GLI INEDITI. HELL OR HIGH WATER, PRENDI I SOLDI E RISCATTA
(Clicca sulla locandina per vedere il trailer).
USA, 2016
102'
Regia: David Mackenzie
Interpreti: Jeff Bridges, Chris Pine, Ben Foster, Gil Birmingham.
Toby (Pine) e Tanner (Foster) Howard sono due fratelli; calmo e riflessivo il primo, scapestrato ed ex carcerato il secondo.
Sotto la fattoria di famiglia scoprono un giacimento petrolifero: una bella occasione per riscattarsi da una vita fatta di miseria.
Problema: il ranch è stato pignorato da una banca.
Soluzione: rapinare questa banca (e altre, già che ci siamo) per estinguere i debiti.
Ma sulle loro tracce si mette un anziano ranger alla vigilia della pensione (Bridges), coadiuvato da un collega di origini indiane (Birmingham).
È rimasto ancora inedito nelle sale cinematografiche in Italia (ma è disponibile su Netflix da Novembre 2016) uno dei film più interessanti di Cannes 2016 (presentato nella sezione Un Certain Regard), candidato a tre Golden Globe e a ben 5 Oscar - per miglior film, miglior attore non protagonista (Jeff Bridges), miglior montaggio, migliore sceneggiatura originale.
L'autore di quest'ultima è Taylor Sheridan, già attore in serie Tv quali Walker Texas Ranger, La Signora del West e soprattutto Veronica Mars e Sons of Anarchy.
Quello di Hell or High Water è solo il suo secondo script a diventare un film, sebbene già nel 2012 fosse stato inserito nella Black List (la lista delle sceneggiature più promettenti non ancora trasposte sul grande schermo) con il titolo di Comancheria, dal nome di quell'area tra Texas Occidentale e New Mexico una volta dominato dagli Indiani nella quale è ambientata la vicenda.
Al suo attivo precedentemente solo quello dell'acclamato Sicario di Denis Villeneuve con Emily Blunt, Benicio Del Toro e Josh Brolin - in concorso a Cannes 2015 e poi candidato agli Oscar 2016 per colonna sonora, fotografia e montaggio sonoro - che affrontava in modo duro e violento la lotta ai narcos al confine tra USA e Messico.
Qui Sheridan continua la sua ideale trilogia dedicata alla Frontiera americana, un luogo geografico e mentale nel quale è molto forte il contrasto tra chi la legge la fa applicare e chi la infrange, ben rappresentato nelle atmosfere dalle interminabili e monotone distese aride del deserto.
In questo western moderno con le macchine al posto dei cavalli, i personaggi sono condizionati nelle loro azioni dall'ambiente nel quale vivono - la Frontiera, appunto.
Il ranger fa il suo lavoro con caparbietà e senso del dovere, senza avere nessuna comprensione per quelli che ai suoi occhi sono solo dei criminali; i fratelli rapinano banche senza troppe remore morali, convinti della fondatezza delle loro ragioni, spinti non dall'intento di arricchirsi ma di garantire ai figli di uno dei due un futuro lontano dalla povertà che ha sempre angustiato la famiglia.
Lo scontro sarà inevitabile e drammatico, con un finale sospeso che non allenta la tensione ben sviluppata nel corso della narrazione, né il senso di attesa (il regista, il britannico David Mackenzie, lo ha reso con maestria anche con uno svolgimento lento della vicenda e con un soffermarsi lirico sugli ampi spazi aperti), e ciò nonostante ci sia una prima resa dei conti verso la fine.
Bravo, Sheridan!
A Cannes 2017 ha portato il suo terzo film da sceneggiatore (questa volta da lui diretto) - Wind River, chiusura, quindi della sua trilogia sulla Frontiera - e ha pure vinto il premio per la migliore regia nella sezione Un Certain Regard.
Prossimamente un altro suo script prenderà forma: Soldado, seguito di Sicario, con Benicio del Toro, Josh Brolin, Katherine Keener, Jeffrey Donovan e con il nostro Stefano Sollima (!) dietro alla macchina da presa.
Insomma, teniamolo d'occhio.
Ma Sheridan e Mackenzie non sono i soli artefici di quest'opera indie ben riuscita: buona la colonna sonora del duo australiano Nick Cave-Warren Ellis, così come il montaggio e la fotografia.
Ben scelti gli interpreti: a Chris Pine solitamente danno ruoli un po' da bamboccio, ma in una parte più "virile" dimostra capacità recitative; Ben Foster è un caratterista di esperienza (lo ricordate in Lone Survivor?) ed è efficace come criminale sopra le righe.
Ma un plauso particolare va a Jeff Bridges, come abbiamo detto precedentemente in lizza agli ultimi Oscar come attore protagonista (settima nomination per lui, con vittoria nel 2010 per Crazy Heart, che gli è valso pure il Golden Globe).
Egli dà al suo personaggio le sue rughe, la sua ironia, un sarcasmo feroce.
Ma non fatevi ingannare: dietro l'apparente bonomia si nasconde una determinazione incrollabile e un carattere forgiato dalla violenza umana e dall'asprezza della natura, ma poco incline a giustificare gli sgarri all'ordine costituito.
Beh, non esattamente il Drugo di Il Grande Lebowski, quanto piuttosto uno sceriffo da film western trasportato ai giorni nostri, che non si darà pace finché non avrà la sua personale sfida all'O.K. Corral.
"Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto", diceva Ramón (Gian Maria Volonté) a Joe (Clint Eastwood) in Per Un Pugno Di Dollari di Sergio Leone.
Ma se l'uomo con la pistola è Jeff Bridges, per l'uomo col fucile le cose potrebbero mettersi male.
Etichette: Ben Foster, CANNES 2016, Cave, GLI INEDITI, Golden Globe 2017, Hell or High Water, il Grande Lebowski, Jeff Bridges, Lone Survivor, Mackenzie, Oscar 2017, Pine, Sergio Leone, Taylor Sheridan
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