venerdì 14 gennaio 2022

GOLDEN GLOBE 2022. UN'EDIZIONE IN CLANDESTINITÀ

La sobria (leggasi: tristissima) cerimonia di proclamazione dei Golden Globe. 


Si è svolta molto in sordina la 79a edizione dei Golden Globe.

Gli scandali - in passato voti poco trasparenti (ecco spiegati molti premi senza senso!), di fatto nessuna rappresentatività delle minoranze nelle giurie, con le conseguenti accuse di razzismo - , l'assenza di diretta Tv (la NBC si è sfilata) e di streaming in tempo reale, il fuggi fuggi dei divi che hanno preso le distanze dall'organizzazione, la mancanza di pubblico per le restrizioni dovute all'emergenza epidemiologica ne hanno minato la visibilità e la credibilità.

Risultato? Non se li è filati praticamente nessuno.

Fino a qualche anno fa, almeno, erano considerati come una sorta di anteprima degli Oscar; ma già da un po' di anni non è che offrissero un'idea tanto precisa circa l'esito degli Acdemy Award e quindi l'interesse nel pubblico è andato vieppiù scemando.

Scorrendo l'elenco dei vincitori di quest'anno viene quindi da chiedersi: si verificherà anche quest'anno un "effetto Nomadland"?

The Power of the Dog-Il Potere del Cane - considerato da alcuni il nuovo Brokeback Mountain - partirà forse da favorito dopo essersi aggiudicato domenica 3 riconoscimenti "pesanti" (miglior film drammatico, miglior regia e miglior attore non protagonista): se il verdetto venisse confermato dall'Academy, Jane Campion diventerebbe la seconda donna consecutiva ad aggiudicarsi la statuetta, dopo Chloé Zhao lo scorso anno, e solo la terza nella storia.

Ma se la cineasta cinese di Eternals non aveva praticamente avuto concorrenti, la sua collega neozelandese dovrà vedersela con un signore di nome Steven Spielberg.

L'autore de Lo Squalo, Indiana Jones e Ready Player One è immarcescibile: il suo rifacimento di West Side Story sarà pure un fiasco al botteghino, ma la critica sta gridando al capolavoro, al punto che molti lo reputano persino superiore all'originale.

Con 3 Globi in dote (miglior film commedia/musicale e migliori attrici), è il secondo favorito nella corsa agli Oscar.

Occorre tuttavia non dare per spacciato il quasi autobiografico in bianco e nero Belfast di Kenneth Branagh, mentre l'ambizioso remake di Dune è uscito ridimensionato nelle proprie aspettative (premio solo per la colonna sonora di Hans Zimmer).



In ottica Oscar, le sfide tra gli attori hanno presentato spunti molto interessanti.

L'irriconoscibile Nicole Kidman di Being the Ricardos e Will Smith sono in rampa di lancio, avendo sbaragliato una concorrenza di ottimo livello.

La diva di Lion (per il quale si guadagnò quella che finora è la sua ultima nomination) si è imposta nella categoria dei film drammatici su quella che da molti è considerata la sua erede, Jessica Chastain, su Olivia Colman (la ricordate in The Favourite?), su Kristen Stewart e sulla favorita della vigilia, l'oscarizzata Lady Gaga.

Il Principe di Bel Air è invece salito al trono diventando Re Richard (ossia il padre delle sorelle Williams, campionesse di tennis) dopo essersela vista con Mahershala Ali e Javier Bardem, ma soprattutto con Denzel Washington e Benedict Cumberbatch.

Chissà tuttavia se il suo futuro, principale rivale arriverà dalla categoria commedie/musical...

Qui si è imposto il già Spider-Man Andrew Garfield (che ha battuto, tra gli altri, nientemeno che Leonardo DiCaprio), suscitando un tripudio nei social.

A proposito di supereroi, la Marvel è tornata a casa a bocca asciutta: detto di Cumberbatch (noto ai più come Doctor Strange), nessun globo è andato alla bellissima miniserie post-Endgame WandaVision.

Dal canto suo, il già Batman Michael Keaton si è aggiudicato il premio come miglior attore in una miniserie/film per la Tv.
Per lui è il secondo riconoscimento in questa kermesse, dopo il trionfo di Birdman qualche anno or sono.

Casa Disney può consolarsi con il premio per il miglior cartone animato: Encanto ha vinto il derby con il "ligure" Luca (un vero peccato per il bel cartoon di Enrico Casarosa).

L'Italia esce delusa anche per la mancata vittoria di Paolo Sorrentino con il suo struggente E' stata la mano di Dio.
La nuova opera dell'autore de La Grande Bellezza ha ceduto il premio per il miglior film straniero al giapponese Drive My Car.

I Golden Globe, quest'anno, hanno provato a presentarsi con una ventata di freschezza: Ariana DeBose (classe 1991), Kodi Smit-McPhee (classe 1996) e soprattutto Rachel Zegler (millennial classe 2001!) hanno vinto rispettivamente come migliore attrice non protagonista, miglior attore non protagonista e migliore attrice di commedie/musical, imponendosi su colleghi molto più noti e affermati (alcuni nomi: Kirsten Dunst; Ben Affleck, Jamie Dornan; Emma Stone, Jennifer Lawrence, Marion Cotillard).

Ecco: far dimenticare gli scandali, puntare sui giovani (senza tralasciare i divi di grande richiamo), proporre delle novità.
Se i Golden Globe vogliono sopravvivere, è meglio che cambino un po' di cose.

Vedremo se basterà.



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