OSCAR 2018. SCAPPA-GET OUT, INDOVINA CHI MUORE A CENA
(Clicca sulla locandina per vedere il trailer).
USA, 2017
103'
Regia: Jordan Peele
Interpreti: Daniel Kaluuya, Allison Williams, Catherine Keener, Bradley Withford, LilRel Howery, Caleb Landry Jones, Lakeith Stanfield, Keegan-Michael Key.
Chris (Kaluuya), afroamericano, va in campagna per il fine settimana con la sua nuova fidanzata di razza caucasica (Williams), per conoscere la famiglia di lei.
Nonostante i suoi timori, il ragazzo viene accolto bene.
Eppure, quei borghesi liberal sembrano nascondere qualcosa di inquietante...
Avviso ai gestori di cinema, videostore e siti di streaming: questo film deve essere archiviato sotto la voce "Commedie".
O almeno è questo ciò che devono aver pensato i selezionatori dei Golden Globe che lo hanno candidato nella categoria, suscitando qualche disappunto (anche noi avevamo espresso le nostre perplessità in questo post).
In verità non c'è molto di effettivamente umoristico, fatta eccezione delle battute - in larga parte improvvisate - del massiccio LilRel Howery, che interpreta il miglior amico del protagonista.
Più probabilmente ha influito il curriculum del regista.
Jordan Peele - esordiente dietro la macchina da presa - è infatti un comedian televisivo, popolare in USA come metà del duo Key & Peele (l'altra metà, Keegan-Michael Key, fa una fugace comparsata).
Peele è divenuto così il primo afroamericano a vincere nella categoria, al termine di un testa-a-testa serratissimo con Martin McDonagh (in corsa per 3 Manifesti a Ebbing, Missouri).
Get Out è un horror con risvolti di critica socio-politica e una morale apertamente liberal.
Secondo il suo autore, i "neri" americani dell'era post-Obama vivono in uno stato di costante assedio da parte dei "bianchi", dai quali sono sempre più visti con sospetto e pregiudizio.
Solo paranoia?
No, se si considerano gli innumerevoli fattacci di cronaca di questi anni, che hanno visto persone di colore spesso e volentieri vittime di azioni sconsiderate e violente da parte delle forze dell'ordine, con ovvia indignazione dell'opinione pubblica.
Ecco che il film diventa allora lo specchio di una comunità e di una società ancora troppo soffocata dalle proprie contraddizioni, come dimostra oltretutto la reazione degli esperti del settore, nettamente divisi in due: chi ha maltrattato la pellicola (il critico Rex Reed si è addirittura spinto a definirla "Una delle peggiori che abbia mai visto, una vera truffa") e chi - come i giornalisti esteri e i selezionatori dell'Academy - l'ha incensata al punto di inserita tra le migliori dell'anno.
Noi ci siamo assai divertiti a individuarne tutti gli omaggi e i rimandi cinematografici nascosti.
Lo spunto narrativo è chiaramente un incrocio tra Indovina Chi Viene a Cena e La Fabbrica delle Mogli, ma si possono trovare anche riferimenti a Halloween (il prologo lungo il viale alberato), La Notte dei Morti Viventi (l'eroe nero che si deve guardare dai comprimari bianchi), Il Silenzio degli Innocenti (la scena dell'ipnosi), la serie tv Lost (il vecchio filmato esplicativo)...
Jordan Peele è un comico di buon livello (durante le riprese si è divertito a mantenere alto il morale della truppa imitando varie personalità afro: Forest Whitaker, Tracy Morgan e Barack Obama), ma sopratutto è un regista che sembra avere la stoffa per diventare un Regista.
Solo il tempo ci dirà se diventerà un John Carpenter nero o un Kevin Smith più a suo agio col genere horror.
OSCAR 2018. TRE MANIFESTI A EBBING MISSOURI, LA GUERRA DI MILDRED
(Clicca sulla locandina per vedere il trailer).
USA/Regno Unito, 2017
115'
Regia: Martin McDonagh
Interpreti: Frances McDormand, Sam Rockwell, Woody Harrelson, Caleb Landry Jones, John Hawkes, Lucas Hedges, Peter Dinklage, Abbie Cornish, Samara Weaving, Željko Ivanek.
Nel paesino (immaginario) di Ebbing nel Missouri, Mildred Hayes (McDormand) non riesce a darsi pace per la morte della figlia, barbaramente uccisa.
