sabato 10 settembre 2011

LIFE WITHOUT PRINCIPLE, LA CRISI DELLA GRECIA TERRORIZZA L'ORIENTE



Grosse somme di denaro recuperate ad un boss ucciso mettono in moto una catena di eventi che coinvolgono, in modo più o meno diretto e drammatico, i protagonisti: una consulente finanziaria di una banca; un poliziotto e la moglie, che devono comprare casa; un malavitoso di secondo piano generoso, leale, fedele.
Il tutto nel contesto di una Hong Kong entrata nel panico a seguito della crisi dei mercati globali dell'autunno 2010.

Il regista Johnnie To non è molto conosciuto dal grande pubblico occidentale, ma in patria è considerato maestro di un cinema fatto di inseguimenti, sparatorie, violenza, sangue, eppure ricco nell'introspezione psicologica dei personaggi.

Poco si vede di tutto ciò in questo film.
Innanzitutto, Life Without a Principle non è propriamente un film d'azione (questa è puttosto episodica all'interno della sceneggiatura), né di denuncia (il sistema finanziario può mettere in ginocchio chiunque, essendo basato su fattori e variabili difficilmente prevedibili; tuttavia, tutti i protagonisti, in un modo o nell'altro, alla fine se la cavano), né di analisi dei personaggi (inesistente o quasi).
E' un film di attualità? Sicuramente sì, e ha il pregio di essere abbastanza chiaro nello spiegare le dinamiche della crisi delle Borse, cosa che non era invece riuscita ad Oliver Stone nelle sue due pellicole su Wall Street, però più avvincenti.

Al termine della proiezione c'è quella sensazione che si avverte quando si ha la consapevolezza di aver visto una pellicola (pur non disprezzabile) che il giorno dopo verrà già dimenticata.

E ora, una nota di costume a margine.
Il Red Carpet è stato piuttosto avaro di grandi nomi: alla prima di Texas Killing Fields, per esempio, si sono presentati solo la regista Ami Canaan Mann accompagnata dal più celebre padre Michael, autore di alcuni dei migliori film d'azione degli ultimi vent'anni, ma non gli attori principali.
La redazione di CINEMA A BOMBA si è però rifatta incontrando, poco prima di prendere il vaporetto del ritorno, Marco Bellocchio, che in questi giorni ha ricevuto dalle mani di Bernardo Bertolucci il prestigioso Leone d'Oro alla carriera.
Lo abbiamo salutato e gli abbiamo fatto i complimenti; lui ci ha guardato in modo un po' imbambolato e ci ha ringraziato.
Anche i grandi registi fanno fatica a rimanere svegli e lucidi a mezzanotte e mezza.

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