I DOC: IL FUTURO NON E' SCRITTO, VITA E ARTE DEL PARTIGIANO JOE
(Clicca sulla locandina per vedere il trailer)
Gran Bretagna/USA/Irlanda, 2007
123'
Regia: Julian Temple
Con: Joe Strummer, Mick Jones, Topper Headon, Bono, Flea, Courtney Love, Jim Jarmusch, Steve Buscemi, Johnny Depp, Matt Dillon, Martin Scorsese.
Per realizzare il definitivo documentario-tributo al "signore della guerra del punk-rock" (auto-definizione di Joe stesso) ci sono voluti 5 anni, a partire da quel maledetto 22 Dicembre 2002, quando un banale attacco cardiaco privò il mondo del più significativo cantautore che il rock'n'roll abbia mai espresso: Joe Strummer, naturalmente.
Il britannico Julian Temple - già autore di due documentari sui Sex Pistols e regista di fiction - ha raccolto meticolosamente ogni filmato, fotografia, intervista; ha chiamato a raccolta musicisti, star del cinema, amici e conoscenti che in qualche modo avevano incrociato la strada con Joe.
Li ha fatti mettere intorno a un fuoco da campo - come quelli che Strummer stesso amava - e ha lasciato che parlassero a ruota libera, ricordando e, in più di un caso, commuovendosi.
Il regista segue l'ordine cronologico degli eventi, alternando qua e là ai filmati spezzoni di film e animazioni grafiche ricavate da schizzi a matita di Joe, che era anche un notevole illustratore.
Si parte quindi dall'infanzia del nostro, di cui non si era mai saputo tantissimo (quanti sospettavano che fosse stato uno scout?), poi si passa agli anni difficili in collegio, alla ribellione adolescenziale e alla vita da hippy negli squat, dove avviene la scoperta del proprio talento musicale.
Qui John Graham Mellor - il suo vero nome - diventa prima Woody (in onore di Woody Guthrie), poi Joe Strummer, lo "strimpellatore".
Mentre suona e canta nella pub band 101'ers viene notato dall'aspirante manager Bernie Rhodes e diventa il leader di quello che anni dopo Andy Warhol proclamerà "l'unico gruppo che conta": i Clash.
Il resto è storia: l'ascesa internazionale, il passaggio dalla punk music dei primi anni all'eclettico mix sperimentale di album come London Calling e Sandinista!, il ruolo sempre più impegnativo di portavoce politico di una generazione, l'improvviso e drammatico scioglimento della band, gli anni della solitudine e della depressione, infine il ritorno sulle scene coi Mescaleros e la riappacificazione con se stesso.
Il documentario di Temple ha qualche carenza (manca il punto di vista del bassista dei Clash, Paul Simonon; il riassunto è molto sintetico, tanto che alcuni episodi della vita di Joe sono espunti o solo accennati) e molti pregi; tra questi sicuramente quello di non aver nascosto i difetti e le debolezze dell'artista.
Il Futuro Non è Scritto è il racconto sincero e in parte impietoso di un novello Prometeo che si è sempre ribellato alle convenzioni e alle autorità, che ha conosciuto la vetta dall'Olimpo dello star system e ha avuto l'ambizione smisurata di cambiare per sempre la musica - e perché no? - anche il mondo attraverso di essa.
Ma il destino di Joe Strummer, nella sua vertigine egocentrica, non poteva non essere simile a quello del Titano.
Precipitato dagli dei - o dai suoi demoni - sulla terra, egli è però riuscito a rialzarsi e a ricominciare mettendosi nuovamente in discussione, arrestato nella sua risalita soltanto dalla morte prematura.
Come l'eroe mitologico, anche Joe ha lasciato in eredità ai posteri il fuoco: non quello effimero di un falò, ma quello della passione per la musica.
Un fuoco che non si spegnerà mai in chi ha amato e continua a cantare le sue canzoni.
Etichette: Bono, Buscemi, Dillon, Flea, I DOC, Il Futuro Non è Scritto, Jarmusch, Johnny Depp, Julian Temple, Mick Jones, Scorsese, Strummer, The Clash, Topper Headon
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