domenica 25 giugno 2017

QUILIANO 2017. I TARANTINIANI, IL CINEMA ITALIANO CHE PIACE A ZIO QUENTIN

(Clicca sulla locandina per vedere il documentario). 

Italia, 2013
59'
Regia: Steve Della Casa, Maurizio Tedesco
Con: Sergio Leone, Tomas Milian, Tonino Valerii, Lamberto Bava, Barbara Bouchet, Franco Nero, Ruggero Deodato, Fernando Di Leo, Enzo G. Castellari.


Ah, Quentin Tarantino e il cinema italiano!

Il regista di Pulp Fiction, cineasta onnivoro e appassionato, non ha mai nascosto il proprio debole per le pellicole del nostro paese, in particolare quelle degli anni 70-80, che in America era possibile reperire solo nei videostore più forniti... Proprio come quello in cui lavorava il nostro prima di diventare il Re Mida di Hollywood.

I western spaghetti e i "poliziotteschi" di quegli anni hanno avuto una grossa influenza nel suo stile, tant'è che citazioni e omaggi più o meno espliciti si possono riscontrare in tutta o quasi la sua filmografia: da Kill Bill a Bastardi senza Gloria, da Dal Tramonto all'Alba (diretto da Robert Rodriguez ma scritto da Quentin) al Premio Oscar The Hateful Eight, passando ovviamente per il bellissimo Django Unchained, rifacimento apocrifo del classico Django di Sergio Corbucci con Franco Nero.

Steve Della Casa e Maurizio Tedesco, rispettivamente critico cinematografico e produttore/montatore, con I Tarantiniani - nel programma del recente Premio Quiliano Cinema - hanno cercato di riassumere in poco meno di un'ora le ragioni di un tale riconoscimento postumo dopo anni, se non decenni, in cui il cosiddetto "film di genere" era stato liquidato come un semplice prodotto di consumo.






Lo hanno fatto alternando filmati di repertorio (ad esempio quelli in cui compaiono Sergio Leone e Fernando Di Leo, da tempo scomparsi) a interviste più recenti, rinunciando all'uso della voce off (ottima scelta) e lasciando ai protagonisti di quegli anni il racconto di aneddoti, impressioni, ricordi.

Il risultato è forse nostalgico, ma né consolatorio né melenso: gli intervistati non si piangono addosso ricordando "i bei tempi andati", piuttosto riportano alla luce episodi poco noti con lucidità e spesso autoironia.
Il momento più divertente? Quello in cui il regista Enzo G. Castellari (Quel Maledetto Treno Blindato, Vado, l'Ammazzo e Torno) spiega il criterio secondo cui decideva i titoli dei propri film.

Resta la sensazione che quel tipo di cinema, almeno in Italia, non torni più: lo aveva già dichiarato lo stesso Tarantino qualche anno fa, sollevando un polverone.
Ma è davvero così?

Qualche segnale incoraggiante c'è stato: dopo anni di prodotti di qualità desolante, negli ultimi tempi si sono fatte strada pellicole di buon livello, a cominciare dall'interessante Lo Chiamavano Jeeg Robot dello scorso anno.

Solo semplici omaggi al defunto film di genere o avvisaglie di un nuovo corso? Solo il tempo ce lo dirà.
Forza, cinema italiano: Quentin è con te, e così tutti noi.




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