martedì 11 dicembre 2018

BOHEMIAN RHAPSODY, QUEEN SI CANTA!

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA/UK, 2018
134'
Regia: Bryan Singer, Dexter Fletcher (non accreditato)
Con: Rami Malek, Ben Hardy, Joseph Mazzello, Gwilym Lee, Lucy Boynton, Aidan Gillen, Tom Hollander, Allen Leech, Mike Myers.


Storia, successi ed eccessi di un cantante figlio di immigrati, Farrokh Bulsara, dagli esordi giovanili in una band alla consacrazione planetaria come Freddie Mercury, frontman dei Queen e icona rock tra le più celebri di sempre.

Passando per canzoni come Somebody To Love, Killer Queen, Bohemian Rhapsody, Crazy Little Thing Called Love, Love Of My Life, We Will Rock You, Another One Bites The Dust, I Want To Break Free, Radio Gaga, Hammer To Fall, We Are The Champions (la storia finisce con il Live Aid a Wembley del 1985)...






Lo affermiamo fin da subito: Bohemian Rhapsody è un film per chi ama la musica dei Queen, piuttosto che per i fan del gruppo inglese.

Biopic abbastanza infedele e poco accurato (tante le inesattezze, le incongruenze e gli errori nella sceneggiatura sulla vita di Mercury), un po' edulcorato (si è preferito mettere in secondo piano la sregolata vita privata e sessuale della rockstar) e celebrativo (tra i produttori compaiono pur sempre due membri della band, Brian May e Roger Taylor), esso ha fatto storcere il naso a più di un fan di stretta osservanza e a molta critica cinematografica.

Ma ciò non ha assoltamente influenzato il grande pubblico, che si è riversato numeroso nelle sale.

Un po' ovunque gli spettatori hanno intonato le canzoni assieme agli attori sullo schermo e hanno applaudito al termine della proiezione, dimostrando così un apprezzamento pressoché unanime per la messa in scena della storia dei Queen.

La scelta di privilegiare la parte spettacolare (le esibizioni, i concerti...), pubblica, musicale, su quella privata e intima si è dimostrata vincente, anche perché funziona bene ed è scossa da un'energia e da una vitalità contagiose.

Buona parte del merito va riconosciuta all'interpretazione di Rami Malek.

Il protagonista della serie Tv Mr. Robot, già apparso in The Master di Paul Thomas Anderson (vincitore morale della Mostra del Cinema di Venezia 2012), è un Freddie Mercury sensibile, solitario, tormentato, trasgressivo, professionale, carismatico, fragile, fedele alle amicizie, dalla voce potente e dalla notevole presenza scenica.

Malek, che pure fisicamente è più gracile dell'originale, si cala nel personaggio - al pari di Ben Hardy, Gwilym Lee e Joseph Mazzello, che impersonano gli altri componenti del gruppo (rispettivamente Roger Taylor, Brian May e John Deacon) - in modo credibile ed efficace.

E certamente è un Freddie Mercury molto diverso da quello che avrebbe potuto interpretare Sacha Baron Cohen, prima scelta per il ruolo - glielo avevano proposto nel 2010, ma non se n'è poi fatto niente per l'opposizione di May e Taylor alle idee del comico, che voleva mettere in risalto e rappresentare a tinte fosche gli eccessi del frontman.

Bohemian Rhapsody le sue turbolenze le ha comunque avute, a causa di Bryan Singer.

L'autore di I Soliti Sospetti, X-Men, Superman Returns è stato licenziato a riprese quasi finite e sostituito da Dexter Fletcher ufficialmente a causa di un ritardo ingiustificato che ha molto rallentato i lavori - ma molti pensano che i veri motivi fossero i litigi con l'attore protagonista e, soprattutto, le accuse di molestie sessuali a danno di ragazzi minorenni.

Non sappiamo cosa sia successo veramente, ma il fatto è che l'unico regista accreditato è proprio lo stesso Singer.

La pellicola si è dimostrata però più forte di tutte le polemiche: potere di canzoni che sono rimaste e della gran voglia, da parte del pubblico, di riviverle e di cantarle.

Non sarà forse un capolavoro, ma fa bene al cuore vedere come il cinema riesca ancora a suscitare cori, applausi, emozioni: è raro che un film riesca a rendere gli spettatori parte integrante dello spettacolo, ma Bohemian Rhapsody ci è riuscito.

Se vi sembra poco...




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