L'assassino non è stato ancora individuato e le indagini sono a un punto morto; così la donna affitta tre spazi pubblicitari e affigge altrettanti grossi cartelloni che puntano il dito contro la polizia locale, accusata di non aver fatto abbastanza per trovare il colpevole.
Ad essere chiamato in causa, in particolare, è lo sceriffo Willoughby (Harrelson), membro rispettato della comunità e padre e marito esemplare.
Costui ha già le sue grane, essendo malato di cancro in fase terminale ed essendo alle prese con le continue intemperanze del giovane agente Dixon (Rockwell), alcoolizzato, razzista e violento.
L'iniziativa della donna scatenerà una catena di eventi che cambieranno la vita di tutte le persone coinvolte.
Questa messe abbondante di premi non si è tramutata però in un successo travolgente di pubblico - ed è un vero peccato.
Già, anche perché solo lo script dovrebbe essere studiato nei corsi di sceneggiatura, ricco com'è di profondità, sfumature, colpi di scena, svolte improvvise di tono e di trama, personaggi interessanti e sfaccettati, dialoghi caustici, umorismo nero, pathos, pietas.
Il suo autore, Martin McDonagh, è un drammaturgo tra i più apprezzati del teatro mondiale - e non fatichiamo a capire perché - che ha saputo dire la sua anche dietro ad una macchina da presa.
Basti ricordare il suo cortometraggio Six Shooter (per il quale vinse un Oscar), ma anche i premiatissimi In Bruges (candidatura all'Oscar per la sceneggiatura originale nel 2009 e Golden Globe a Colin Farrell) e 7 Psicopatici (uscito nel 2012), black comedy con una vena sovversiva e nelle quali è bandito il politicamente corretto.
Anche in Tre Manifesti ci si diverte, ci si commuove, si riflette - e tutto ciò in un unico film, che pure ha una linearità e un equilibrio impeccabili.
E una storia che coinvolge, originale e ben congegnata, che porta ad un anticlimax finale che rappresenta la giusta conclusione per la vicenda.
Oltre a McDonagh, il merito della riuscita del film è da attribuire a contributi tecnici di grande livello e alle interpretazioni di un cast in stato di grazia.
Nelle parti di contorno funzionano molto bene John Hawkes (uno dei volti più noti del cinema indie USA, comparso anche nel Lincoln di Steven Spielberg), Peter Dinklage (uno dei protagonisti di Il Trono di Spade), Abbie Cornish (vista nel RoboCop del 2014), Željko Ivanek ( Argo e X-Men-Apocalisse) e i giovani Lucas Hedges (candidato all'Oscar come miglior attore non protagonista l' anno scorso), Caleb Landry Jones (è presente anche in Get Out) e Samara Weaving (spassosa!).
Ma è il terzetto di testa a fare la differenza - non per niente tutti e 3 gli interpreti principali sono stati candidati all'Oscar.
Woody Harrelson gigioneggia da par suo, ma riesce a dare al suo sceriffo Willoughby una dolente umanità.
Sam Rockwell, nella parte dell'agente Dixon, all'inizio è sopra le righe, volutamente esagerato; ma nel corso del film assistiamo ad una sorprendente evoluzione che porta infine ad un ribaltamento del suo personaggio.
Una prova attoriale straordinaria, che gli è valsa numerosi riconoscimenti, tra i quali una meritata statuetta nella Notte delle Stelle.
Statuetta sacrosanta anche per Frances McDormand, che ha fatto così il bis dopo la vittoria nel 1997 per Fargo, diretta dal marito Joel Coen (uno dei fratelli Coen).
Il suo personaggio è stato da più parti liquidato come una sorta di John Wayne al femminile, grezzo, turpiloquente e duro, assetato di vendetta e di giustizia.
Ma l'attrice di Chicago riesce a far trapelare le debolezze e la sensibilità di una donna che si è autocostretta ad essere forte per non sprofondare nella disperazione, di una donna che nonostante tutto non ha perso l'umanità, di una madre che si fa coriacea per non farsi sopraffare dai sensi di colpa.
I tre manifesti sono il suo urlo di rabbia e di dolore contro il mondo.
Ci sono dei film, magari non troppo noti né di grande successo commerciale, che riescono a colpirti e non ti escono più dalla testa.
