giovedì 12 gennaio 2023

GOLDEN GLOBE 2023. PREMIO CINEMATOGRAFICO DI RIPRESA E RESILIENZA

Steven Spielberg con i suoi 2 Globi. 



Dopo gli scandali e la crisi di identità degli ultimi anni, i Golden Globe hanno provato quest'anno a risalire la china.

Molte le star che hanno sfilato sul tappeto rosso, molti i flash, molte le polemiche che ci sono state (una su tutte: l'assenza di Brendan Fraser, pur candidato come miglior attore in un ruolo drammatico)...

Insomma, si è ricominciato a parlare della manifestazione organizzata dalla Hollywood Foreign Press Association dopo la sordina alle scorse edizioni.

E si è ricominciato a parlare di cinema: in un periodo in cui - a parte il fenomeno Avatar-La Via dell'Acqua (nessun premio) e i soliti cinefumettoni Marvel (contentino a Black Panther-Wakanda Forever con Angela Bassett migliore attrice non protagonista) - i film "da sala" non hanno più quel richiamo che avevano una volta, questa è già una buona notizia.

Merito anche del palmarès di quest'anno (vedi qui): tra gli insigniti, volti e nomi noti, emergenti, recuperati, apprezzati dalla critica, rassicuranti anche per i guardiani del politicamente corretto.

Il primo nome che salta agli occhi è quello di Steven Spielberg: il celeberrimo regista di innumerevoli capolavori (citiamo qui, volutamente, alcuni di quelli meno celebri e vi invitiamo a riscoprirli tramite i nostri precedenti post: Le avventure di Tintin, Lincoln, Il Ponte delle spie, Ready Player One), ad un solo anno dalla vittoria della sua versione di West Side Story ( miglior musical) questa volta si aggiudica i riconoscimenti per il miglior film drammatico e la migliore regia per The Fabelmans.

Un altro nome è quello di Guillermo del Toro: la sua versione di Pinocchio è stata votata come migliore pellicola di animazione, battendo la concorrenza dei colossi targati Disney.

Una vittoria meno banale di quanto sembri.

Ma tra i trionfatori c'è stato anche una persona che non ha ricevuto neppure un premio: Alberto Barbera.

Il direttore della Mostra del Cinema di Venezia può vantarsi però del fatto che, tra le 14 categorie cinematografiche dell'evento, ben 5 sono state vinte da film presentati in anteprima al Lido: un colpaccio, sia per il lustro della kermesse lagunare che per il cinema d'autore tout court.

E non categorie di secondo piano: The Banshees of Inisherin di Martin McDonagh (che nel 2018 aveva sbancato i Golden Globe con Tre Manifesti a Ebbing, Missouri) ha conquistato le statuette per la migliore commedia, il miglior attore protagonista in una commedia (bentornato Colin Farrell! Quindi The Batman ha veramente contribuito a rilanciarlo), la migliore sceneggiatura (lo stesso McDonagh, che ormai si starà abituando a questo tipo di riconoscimento); la sempre superba Cate Blanchett è la migliore attrice drammatica per Tár di Todd Field (a bocca asciutta, invece, Ana de Armas con Blonde); Argentina 1985 è stato invece riconosciuto meritatamente come miglior film internazionale.

Molta gloria anche per gli outsider.

L'immaginifico Everything Everywhere All at Once ha dato un'ottima ribalta a Michelle Yeoh (migliore attrice per una commedia) e soprattutto a Jonathan Ke Quan (miglior attore non protagonista. Il nome non vi dice niente? Beh, e se vi dicessimo che stiamo parlando di Shorty di Indiana Jones e il Tempio Maledetto di Steven Spielberg - combinazione! - e di Data di I Goonies? Un gradito ritorno per i nostalgici degli Anni Ottanta).

Austin Butler, come miglior attore drammatico, è stato una delle sorprese della serata: molti si aspettavano il nome di Brendan Fraser, che aveva commosso Venezia con The Whale di Darren Aronofsky, ma la sua interpretazione di Elvis nell'omonimo biopic di Baz Luhrmann ha convinto un maggior numero di giurati (premio comunque difficilmente contestabile).

La migliore canzone se l'è aggiudicata un film indiano (!) e non, come ci si aspettava, una tra Lady Gaga, Taylor Swift e Rihanna.

La statuetta per la migliore colonna sonora è invece il contentino che hanno dato a Babylon, ambizioso progetto di Damien Chazelle che ha diviso critica e pubblico.

L'ottantesima edizione dei Golden Globe è terminata, ma già si scaldano i motori per i prossimi Oscar.

La stagione dei premi cinematografici è appena iniziata e si prevedono scintille - e soprattutto segnali di ripresa per la Settima Arte.


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