tassametro;
Sono interessanti i tuoi amici, un cast ideale per un film di Fellini;
Non dovresti consigliarti con me quando si tratta di donne. Sono il vincitore del premio Sigmund Freud;
Non fissarmi così con quei grandi occhi! Gesù, sembri uno di quei bambini scalzi della Bolivia in cerca di adozione!

Manhattan e uno script brillante: da Woody Allen non ci aspettavamo di meno.

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