OSCAR 2018. THE SHAPE OF WATER-LA FORMA DELL'ACQUA, QUESTO MOSTRO È UNA BELLEZZA
(Clicca sulla locandina per vedere il trailer).
USA, 2017
119'
Regia: Guillermo del Toro
Interpreti: Sally Hawkins, Doug Jones, Octavia Spencer, Michael Shannon, Richard Jenkins, Michael Stuhlbarg, Lauren Lee Smith.
Vedere qualcosa di così bello mi fa sembrare stupido considerare me stesso un regista.
Questo lusinghiero tweet del collega Kevin Smith da solo potrebbe essere sufficiente a definire il più recente lungometraggio firmato da Guillermo del Toro.
Quello di The Shape of Water-La Forma dell'Acqua è stato un cammino trionfale: prima il Leone d'Oro a Venezia, quindi il Golden Globe per la miglior regia, poi numerosi altri premi fino a giungere agli Oscar.
4 statuette in tutto: miglior film, regia, colonna sonora e scenografia.
Nell'ambito degli Academy Awards, si tratta della vittoria più netta dal 2015, quando a spuntarla fu Birdman di Alejandro G. Iñárritu (toh, un altro cineasta messicano; e l'anno prima Alfonso Cuarón aveva conquistato il premio alla regia per Gravity: a Hollywood dev'essere il loro momento).
Potrà piacere o no, ma una cosa è certa: è questo il film dell'anno.
Primi anni 60, nel pieno della Guerra Fredda.
Un'inserviente muta che lavora in un laboratorio di ricerca militare (Hawkins) si imbatte in un umanoide anfibio (Jones, già visto in Il Circo della Farfalla e Fantastici 4 e Silver Surfer), catturato per scopi scientifici e rinchiuso nella struttura.
L'essere è innocuo, ma un ufficiale viscido e crudele (Shannon, già intenso protagonista di Bug e Take Shelter) lo tortura e non si fa alcuno scrupolo quando i suoi superiori gli ordinano di ucciderlo.
Ma la donna, che col passare dei giorni si è affezionata - ricambiata - alla creatura, decide di intervenire per salvarlo, facendosi aiutare da una collega (Spencer) e da un anziano vicino (Jenkins)...
Autore in grado di coniugare come pochi il cinema impegnato (Il Labirinto del Fauno) a quello d'intrattenimento (Hellboy, Pacific Rim), del Toro ha dato forma a una favola moderna non priva di risvolti sociali, un incrocio tra Il Mostro della Laguna Nera, Il Favoloso Mondo di Amèlie, Il Ponte delle Spie, La Bella e la Bestia e La La Land.
The Shape of Water sembra voler accontentare tutti i palati: c'è la suspense, la storia d'amore, il sangue, la poesia, il messaggio progressista (i protagonisti sono due "diversi" e hanno come unici alleati un anziano gay, una voluminosa donna afro e un sovietico dal cuore d'oro).
Un pastiche ambizioso e un po' ruffiano che è riuscito a ottenere il plauso unanime della critica.
Il regista esplicita il proprio amore per la Hollywood dei tempi d'oro (si vedono spesso qua e là spezzoni di vecchi film in bianco e nero e c'è addirittura una scena in cui la donna e il mostro omaggiano Ginger & Fred) e le proprie idee politiche.
Questa pellicola è chiaramente l'opera di un cattolico liberal che detesta le autorità e i bigotti (rappresentati dai malvagi militari) e non nasconde la propria simpatia per i reietti e gli emarginati (su tutti, il simpaticissimo essere anfibio).
L'unico difetto? Il montaggio: con meno scene di sesso e violenza (alcune sono francamente superflue), questo film sarebbe stato un capolavoro.
Poco male: nella sua bizzaria è comunque diverso da ogni altro, anche perché derivato da un'idea originale.
Finalmente qualcosa di nuovo nel panorama hollywoodiano, ancora troppo fossilizzato su rifacimenti, adattamenti, prequel e sequel!
Forse più un film da festival che da Oscar?
Sì, ma da vedere.
(Clicca sulla foto per ascoltare/scaricare il file).
In questo secondo episodio parliamo di:
- I Tre Amigos, ovvero i tre registi messicani che hanno vinto quattro degli ultimi 5 Oscar per la migliore regia: dopo Alfonso Cuarón (nel 2014 per Gravity) e Alejandro González Iñárritu (nel 2015 per Birdman e nel 2016 per The Revenant), questa volta è stato il turno di Guillermo del Toro.
