lunedì 21 marzo 2016

OSCAR 2016. MAD MAX: FURY ROAD, NELLA TESTA DI GEORGE MILLER

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Australia/USA, 2015
120'
Regia: George Miller
Interpreti: Tom Hardy, Charlize Theron, Nicholas Hoult, Hugh Keays-Byrne, Josh Helman, Rosie Huntington-Whiteley, Zoë Kravitz, Megan Gale, iOTA.


Fury Road è la strada che attraversa un arido deserto di sabbia che si estende a perdita d'occhio.
Al suo termine c'è la Cittadella, l'unico posto dove sopravvive un po' di vegetazione.

La Cittadella è controllata da Immortan (sic) Joe (Keays-Byrne), che ha a sua disposizione - oltre ad acqua, cibo, mezzi di trasporto - un esercito di Figli della Guerra che hanno costante bisogno di trasfusioni da persone sane e un harem personale di belle ragazze da ingravidare.

Un giorno una di queste, l'intrepida Furiosa (Theron), si impossessa di un'autocisterna e cerca di scappare con le sue giovani compagne.

Ad aiutarla nella fuga, un ragazzo malato della Cittadella (Hoult) e soprattutto un prigioniero costretto a fare da sacca di sangue vivente: Max "Mad Max" Rockatansky (Hardy), uomo in cerca di redenzione dopo la morte dei propri familiari.

Nella testa del settantunenne regista australiano George Miller ci deve essere un bel guazzabuglio di idee.

L'autore di pellicole quali la commedia nera Le Streghe di Eastwick (1987), il drammatico L'Olio di Lorenzo (1992) e i buffi e divertenti Babe, Maialino Coraggioso (1995. Non lo ha diretto, ma solo sceneggiato e prodotto), Babe Va in Città (1998), Happy Feet (2006, Oscar come miglior film d'animazione), Happy Feet 2 (2011), è infatti lo stesso che, con i primi tre film della saga dedicata a Mad Max, era riuscito a re-inventare la fantascienza immettendovi forti dosi di ritmo forsennato (con un montaggio velocissimo), aggressività, violenza e pessimismo.

Trent'anni dopo Mad Max-Oltre la Sfera del Tuono (1985), che era l'ultimo della serie - gli altri sono il capostipite Interceptor del 1979 e Interceptor-Il Guerriero della Strada del 1981 - il buon Miller decide di rimettersi nuovamente in gioco.

Non proponendo un semplice reboot - cioè, un riscrivere le origini di un personaggio utilizzando però un canovaccio facilmente riconoscibile dai fan - ma re-inventando il mondo che lo aveva reso celebre, pur restando fedele al proprio stile e senza disdegnare, qua e là, citazioni dai suoi lavori precedenti.

La gestazione di Mad Max: Fury Road è stata piuttosto lunga: l'idea era venuta al nostro George circa dodici anni fa, ma problemi produttivi e organizzativi di varia natura - tra i quali la defezione di Mel Gibson - hanno finito per posticiparne la realizzazione.

Visti però i risultati, l'attesa è stata ben ripagata: la presentazione a Cannes 2015 (l'anteprima era però avvenuta a Hollywood qualche giorno prima) è stata un tripudio, così come la risposta del pubblico e della critica, culminata con ben 10 nomination agli Oscar: per film, regia e tutti i premi tecnici (fotografia, montaggio, sonoro, montaggio sonoro, scenografia, costumi, trucco & parrucco, effetti speciali).

Queste 10 nomine si sono infine concretizzate in ben 6 Oscar - tutti quelli delle categorie tecniche, tranne effetti speciali e fotografia - che ne hanno fatto quasi il vincitore morale (si veda il nostro post precedente), specie considerando che Revenant-Redivivo ne ha vinti solo 3 e che Il Caso Spotlight - miglior film, a sorpresa - si è addirittura fermato a 2.

Non male per una pellicola dove ciò che conta non è tanto la trama o i dialoghi o un discorso "alto" da veicolare; bensì l'azione, la velocità, le immagini - splendide, tra l'altro: complimenti al direttore di fotografia John Seale, che si è ritirato dalla pensione per lavorare a quest'opera!

La visionarietà di George Miller è in effetti notevole e deve molto all'immaginario heavy metal e steampunk, coi colori che passano dal livido al vivido senza tante sfumature.

Questo stile raggiunge il culmine nelle scene di inseguimento: pensate ad un western tipo Ombre Rosse.
Con moto, camion, auto corazzate, alte pertiche alle quali sono appesi uomini armati, guerrieri dipinti di bianco e un mostruoso chitarrista metal che - sospeso con corde elastiche su un gigantesco palco mobile - suona una chitarra elettrica che lancia fiamme (personaggio geniale incarnato dal musicista australiano iOTA).

Grazie all'apporto di acrobati del Cirque du Soleil, di atleti olimpici, di stuntmen e di pochissimi effetti speciali digitali, la coreografia e lo spettacolo sono garantiti a livelli di altissima professionalità e spettacolarità.

Il ritmo è incalzante e degno del William Friedkin di Il Braccio Violento della Legge, Vivere e Morire a Los Angeles e Jade.

Per quel che riguarda gli attori, Tom Hardy - nonostante alcuni dissidi col regista (dei quali comunque si è pentito) - si cala molto bene nel ruolo del protagonista, tanto da non far rimpiangere troppo Mel Gibson, che lo aveva personificato nelle tre pellicole precedenti.
C'è anche da dire che il Mad Max dell'inglese sembra un altro personaggio rispetto a quello dell'australiano d'adozione: d'altra parte era proprio l'intento di Miller quello di re-inventare la saga, a partire dal suo eroe.

Poi c'è Charlize Theron.
La sudafricana si inserisce a pieno titolo nel novero delle attrici in grado di essere credibili nella parte di eroine di action movie di fantascienza, in compagnia della Sigourney Weaver di Alien, della Linda Hamilton di Terminator e, più recentemente, della Jennifer Lawrence di The Hunger Games e della Daisy Ridley di Star Wars-Il Risveglio della Forza.

Rasata e senza un braccio, perde qualcosa della sua leggendaria bellezza; ciononostante riesce a rubare la scena a tutti con grinta e personalità, risultando il vero motore dell'azione.
La mancata candidatura agli Oscar per la sua prova è una nota stonata, ma il tempo saprà essere galantuomo con lei.

Detto questo, Mad Max: Fury Road è soprattutto un trionfo per il regista; che lo ha pensato nei minimi dettagli, ci ha creduto, ci ha messo se stesso, il suo entusiasmo, la sua esperienza.

"Non sei in un film, sei nella testa di George", ha sentenziato Hardy in un'intervista.

Volenti o nolenti, siamo finiti veramente nella testa di George Miller!
E abbiamo visto cose mirabolanti.

Etichette: , , , , , , , , , ,

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page