mercoledì 29 ottobre 2014

ROBIN WILLIAMS. L'UOMO DELL'ANNO, UN "GRILLO" PER PRESIDENTE

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2006
115'
Regia: Barry Levinson
Con: Robin Williams, Laura Linney, Christopher Walken, Jeff Goldblum, Amy Poehler, Tina Fey.


Tom Dobbs (Williams) è un popolare comico televisivo di satira politica che un giorno, solleticato dalla proposta un po' faceta di una sua fan, decide di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti come indipendente, in polemica sia coi Repubblicani sia coi Democratici.
Ma proprio mentre la sua popolarità politica è all'apice, una zelante impiegata informatica (Linney) scopre che il sistema di voto elettronico è difettoso...

Per omaggiare il grande Robin Williams, deceduto in circostanze tragiche l'11 Agosto di quest'anno, abbiamo proposto una selezione delle pellicole per noi più significative delle quali è il protagonista: abbiamo iniziato con Good Morning Vietnam e ora terminiamo con L'Uomo dell'Anno, entrambe dirette da Barry Levinson.

Non è un caso: il sodalizio è stato fondamentale per tutti e due.
Infatti, l'autore ha trovato in Williams un attore brillante e versatile, capace di reggere da solo il peso di due film; il comico ha trovato in Levinson un regista che gli ha dato la possibilità di esprimersi in registri diversi da quelli per i quali è divenuto famoso.

Eppure, nonostante qualche divertente sprazzo della proverbiale verve del nostro mattatore, L'Uomo dell'Anno non è del tutto riuscito.
Principale indiziato? Il cineasta di Baltimora, anche responsabile del copione, che sembra faticare a trovare un equilibrio o una sintesi tra le due anime della sua pellicola: commedia satirica (nella prima parte) e thriller politico (nella seconda).

La componente di denuncia sociale è comprensibile per un liberal come Levinson - l'invadenza della tecnologia e la conseguente spersonalizzazione perfino nel processo di selezione dei propri rappresentanti politici; la scelta/non scelta tra i due schieramenti principali, con programmi pressoché uguali; l'influenza dei mezzi di comunicazione nella vita di tutti i giorni; la dicotomia capitalismo/democrazia; il dibattito politico ridotto a triti slogan e frasi fatte - ma alla lunga finisce per appesantire il film.

Risultato: episodi drammatici troppo cupi, non sufficientemente stemperati da alleggerimenti umoristici; momenti farseschi troppo slegati dalla storia (più sketch che battute vere e proprie); montaggio tirato un po' via.
Purtroppo anche l'interpretazione di Robin Williams - nonostante lo sforzo profuso nel doppiaggio dal solito Carlo Valli - ne risente: peccato, con un miglior supporto avrebbe fatto faville.

Un'annotazione.
Allo spettatore italiano non saranno sfuggite analogie tra il protagonista di questo film e Beppe Grillo.
Entrambi comici noti al grande pubblico, entrambi schierati contro il vetusto sistema politico e capaci di utilizzare i mass media in modo efficace, entrambi paladini dell'uomo qualunque e dotati di un eloquio trascinante.

Ora, la pellicola è uscita nel 2006.
L'anno prima la rivista Time si era occupata diffusamente del rapido affermarsi del blog gestito dallo showman genovese, che denunciava le tante magagne italiche.
Il primo V-Day si è svolto nel 2007, il Movimento 5 Stelle è nato due anni dopo.

Ci saranno state influenze (o ispirazioni) reciproche?
Noi non lo escludiamo a priori, anche perché Levinson & C. sembrano preparati sulla politica nostrana: imperdibile la scena in cui Tom Dobbs cita l'elezione al Parlamento italiano di una pornostar (per la cronaca: Ilona Staller, in arte Cicciolina, nel 1987).

Comunque sia, una battuta come "I politici somigliano ai pannolini: bisogna cambiarli spesso e per lo stesso motivo", che sia stata ispirata da qualche comico o che sia farina del sacco di uno sceneggiatore o ancora il frutto di un'improvvisazione - e il protagonista di Mrs. Doubtfire, lo ricordiamo, era un fuoriclasse in questo campo - pensiamo sia spassosa.
E universalmente condivisibile.

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