Dall'alto: Guillermo del Toro (a sinistra) riceve dalle mani di Warren Beatty l'Oscar per il miglior film; i migliori attori (da sinistra, Sam Rockwell, Frances McDormand, Allison Janney e Gary Oldman); Kobe Bryant (a sinistra) con la statuetta per il migliore cortometraggio d'animazione.
Beh, questi sono gli Oscar che la redazione di CINEMA A BOMBA! ha pronosticato correttamente dal 2012 (anno del nostro primo Speciale dedicato agli Academy Award) all'anno scorso.
Anche alla vigilia dell'edizione numero 90 ci siamo divertiti a fare le nostre previsioni (per tutte e 24 le categorie) su chi vincerà.
Eccole!
Voi cosa ne pensate?
MIGLIOR FILM
Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name), prodotto da Peter Spears, Luca Guadagnino, Emilie Georges e Marco Morabito
Dunkirk, prodotto da Emma Thomas e Christopher Nolan
Il filo nascosto (Phantom Thread), prodotto da JoAnne Sellar, Paul Thomas Anderson, Megan Ellison e Daniel Lupi
La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water), prodotto da Guillermo del Toro e J. Miles Dale ANG
Lady Bird, prodotto da Scott Rudin, Eli Bush e Evelyn O'Neill
L'ora più buia (Darkest Hour), prodotto da Tim Bevan, Eric Fellner, Lisa Bruce, Anthony McCarten e Douglas Urbanski
The Post, prodotto da Amy Pascal, Steven Spielberg e Kristie Macosko Krieger
Scappa - Get Out (Get Out), prodotto da Sean McKittrick, Jason Blum, Edward H. Hamm Jr. e Jordan Peele FRA
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri), prodotto da Graham Broadbent, Pete Czernin e Martin McDonagh FEDE
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA Willem Dafoe - The Florida Project Woody Harrelson - Tre Manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri) Richard Jenkins - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water) Christopher Plummer - Tutti i soldi del mondo (All the Money in the World) ANG Sam Rockwell - Tre Manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri) FEDEFRA
MIGLIOR CANZONE Mighty River (musica e testi di Mary J. Blige, Raphael Saadiq e Taura Stinson) - Mudbound ANG Mystery of Love (musica e testi di Sufjan Stevens) - Chiamami col tuo nome (Call Me By Your Name) Remember Me (musica e testi di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez) - Coco FRA Stand Up For Something (musica di Diane Warren, testi di Diane Warren e Lonnie Lynn) - Marshall This Is Me (musica e testi di Benj Pasek e Justin Paul) - The Greatest Showman FEDE
MIGLIOR FOTOGRAFIA
Roger A. Deakins - Blade Runner 2049FRA
Bruno Delbonnel - L'ora più buia (Darkest Hour) FEDE
Hoyte Van Hoytema - DunkirkANG
Rachel Morrison - Mudbound
Dan Laustsen - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)
MIGLIOR MONTAGGIO
Jon Gregory - Tre manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri) FEDE
Paul Machliss e Jonathan Amos - Baby Driver - Il genio della fuga (Baby Driver) ANG
Tatiana S. Riegel - I, Tonya
Lee Smith - DunkirkFRA
Sidney Wolinsky - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)
MIGLIOR SCENOGRAFIA
Paul Denham Austerberry, Shane Vieau e Jeff Melvin - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water) FRA
Nathan Crowley e Gary Fettis - Dunkirk
Dennis Gassner e Alessandra Querzola - Blade Runner 2049
Sarah Greenwood e Katie Spencer - La bella e la bestia (Beauty and the Beast)
Sarah Greenwood e Katie Spencer - L'ora più buia (Darkest Hour) ANGFEDE
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Joe Letteri, Daniel Barrett, Dan Lemmon e Joel Whist - The War - Il pianeta delle scimmie (War for the Planet of the Apes)
Ben Morris, Mike Mulholland, Neal Scanlan e Chris Corbould - Star Wars: Gli Ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi) FEDE
John Nelson, Gerd Nefzer, Paul Lambert e Richard R. Hoover - Blade Runner 2049ANGFRA
