venerdì 13 dicembre 2019

I CLASSICI: INCEPTION, NEL LABIRINTO DELLA MENTE

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA/Regno Unito, 2010
148'
Regia: Christopher Nolan
Interpreti: Leonardo DiCaprio, Joseph Gordon-Levitt, Ellen Page, Tom Hardy, Marion Cotillard, Ken Watanabe, Cillian Murphy, Michael Caine, Pete Postlethwaite, Dileep Rao, Lukas Haas, Tom Berenger.


Dom Cobb (DiCaprio) e il suo staff hanno un'abilità particolare: grazie ad una tecnologia all'avanguardia sono in grado di entrare nei sogni delle persone e carpire informazioni segrete.

Il gruppo viene ingaggiato da un facoltoso magnate giapponese (Watanabe), che vuole che si instilli nella mente del figlio (Murphy) del suo più pericoloso ma morente concorrente (Postlethwaite, in una delle sue ultime interpretazioni) l'idea di smembrare l'impero economico ereditato.

Le cose, però, prenderanno una brutta piega.






Chi non è mai rimasto affascinato guardando figure impossibili, immagini con inganni spaziali e visivi, con illusioni ottiche?

Chi non è mai rimasto a bocca aperta davanti alle incisioni delle Carceri del veneziano Giovanni Battista Piranesi o alle scale che salgono (o scendono) sempre di Escher o al triangolo di Penrose?

Ora pensate ad un film che attinge a piene mani a questo tipo di illustrazioni per creare un mondo sospeso tra sogno e realtà, un mondo che fa da sfondo ad una trama fatta di scatole cinesi, labirinti e vertigine nei quali i protagonisti si perdono e non riescono a distinguere tra sonno e veglia.

Christopher Nolan è riuscito a creare uno di quei rari casi di "film d'azione d'autore", opere che hanno l'intento da una parte di intrattenere un vasto pubblico e dall'altro di veicolare messaggi e contenuti pescando da una pluralità di fonti "alte".

A tal proposito, numerosi sono le citazioni e i rimandi: Calderón de La Barca (si veda il suo dramma La Vita è Sogno), Jorge Luis Borges, Platone, Freud, Schopenauer...

Al primo obiettivo (raggiunto, visti gli incassi notevoli), invece, hanno concorso l'immaginario visivo (reso in modo strepitoso da un uso intelligente di effetti speciali all'avanguardia, non per niente premiati con l'Oscar, una delle 4 statuette vinte - le altre, per la fotografia, il sonoro e il montaggio sonoro), il ritmo incalzante, la suggestiva colonna sonora di Hans Zimmer, le invenzioni registiche.

Poi, ovviamente, un ricco cast fatto di fidati attori talentuosi e di richiamo aiuta parecchio.

Accanto al divo Leonardo DiCaprio (bravissimo, ma l'Oscar arriverà solo nel 2016 con Revenant-Redivivo) troviamo infatti interpreti che hanno già collaborato o che collaboreranno anche successivamente con il cineasta britannico: Michael Caine (molto presente nella filmografia nolaniana), Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Cillian Murphy, Marion Cotillard, Tom Hardy.

Proprio quest'ultimo si è fatto conoscere dal grande pubblico grazie alla pellicola della quale stiamo parlando: dopo la prova molto convincente in Bronson, il prestante londinese si è distinto in La Talpa, Il Cavaliere Oscuro-Il Ritorno (sempre di Nolan, assieme a Murphy, Caine, Cotillard, Gordon-Levitt), Mad Max: Fury Road, il già citato Revenant, Dunkirk (ancora Nolan), Venom, affermandosi come uno dei volti più riconoscibili del cinema mondiale.

Il regista della trilogia del Cavaliere Oscuro e di Interstellar e Dunkirk è solito avvalersi del lavoro di persone già collaudate; ma quel che ci piace in lui è che, nonostante questa comfort zone, egli mette in gioco se stesso in progetti via via più ambiziosi e originali, seguendo la propria ispirazione e proponendo sempre cose nuove.

Il fatto, poi, che sia lasciata al pubblico la comprensione del significato delle sue opere dimostra un profondo rispetto per lo spettatore - non considerato come un soggetto passivo, ma come un soggetto stimolato a farsi una propria opinione su quello che ha visto sullo schermo - e per la sua intelligenza.

Inception è emblematico dell'idea di cinema di Nolan: sono presenti i suoi temi ricorrenti (il tormento interiore, l'ossessione, il ricordo, l'inganno...), una narrazione temporale non lineare, il suo approccio scientifico, il suo senso della spettacolarità e dell'azione.

Ed è ricco, ricchissimo di suggestioni e in grado, anche a distanza di anni, di generare stupore.

Borges affermava (nel breve saggio Metamorfosi della Tartaruga): L'arte vuol sempre irrealtà visibili.

Pensiamo che anche il grande scrittore argentino avrebbe apprezzato questo film.




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