VENEZIA 2023. LA MOSTRA COGLIE LANTHIMOS
Dall'alto: Yorgos Lanthimos ritira il Leone d'Oro; Matteo Garrone premiato come miglior regista; Cailee Spaeny con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile; Peter Sarsgaard con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.
Leone d'oro al miglior film: Povere creature! (Poor Things), regia di Yorgos Lanthimos
Leone d'argento - Gran Premio della giuria: Aku wa sonzai shinai-Il male non esiste, regia di Ryūsuke Hamaguchi
Leone d'argento - Premio speciale per la regia: Matteo Garrone per Io capitano
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: Peter Sarsgaard per Memory
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Cailee Spaeny per Priscilla
Premio Osella per la migliore sceneggiatura: Guillermo Calderón e Pablo Larraín per El Conde
Premio speciale della giuria: Zielona granica, regia di Agnieszka Holland
Premio Marcello Mastroianni: Seydou Sarr per Io capitano
Questi sono i premi assegnati nella selezione ufficiale dell'80a edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
La giuria capitanata da Damien Chazelle ha voluto omaggiare con il riconoscimento più ambito un autore che in pochi anni si è imposto come una delle voci più originali e controverse del panorama cinematografico mondiale.
Nel 2011 il suo Dogtooth era stato a sorpresa candidato come miglior film straniero agli Oscar; nello stesso anno si era presentato al Lido con il drammatico Alps.
La consacrazione internazionale si è avuta con la candidatura agli Oscar 2017 per la sceneggiatura di The Lobster, con Colin Farrell e Rachel Weisz, mentre nello stesso anno Il Sacrificio del Cervo Sacro aveva creato scalpore a Cannes.
Del 2018 è il pluripremiato La Favorita, con un trio di interpreti in stato di grazia: Olivia Colman, Rachel Weisz (di nuovo) ed Emma Stone.
E infine è arrivato il gradino più alto: il Leone d'Oro con Poor Things-Povere Creature!, con protagonista proprio quest'ultima.
Il greco Yorgos Lanthimos è un regista divisivo: chi lo apprezza lo trova corrosivo, acuto, indagatore, profondo, mai banale; chi si è riproposto di non vedere mai più le sue pellicole lo trova disturbante, inquietante, cupo, crudele.
Di sicuro non lascia indifferente, così come non ha lasciato indifferenti giuria, critica e pubblico questo suo racconto dark su una sorta di mostro di Frankenstein al femminile in cerca di libertà ed emancipazione.
Vedremo se la Mostra gli porterà bene nella lunga e tortuosa strada verso gli Oscar.
A tal proposito, il palmarès ha lasciato quasi a mani vuote gli attesi cineasti a stelle e strisce: Sofia Coppola ha visto la protagonista della sua Priscilla prendersi la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile; ma Michael Mann, David Fincher, Bradley Cooper, Ada DuVernay sono tornati a casa con le pive nel sacco.
Attenzione però ai prossimi mesi...
Hanno invece trovato gloria a Venezia un giapponese (Ryūsuke Hamaguchi non vi dice nulla? Beh, l' anno scorso ha trionfato agli Oscar nella categoria del miglior film internazionale per Drive my car), una polacca (l'inossidabile Agnieszka Holland), due cileni (uno è Pablo Larraín: ricordate No?), un attore senegalese esordiente e uno statunitense di origini danesi (il caratterista Peter Sarsgaard, vincitore inaspettato).
E gli italiani?
Pur presenti in forze (ma l'assenza all'ultimo minuto di Luca Guadagnino è stata pesante), i nostri rappresentanti non hanno raccolto gli allori sperati.
Si salva solo Matteo Garrone, ricompensato con il riconoscimento per la migliore regia per il suo epico Io capitano.
Ma per gli altri solo pacche sulle spalle o peggio.
Cosa resterà di questa edizione della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica?
I kolossal come Maestro di Bradley Cooper, The Killer di David Fincher e Ferrari di Michael Mann continueranno la loro rotta verso la California nel bel mezzo dei marosi degli scioperi che stanno scuotendo Hollywood, mentre i film indipendenti statunitensi cercheranno di rimanere a galla.
Ci ricorderemo certamente del triste commiato a quel geniaccio di William Friedkin, dell'ultimo film della carriera gloriosa e controversa di Woody Allen (ma sarà davvero così?), dell'accoglienza tutt'altro che trionfale all'ultimo lavoro di Roman Polański, dell'emozione di Priscilla Presley a fianco di Sofia Coppola, dello sconclusionato pastiche di Harmony Korine con il cantante Travis Scott, del corto di Wes Anderson, del Leone d'Oro alla carriera a Tony Leung e soprattutto a Liliana Cavani.
E rimarrà senz'altro un'altra edizione terminata in modo soddisfacente dal capace direttore artistico Alberto Barbera.
Vediamo cosa proporrà il prossimo anno.
Etichette: Agnieszka Holland, Bradley Cooper, Cavani, Fincher, Friedkin, Garrone, Hamaguchi, Lanthimos, Larraín, Mann, Peter Sarsgaard, Polanski, Poor Things, Sofia Coppola, Spaeny, Venezia 2023, Wes Anderson
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