CANNES 2012. UN PASSO INDIETRO?
(Il regista Michael Haneke con la Palma d'Oro)
Dopo l’ubriacatura di meritocrazia dello scorso anno, quando la giuria presieduta da Robert De Niro aveva schiaffato in faccia alla critica più snob un responso sacrosanto ma tutt’altro che scontato (Palma d’Oro a The Tree of Life di Terrence Malick, Nicolas Winding Refn miglior regista, Kristen Dunst e Jean Dujardin migliori interpreti), era logico aspettarsi quest’anno un verdetto meno coraggioso.
E così è stato.
Non che tutte le scelte siano state sciagurate: il divo danese Mads Mikkelsen (miglior attore) è bravo e versatile; il Gran Prix a Garrone è utile per ricordare al mondo e a noi stessi che non tutti i film italiani sono cinepanettoni.
Però è lecito ignorare autori come Cronenberg e Anderson, Hillcoat e Nichols?
E’ sensato premiare come migliori attrici due carneidi, pur avendo a disposizione una rosa che andava da Jessica Chastain a Juliette Binoche, da Marion Cotillard a Nicole Kidman?
E quanti davvero si recheranno nei cinema per vedere il palmadorato drammone senile di Haneke?
Soprattutto: l’assenza di riconoscimenti a pellicole hollywoodiane – intendendo non soltanto quelle di produzione americana, ma quelle genericamente “di genere” – sta a significare un fallimento della linea intrapresa dal direttore artistico Thierry Frémaux negli ultimi anni?
Naturalmente no, anzi. Come già avevamo scritto in relazione a Venezia 2011 (vedi il post), il compito dei giurati in fin dei conti è sottoporsi a un giochino di gusto personale. Discutibile finchè si vuole ma lecito, una volta accettate le regole.
Ciò che conta realmente è la programmazione, e non è sbagliato lasciare spazio anche a opere che possano piacere al grande pubblico: i film di genere possono anche essere film d’autore.
E poi, diciamo la verità: se non fosse per loro, chi se li filerebbe davvero i festival del cinema?!
Le “abbiette leggi” del mercato - per usare una fraseologia cara a Godard - non c’entrano nulla. Per questo, nonostante tutto, quella di Frémaux è stata l’ennesima vittoria.
Continua così, Thierry. Niente passi indietro.
Etichette: Binoche, CANNES 2012, Chastain, Cotillard, Cronenberg, De Niro, Dunst, Frémaux, Godard, Hillcoat, Jean Dujardin, Kidman, Nichols, Nicolas Winding Refn, Terrence Malick, Venezia 2011, Wes Anderson
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