venerdì 10 gennaio 2020

GOLDEN GLOBES 2020. LA GRANDE GUERRA CONTRO NETFLIX

Dall'alto: Leonardo DiCaprio e Brad Pitt in C'Era Una Volta a Hollywood; una scena di 1917; Joaquin Phoenix nei panni di Joker. 


I Golden Globe, per loro natura, sono destinati ad accontentare un po' tutti, con la distinzione tra film drammatici e commedie.

Così, l'anno scorso a trionfare erano stati il criticatissimo (ma amato dal pubblico) Bohemian Rhapsody, il discreto Green Book (poi affermatosi, con molte perplessità, agli Oscar) e l'ottimo Roma di Alfonso Cuarón.

Questa volta i vincitori sono soprattutto Once Upon A Time In Hollywood di Quentin Tarantino e 1917 di Sam Mendes (già regista di Spectre, ricordate?).
Un po' di gloria è andata anche a Joker di Todd Phillips e Rocketman di Dexter Fletcher.

Il primo si è preso i premi per la migliore commedia, la migliore sceneggiatura (ennesimo riconoscimento al cineasta italo-americano) e il miglior attore non protagonista (Brad Pitt); il secondo, per il miglior film drammatico e per la regia (Sam Mendes, una delle sorprese della serata); il terzo per il miglior attore drammatico (Joaquin Phoenix, a furor di popolo) e colonna sonora; il quarto per il miglior attore in una commedia/musical (Taron Egerton, clamorosamente) e la migliore canzone.






Stiamo parlando di film che sono, rispettivamente: un omaggio alla Hollywood di fine anni Sessanta, una rappresentazione degli orrori della Prima Guerra Mondiale, la reinvenzione di uno dei cattivi più iconici della storia dei fumetti e dei cinecomics, il biopic del cantautore Elton John.
Film, quindi, molto diversi tra di loro.

E per scontentare meno persone possibili, ecco, tra gli attori, le rivelazioni Awkwafina ed Egerton nel palmarès assieme agli strafavoriti della vigilia Phoenix, Pitt, Renée Zellweger (migliore attrice drammatica per Judy, su Judy Garland), Laura Dern (la musa di David Lynch è la migliore attrice protagonista per Marriage Story).

Proprio Marriage Story è tra i delusi della serata: un solo globo, mentre le ambizioni erano ben altre.

Ma la pellicola targata Netflix ha dovuto scontare una diffidenza sempre diffusa nei confronti proprio del gigante dello streaming.

A farne le spese è stato soprattutto The Irishman: il kolossal firmato Martin Scorsese è tornato a casa a mani vuote, nonostante le numerose candidature e i favori della vigilia.

La piattaforma online poteva contare su ben 17 nomination in campo cinematografico, per i suoi film: l'aggiudicazione di un solo riconoscimento (sempre quello per la Dern) dà la misura del poco amore per il suo modo di fare cinema.






Un'altra (parziale) delusione è rappresentata da Parasite: il vincitore della Palma d'Oro 2019 si è aggiudicato la statuetta per il miglior film in lingua straniera, ma i critici cinematografici reclamavano di più.

Non è detto, però, che il suo regista, il coreano Bong Joon-ho, non si rifaccia agli Oscar.
Vedremo: la concorrenza nella categoria, con la vittoria di Mendes - che ha bissato il successo di American Beauty risalente a 20 anni fa - e la probabile presenza di Scorsese e Tarantino, è tuttavia piuttosto agguerrita.

La cinquina che tuttavia ha regalato la più clamorosa sorpresa della serata e le più cocenti sconfitte e delusioni tra i candidati è stata quella dei film di animazione: Missing Link, pellicola in stop motion (la stessa tecnica utilizzata per Nightmare Before Christmas) ha battuto il terzo capitolo della saga Dragon Trainer e soprattutto pezzi da novanta targati Disney come Toy Story 4, Il Re Leone (rifacimento firmato da Jon Favreau, regista dei primi due Iron Man) e Frozen II, proprio nel giorno in cui quest'ultimo - attesissimo seguito del blasonato Frozen - diventava il cartone di maggiore incasso nella storia del cinema.

Vista la potenza e gli incassi stellari del colosso dell'intrattenimento non avremmo mai pensato che il titolo meno conosciuto in competizione potesse farcela: probabilmente i tre kolossal si sono tolti voti a vicenda.

Ma ciò non toglie la soddisfazione da parte nostra per un palmarès che ancora una volta si dimostra interessante.

Aspettiamo gli Oscar, ma già i Golden Globe sono uno sfizioso aperitivo.




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