QUILIANO 2017. RATATAPLAN, L'INGEGNO DELL'INGEGNERE
(Clicca sulla locandina per vedere la sigla iniziale disegnata da Guido Manuli e alcune scene del film).
Itaklia, 1979
95'
Regia: Maurizio Nichetti
Interpreti: Maurizio Nichetti, Angela Finocchiaro, Edi Angelillo, Roland Topor, Lidia Biondi, Giorgio "Gero" Caldarelli.
Colombo (Nichetti) è un timido ingegnere con molto ingegno.
Pure troppo, per un lavoro da ufficio.
Infatti si deve accontentare di fare il cameriere tuttofare presso un isolato chioschetto di bibite posto sopra una brulla collinetta (la cosiddetta Montagnetta di San Siro o Monte Stella a Milano, al giorno d'oggi decisamente meglio tenuta) e di sfogare la sua creatività a casa (trasformata in un laboratorio pieno zeppo di invenzioni) e in un gruppo teatrale itinerante piuttosto scalcinato.
Egli è innamorato non corrisposto di una bella vicina (Angelillo) e cerca di attirare la sua attenzione in tutti modi ma riuscirà a farsi notare solo grazie ad un colpo di genio.
Sarà il suo vero amore?
1979.
L'Italia era alle prese con il terrorismo politico - le stragi di Piazza Fontana a Milano e di Piazza della Loggia a Brescia erano di non molti anni prima, ancora non si era spento l'eco del rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro l'anno precedente, mentre nei primi mesi dell'anno vengono assassinati il sindacalista Guido Rossa, il giudice Emilio Alessandrini, il giornalista Mino Pecorelli, l'avvocato Giorgio Ambrosoli, l'ufficiale dei carabinieri Antonio Varisco, il capo della squadra Mobile di Palermo Boris Giuliano.
Il capoluogo lombardo era alla vigilia del fenomeno "Milano da bere" (termine preso in prestito da un celebre spot pubblicitario del 1985 dell'Amaro Ramazzotti) e anche gli USA erano alle soglie del reaganesimo, ancora scottati dalla bruciante sconfitta in Vietnam del decennio precedente - Il Cacciatore di Michael Cimino in quest'anno (lo stesso dell'uscita di Apocalypse Now di Francis Ford Coppola) riuscì a imporsi agli Oscar con 5 statuette (film, regia, Christopher Walken attore non protagonista, montaggio, sonoro).
Nel contesto di questi drammatici fermenti e cambiamenti sociali, politici ed economici, a Settembre uscì in sordina un piccolo film interpretato da un mimo e attore milanese, al suo esordio alla regia.
Un film lieve, surreale, poetico con un protagonista che non parla mai e che ricorda i divi comici del muto Buster Keaton nell'imperturbabilità e nella fisicità, Charlie Chaplin nella malinconia, Jacques Tati nella goffaggine.
Ma con una cifra stilistica originale e molto italiana.
Dietro alle piroette e agli inciampi di Colombo e dei suoi sgangherati compari - "Quelli di Grock", compagnia teatrale veramente esistente fondata dallo stesso Nichetti e che vede, tra i propri membri, anche Gero Caldarelli (colui che fa muovere il Gabibbo) e la Finocchiaro, presenti anche in questa pellicola - c'è infatti la farsa e lo sberleffo nei confronti di una società dove il capitale riesce a monetizzare perfino i miracoli (falsi, in questo caso) e l'automazione spersonalizza i rapporti umani, una società contraddittoria dove grattacieli e palazzoni di uffici convivono con le povere case di ringhiera (quella dove vive il protagonista esiste tuttora ed è in Via Gaetano De Castillia, all'ombra del Bosco Verticale e a pochi passi da Piazza Gae Aulenti e dai grattacieli di Porta Nuova), dove alla frenetica vita di città si contrappone la semplicità (non tanto idilliaca e pacifica, in realtà) della campagna.
Interessante, nel cast, la presenza di Roland Topor, poliedrico artista (illustratore, attore, mimo, scrittore, drammaturgo...) francese che, assieme a Alejandro Jodorowsky - l'ormai anziano cineasta cileno che ha portato i suoi recenti La Danza de la Realidad e Poesia Sin Fin a Cannes rispettivamente nel 2013 e nel 2016 - e allo spagnolo Fernardo Arrabal, è stato uno degli alfieri del surrealismo nel mondo dello spettacolo Anni Sessanta.
E di un surrealismo caotico e provocatorio.
Anche la vicenda narrata procede in modo tutt'altro che lineare, con una serie di episodi (semplicistico chiamarli sketches) ricchi di ironia, buffi, simpatici e pieni di colpi di scena che spiazzano lo spettatore.
Esemplare, a tal proposito, quello in cui a Colombo viene ordinato un bicchiere d'acqua: per portarlo a destinazione deve attraversare mezza città e gliene succedono di tutti i colori; alla fine arriva a destinazione, ma...
Ecco, Nichetti aveva già anticipato la "Milano da bere"!
Ratataplan rappresentò ai tempi una boccata di aria fresca, ma anche ai giorni nostri non possiamo non apprezzare il carattere eversivo e anarchico della sua poesia e della sua ironia, ben rappresentato già dagli immaginifici titoli di testa dell'animatore Guido Manuli
Nonostante un budget molto limitato, fu subito grande successo di pubblico sia in Italia che (cosa meno scontata) all'estero, grazie soprattutto al passaparola.
Ne avevamo già parlato a proposito di Cosimo e Nicole di Francesco Amato: è sempre la stessa storia, solo proponendo qualcosa di nuovo il cinema italiano si arricchisce e cresce.
Gli organizzatori del Premio Quiliano Cinema hanno fatto bene a scegliere allora due cineasti che hanno saputo distinguersi dai colleghi.
Amato è giovane e promettente e ha le carte in regola per farsi conoscere ancora di più.
Nichetti ha saputo costruirsi una carriera piena di soddisfazioni restando fedele al proprio personalissimo stile, pur sperimentando molto.
Insomma, per i cineasti alle prime armi da Quiliano arriva un messaggio: osate, sperimentate, fate fruttare le vostre idee e il vostro talento.
Chissà, magari anche voi un giorno potreste arrivare in questo bel paesino per essere premiati...
Etichette: Angelillo, Apocalypse Now, Cosimo e Nicole, Finocchiaro, Francesco Amato, Il Cacciatore, Jodorowsky, Manuli, Nichetti, Quiliano 2017, Ratataplan, Topor
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page