Stephen Rosenbaum, Jeff White, Scott Benza e Mike Meinardus - Kong: Skull Island
Christopher Townsend, Guy Williams, Jonathan Fawkner e Dan Sudick - Guardiani della Galassia Vol.2 (Guardians of the Galaxy Vol. 2)
MIGLIOR SONORO
Ron Bartlett, Doug Hemphill e Mac Ruth - Blade Runner 2049ANG
Christian Cooke, Brad Zoern e Glen Gauthier - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water) FEDE
David Parker, Michael Semanick, Ren Klyce e Stuart Wilson - Star Wars: Gli Ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi)
Julian Slater, Tim Cavagin e Mary H. Ellis - Baby Driver - Il genio della fuga (Baby Driver)
Mark Weingarten, Gregg Landaker e Gary A. Rizzo - DunkirkFRA
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Richard King e Alex Gibson - DunkirkANG
Mark Mangini e Theo Green - Blade Runner 2049
Nathan Robitaille e Nelson Ferreira - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water) FEDE
Julian Slater - Baby Driver - Il genio della fuga (Baby Driver) FRA
Matthew Wood e Ren Klyce - Star Wars: Gli Ultimi Jedi (Star Wars: The Last Jedi)
MIGLIORI COSTUMI
Consolata Boyle - Vittoria e Abdul (Victoria & Abdul)
Mark Bridges - Il filo nascosto (Phantom Thread) FRA
Jacqueline Durran - La bella e la bestia (Beauty and the Beast) FEDE
Jacqueline Durran - L'ora più buia (Darkest Hour) ANG
Luis Sequeira - La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water)
MIGLIORI TRUCCO E ACCONCIATURA
Daniel Phillips e Lou Sheppard - Vittoria e Abdul (Victoria & Abdul) ANG
Arjen Tuiten - Wonder
Kazuhiro Tsuji, David Malinowski e Lucy Sibbick - L'ora più buia (Darkest Hour) FEDEFRA
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D'ANIMAZIONE Dear Basketball, regia di Glen Keane e Kobe Bryant FEDE Garden Party, regia di Victor Caire e Gabriel Grapperon Lou, regia di Dave Mullins e Dana Murray ANG Negative Space, regia di Max Portner e Ru Kuwahata FRA Revolting Rhymes, regia di Jakob Schuh e Jan Lachauer
Chi vincerà l'edizione numero 90 degli Academy Award - meglio noti come Premi Oscar?
La domanda è sulle labbra screpolate di tutti, ma la risposta quest'anno è tutt'altro che semplice.
Innanzitutto perché, nonostante gli scarsi incassi complessivi delle pellicole nominate, la loro qualità è molto buona.
Ce n'è per tutti i gusti, essendo molti i generi rappresentati: bellico ( Dunkirk), biografico (L'ora più buia), di denuncia (The Post), sentimentale etero (The Shape of Water) e omosex (Chiamami col tuo nome), di vendetta (Tre Manifesti a Ebbing, Missouri), gotico-romantico (Il Filo Nascosto), di formazione (Lady Bird), horror (Get Out).
Questo per semplificare parecchio, perché molte di queste opere sono difficilmente etichettabili, essendo così originali da rappresentare un punto di svolta o un unicum - questo vale soprattutto per i film di Jordan Peele, Martin McDonagh, Christopher Nolan, Paul Thomas Anderson e Guillermo del Toro.
Ma non si può negare l'ottimo lavoro svolto da Greta Gerwig, Steven Spielberg, Joe Wright e dal nostro Luca Guadagnino.
La difficoltà di fare pronostici deriva anche dal fatto che negli scorsi anni molti sono stati gli outsider che l'hanno spuntata su avversari maggiormente accreditati alla vigilia: è il caso di The Artist nel 2012, Argo nel 2013, Il Caso Spotlight nel 2016 e Moonlight nel 2017.
Un'altra incognita è data dall'impatto di movimenti di opinione come #MeToo e Time's Up, che hanno posto l'attenzione (finalmente) sulle condizioni delle donne nel mondo del cinema e che si sono fatti sentire anche in occasione dei recenti Golden Globe.
Chi sono i favoriti, quindi?
Innanzitutto, chi ha una doppia candidatura per film e regia parte avvantaggiato - recentemente solo il già citato Argo ha vinto senza avere al suo attivo pure una nomina per il regista.
