sabato 21 novembre 2015

SPECTRE, NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE CRIMINALE

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Regno Unito/USA, 2015
148'
Regia: Sam Mendes
Interpreti: Daniel Craig, Christoph Waltz, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Ben Whishaw, Naomie Harris, Dave Bautista, Monica Bellucci, Andrew Scott, Rory Kinnear, Judi Dench.


Tra Città del Messico, Roma, l'Austria, Tangeri e Londra si dipana la trama di un complotto che mira a controllare l'intelligence dei Paesi più potenti dell'orbe tramite un database.

Ad ordirla, un'organizzazione misteriosa e onnipresente: la SPECTRE, guidata dal gelido e spietato Ernst Stavro Blofeld (Waltz).
A contrastarla, l'agente dei servizi segreti britannici più famoso al mondo. Che - difficoltà nelle difficoltà - dovrà pure fare i conti con il proprio passato (prossimo e remoto).

Nel ventiquattresimo episodio della saga ispirata alle avventure del personaggio nato dalla penna di Ian Fleming, troverete ben poche novità.

Partiamo da dietro la cinepresa. Dopo il clamoroso successo ottenuto col precedente episodio Skyfall, vincitore di due Premi Oscar nel 2013, è stato confermato Sam Mendes, regista britannico di origine teatrale e unico vero Autore prestato alla serie (vanta un Premio Oscar, per il controverso e discusso American Beauty).

Tra i suoi collaboratori invece non ritroviamo più il grande direttore della fotografia Roger Deakins (quello di Il Grande Lebowski), sostituito da Hoyte Van Hoytema (DP di La Talpa e Interstellar, per dirne due).

Riguardo al cattivo: gli sceneggiatori non si sono peritati di crearne uno nuovo, ma ne hanno riesumato uno che già era comparso in altri 6 film bondeschi - che precisamente sono: Dalla Russia Con Amore, Thunderball-Operazione Tuono (in entrambi compare dal petto in giù, mentre accarezza un gatto bianco), Si Vive Solo Due Volte (personificato da Donald Pleasance), Al Servizio Segreto Di Sua Maestà (Telly Savalas, il pelato Tenente Kojak televisivo), Una Cascata Di Diamanti, Solo Per I Tuoi Occhi (dove non viene ma inquadrato in primo piano). C'è anche in un settimo, il non ufficiale Mai Dire Mai (Max von Sydow).

Ad interpretarlo, tra l'altro, l'apprezzatissimo (anche da noi di CINEMA A BOMBA!) Christoph Waltz, che non a caso
ha vinto un Oscar nel 2013 come attore non protagonista (per Django Unchained) bissando lo stesso riconoscimento ottenuto per Bastardi Senza Gloria nel 2010 - due pellicole entrambe dirette dal cineasta di Pulp Fiction e Jackie Brown (un tale di nome Quentin Tarantino...).

Ma la scelta di questo attore così talentuoso, paradossalmente, non è stata felicissima: tenuto a briglia corta, senza la possibilità di gigioneggiare alla sua maniera, impiegato in poche scene, poco caratterizzato fisicamente, Waltz appare sfruttato al di sotto delle sue (ottime) capacità.
Avesse avuto più spazio...

Analoga sorte per il suo braccio destro, Mr. Hinx (verosimile il gioco di parole con "in excess", in eccesso: effettivamente, visto quello che fa durante il film...): il personaggio affidato all'ex wrestler Dave Bautista - il Drax di Guardiani della Galassia - avrebbe dovuto essere una specie di Squalo od Oddjob dei giorni nostri, ma alla fine non ha ottenuto un ruolo così incisivo e finisce per essere liquidato in modo un po' sbrigativo.

Come ogni film di James Bond, non mancano le Bond Girl che puntualmente finiscono a letto col protagonista.
Questa volta tocca alla nostrana Monica Bellucci - quinta italiana dopo Daniela Bianchi (Dalla Russia Con Amore), Luciana Paluzzi (Thunderball), Maria Grazia Cucinotta (Il Mondo Non Basta), Caterina Murino (Casino Royale) - e a Léa Seydoux - premiata con una Palma d'Oro speciale a Cannes 2013 e già a fianco di Ralph Fiennes in Grand Budapest Hotel di Wes Anderson: un'attrice di talento, qui un po' sottoutilizzata.
La bruna e la bionda, la matura e la giovane, la debole e la forte: un po' troppi stereotipi anche per una pellicola bondiana.

Chi si giova di tutto ciò è Daniel Craig, sesto Agente 007 (non viene conteggiato David Niven, protagonista della parodia non ufficiale Casino Royale del 1967), al suo quarto film consecutivo - tutti legati tra loro nella trama e tutti premiati da ottimi riscontri di critica e pubblico.
Il suo James Bond è più muscolare che ironico e fascinoso, ma è anche tormentato, inquieto; insomma, al netto di certe esagerazioni nelle scene d'azione, è abbastanza credibile.

A proposito di esagerazioni: Spectre è entrato nel Guinness dei Primati, per la più grande esplosione (ottenuta artigianalmente e non digitalmente) nella storia dl cinema.
Nessuna sorpresa: ogni titolo del longevo franchise - e questo non fa eccezione - è ricco di inseguimenti, combattimenti, intrighi diabolici, sparatorie, scene adrenaliniche...

Ossia quanto il pubblico di appassionati cerca e pretende in un film di James Bond.
E ciò che abbiamo trovato anche in Spectre, oltre alle strizzate d'occhio ai film più o meno recenti della serie e alla presenza degli usuali tòpoi (il vodka Martini agitato-non-mescolato; "Il mio nome è Bond. James Bond"; la sequenza iniziale gunbarrel, cioè quella in cui 007 è inquadrato dalla canna della pistola, si volta di scatto, spara e fa sanguinare lo schermo).

Produttori, sceneggiatori e regista non hanno quindi voluto rischiare e sono andati sul sicuro.
Per chi anela solo a un po' di sano intrattenimento, va bene anche così.

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