venerdì 3 febbraio 2017

OSCAR 2017. NOMINATION: DOCUMENTARI E CORTOMETRAGGI

Dall'alto: una scena di Fuocoammare di Gianfranco Rosi; un'immagine tratta da Borrowed Time; il piovanello protagonista di Piper dell'italo-canadese Alan Barillaro.  


Gianfranco Rosi ce l'ha fatta.
Il più acclamato documentarista nostrano - vincitore del Leone d'Oro a Venezia 2013 con Sacro GRA e di innumerevoli altri riconoscimenti (tra i quali l'Orso d'Oro alla Berlinale dello scorso anno) - è stato per la prima volta candidato all'Oscar.

Il suo Fuocoammare, su Lampedusa e il dramma dei migranti, è stato caldamente sostenuto negli USA, tra gli altri, da Meryl Streep, che a Berlino presiedeva la giuria che l'ha premiato col massimo riconoscimento.

Sul tema si sofferma anche il cortometraggio documentario 4.1 Miles, che narra di un capitano della Guardia Costiera impegnato a salvare vite umane al largo, questa volta, di una piccola isola greca nel Mare Egeo.

Nella stessa categoria, Watami: My Homeland e The White Helmets raccontano la crisi siriana dal punto di vista d una famiglia e di volontari della protezione civile, mentre Extremis e Joe's Violin si occupano rispettivamente delle difficili decisioni da prendere quando si arriva alla fine della vita e dell'amicizia nel segno della musica tra un sopravvissuto alla Shoah e una ragazzina del Bronx.

Ritornando alla categoria dei lungometraggi documentari, Rosi dovrà vedersela con altre tre opere che trattano lo stesso tema, ma con prospettive diverse.

In 13th l'acclamata regista Ava DuVernay - il suo Selma era stato candidato nel 2015 per il miglior film e la migliore canzone, vincendo poi il premio per quest'ultima categoria) - porta avanti la tesi secondo la quale la schiavitù, abolita formalmente dal Tredicesimo Emendamento alla Costituzione americana se non come punizione di un crimine, in realtà continui ad essere perpetuata e perpetrata attraverso l'incarcerazione di massa di cittadini afroamericani: lo dimostrerebbe la composizione etnica della popolazione carceraria, in gran parte composta da individui di colore.

I Am Not Your Negro è una storia del razzismo negli USA raccontata con le parole del defunto scrittore James Baldwin attraverso le figure degli attivisti civili Medgar Evers, Malcolm X e Martin Luther King Jr.

O.J.: Made in America è una novità per gli Academy: una miniserie televisiva in cinque puntate incentrata su O.J. Simpson, celebre campione di football americano accusato dell'omicidio della moglie e dell'amante di lei, la cui vicenda umana è presentata come emblema delle fratture esistenti tra le comunità bianca e nera.

Il quinto nominato è lo struggente Life, Animated, storia di come un giovane uomo autistico che, incapace ad esprimersi da bambino, grazie alla famiglia sia riuscito a comunicare attraverso i classici di animazione della Disney.

Per i migliori cortometraggi, una grossa sorpresa: non c'è nemmeno un'opera statunitense in lizza!

L'attrice e cantante Jane Birkin è la protagonista dello svizzero La Femme et le TGV, storia di una donna sola e di un macchinista di treni ad alta velocità.

Il produttore danese Kim Magnusson sei volte nominato (e due volte vincitore nel 1999 con Valgaften e nel 2014 con Helium) proverà a vincere la terza statuetta con Silent Nights, su una coppia interraziale. Potrebbe riuscirci.

Il francese Ennemis Inérieurs racconta di due uomini, un franco-algerino sospettato di coprire possibili terroristi e l'addetto di Polizia incaricato di interrogarlo, mentre la vicenda di una donna e di un uomo che fanno la guardia ad un parcheggio coperto è al centro dello spagnolo Timecode.

Sing (Mindenki), sul problematico rapporto tra una ragazzina insicura e la bella e ambiziosa direttrice del coro dove canta, è invece la dimostrazione che, dopo il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes 2015 e l'Oscar per il miglior film straniero vinto da Il Figlio di Saul l' anno scorso, il cinema magiaro è in grande forma.

Come al solito, molto stuzzicanti i cortometraggi animati.
Qui interessante il derby in casa Pixar tra il tenero Piper, storia di un uccellino (un piovanello, per essere più precisi) curioso firmata dall'italo-canadese Alan Barillaro, e il drammatico Borrowed Time, su un vecchio sceriffo alle prese col proprio terribile passato.

Blind Vaysha narra di una bambina che con un occhio vede le cose future, con l'altro quelle passate, ma non riesce a vedere il presente; mentre un uomo cerca di riportare a casa l'amico malato (e sballato) in Pear Cider and Cigarettes.

Il rapporto tra un padre e la propria figlia ribelle è al centro di Pearl, sorta di lungo video musicale a 360°. [Lo potete vedere per intero alla fine del post.]

Siete pronti quindi a scoprire le perle nascoste di questa edizione degli Oscar?
Non vi resta che dare un'occhiata ai link qui sotto!








MIGLIOR DOCUMENTARIO
13th, regia di Ava DuVernay
Fuocoammare, regia di Gianfranco Rosi
I Am Not Your Negro, regia di Raoul Peck
Life, Animated, regia di Roger Ross Williams
O.J.: Made in America, regia di Ezra Edelman

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
4.1 Miles, regia di Daphne Matziaraki
Extremis, regia di Dan Krauss
Joe's Violin, regia di Kahane Cooperman
Watani: My Homeland, regia di Marcel Mettelsiefen
The White Helmets, regia di Orlando von Einsiedel

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Enemies within (Ennemis intérieurs), regia di Sélim Azzazi
La Femme et le TGV, regia di Timo von Gunten, con Jane Birkin
Silent Nights, regia di Aske Bang
Sing (Mindenki), regia di Kristóf Deák
Timecode, regia di Juanjo Giménez Peña

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D'ANIMAZIONE
Blind Vaysha, regia di Theodore Ushev
Borrowed Time, regia di Andrew Coats e Lou Hamou-Lhadj
Pear Cider and Cigarettes, regia di Robert Valley
Pearl, regia di Patrick Osborne
Piper, regia di Alan Barillaro







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