Ma un film straordinario come Tre Manifesti non ci sentiamo di escluderlo aprioristicamente dalla competizione.
Forse hanno un po' meno chance le due vere sorprese di questa edizione, L'ora più buia e Il Filo Nascosto (6 candidature ciascuno), il "solito" (ottimo) Spielberg e il "forestiero" Luca Guadagnino.
Di certo la concorrenza è agguerrita.
Dalla sua The Shape of Water ha la vittoria del Leone d'Oro a Venezia 2017, il premio alla regia ai Golden Globe 2018 e il maggior numero di nomination (ben 13).
Senza considerare, dal punto di vista scaramantico, il fatto che partecipare alla Mostra della Laguna porta bene e, dal punto di vista statistico, il successo dei registi messicani negli ultimi anni (tre Oscar consecutivi alla regia, serie interrotta dal giovane Damien Chazelle di La La Land l' anno scorso).
D'altra parte, Lady Bird può contare sull'affermazione ai globi d'oro e sulla suggestione di vedere premiata una donna (Greta Gerwig, che è solo la quinta regista ad essere nominata nell'apposita categoria!).
Pure Get Out potrebbe farcela: ormai non farebbe più notizia l'affermazione di un film diretto da un cineasta di colore (vedi 12 Anni Schiavo e Moonlight) e pertanto ci si potrebbe concentrare maggiormente sulla qualità dell'opera, certamente una delle più interessanti.
Ma anche la più militante - e abbiamo visto come a Hollywood recentemente le motivazioni politiche abbiano avuto più peso rispetto ad altre considerazioni.
Riguardo a queste ultime due pellicole, un eventuale successo premierebbe un'opera prima (la Gerwig è un'attrice, Peele un comico).
Incredibilmente Christopher Nolan è alla sua prima nomination per la regia - va detto che in questa categoria solo Anderson in passato è stato nominato (per Il Petroliere, nel 2008; ora comunque è a quota 8 candidature personali complessive): tutti gli altri (Nolan compreso) sono degli esordienti.
Ciò sorprende, visto l'enorme impatto che i suoi lavori hanno avuto nella cinematografia degli ultimi 20 anni, e ciò potrebbe quindi portare acqua al mulino dell'autore della saga del Cavaliere Oscuro e di Interstellar, che vedrebbe così riconosciuto il suo grande talento.
Il suo originale kolossal bellico è anche l'unico che ha avuto buoni incassi e che ha un respiro epico da "film da Oscar"; tuttavia, come abbiamo visto negli scorsi anni, c'è scollamento tra Academy e pubblico pagante, scollamento che potrebbe definitivamente palesarsi come un problematico dato di fatto.
Noi, alla fine, un'idea di chi potrebbe vincere ce la siamo fatta.
Quindi continuate a seguirci per scoprire le nostre previsioni - lo sapete che ormai siamo piuttosto attendibili e che spesso ci azzecchiamo.
Nel frattempo date un'occhiata ai trailer dei film candidati - a breve recensiremo quelli più meritevoli - e ai registi alle prese con la realizzazione delle scene.
Solo con lo Speciale Oscar di CINEMA A BOMBA! potrete sentirvi veramente parte della magica Notte delle Stelle!
MIGLIOR FILM
Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name), prodotto da Peter Spears, Luca Guadagnino, Emilie Georges e Marco Morabito
Dunkirk, prodotto da Emma Thomas e Christopher Nolan
Il filo nascosto (Phantom Thread), prodotto da JoAnne Sellar, Paul Thomas Anderson, Megan Ellison e Daniel Lupi
La forma dell'acqua - The Shape of Water (The Shape of Water), prodotto da Guillermo del Toro e J. Miles Dale
Lady Bird, prodotto da Scott Rudin, Eli Bush e Evelyn O'Neill
L'ora più buia (Darkest Hour), prodotto da Tim Bevan, Eric Fellner, Lisa Bruce, Anthony McCarten e Douglas Urbanski
The Post, prodotto da Amy Pascal, Steven Spielberg e Kristie Macosko Krieger
Scappa - Get Out (Get Out), prodotto da Sean McKittrick, Jason Blum, Edward H. Hamm Jr. e Jordan Peele
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri (Three Billboards Outside Ebbing, Missouri), prodotto da Graham Broadbent, Pete Czernin e Martin McDonagh