CINEMA A BOMBA!

martedì 31 ottobre 2017

I CLASSICI: LO SQUALO, UN'ESTATE DA MORDERE

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1975
27'
Regia: Steven Spielberg
Interpreti: Roy Scheider, Richard Dreyfuss, Robert Shaw, Lorraine Gary, Murray Hamilton, Carl Gottlieb, Peter Benchley.


Il placido isolotto di Amity (New England) viene scosso dalla morte violenta di una ragazza in mare. Il capo della polizia (Scheider) capisce subito che il responsabile è un feroce squalo che si è avvicinato alla costa, ma il sindaco si rifiuta di chiudere le spiagge per non compromettere il turismo balneare.

Mentre l'animale continua a mietere vittime, intervengono anche un biologo marino (Dreyfuss) e un vecchio lupo di mare dal passato tragico (Shaw).
Urge una battuta di caccia per risolvere la questione...






Mentre scriviamo queste righe dovreste aver finito tutti le eventuali vacanze balneari, così da potervi gustare senza ansie la riscoperta di questo superclassico horror marino (i programmatori tv, con reiterato sadismo, lo trasmettono regolarmente durante la stagione estiva).

Insieme a Halloween, Nightmare, Venerdì 13 e altri, Lo Squalo è stato anche uno dei principali franchise del genere negli anni 70-80, il ventennio d'oro del cinema di spavento, e contribuì inoltre a definire l'allora giovane Steven Spielberg come la stella più brillante del firmamento hollywoodiano.

Il futuro autore di Indiana Jones, Jurassic Park e Il Ponte delle Spie mette in mostra tutte le proprie abilità tecniche, a partire da due intuizioni geniali: girare il 25% della pellicola a pelo d'acqua - così da conferire soggettività alle riprese e quindi un senso di maggior coinvolgimento nello spettatore - e non mostrare quasi mai il famigerato squalo.

Proprio vero: complessivamente, il vecchio Bruce (battezzato così da Steven in "onore" del proprio avvocato) compare sullo schermo per soli 4 minuti!






Il regista gioca di sottrazione (spesso spaventa di più ciò che NON viene mostrato), ma non solo per scelta: durante la lavorazione furono innumerevoli gli incidenti nel movimentare il pesantissimo animale meccanico, al punto che qualcuno della troupe iniziò a parlare di "film maledetto" ancor prima che fosse finito.

Non aiutarono le difficoltà logistiche ed economiche, i dissapori nel cast, i problemi di alcolismo di Robert Shaw (che tuttavia non gli impedirono di riscrivere il monologo notturno sulla nave, trovandone il tono giusto alla prima ripresa).
Maledizione o meno, il risultato finale lascia a bocca aperta ancora adesso.

Sulle note inquietanti del mitico John Williams (lo stesso autore delle musiche di Star Wars), ci sono almeno 3 sequenze da Storia del Cinema: il prologo con la ragazza in mare; l'attacco sulla spiaggia (l'effetto del primo piano di Scheider con lo sfondo che sembra allontanarsi fu realizzato con una semplice carrellata all'indietro abbinata a uno zoom in avanti); la scena dello squalo che emerge dall'acqua mentre Brody butta il pesce in mare (Scheider improvvisò la conseguente, famosa battuta "Ci servirà una barca più grande!").

Con Lo Squalo Spielberg è riuscito a spaventare senza scadere in un eccesso di effettacci splatter, firmando un horror da antologia.

Pronti a prendere il largo?
Buon Halloween dalla Redazione di CINEMA A BOMBA!




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domenica 29 ottobre 2017

HARRY POTTER E LA PIETRA FILOSOFALE, CHE LA MAGIA ABBIA INIZIO!

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Regno Unito/USA, 2001
152' - 159 (versione estesa)
Regia: Chris Columbus
Interpreti: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, John Cleese, Robbie Coltrane, Richard Harris, Ian Hart, Richard Griffiths, John Hurt, Alan Rickman, Fiona Shaw, Maggie Smith, Tom Felton, Julie Walters.


31 Ottobre 1981.
Il malvagio stregone Voldemort uccide i suoi rivali, i coniugi James Potter e Lily Evans, ma non riesce a fare altrettanto col loro figlio di poco più di un anno - la madre, prima di morire è riuscita a imporre una protezione così potente al bimbo da resistere a questo potente attacco, che anzi è rimbalzato su colui che l'ha lanciato lasciandolo mezzo morto e indebolendolo a tal punto da non poter usare molti dei suoi (tanti) poteri.
Al piccino resterà, invece, solamente una cicatrice a forma di saetta in fronte.

In virtù di questo fatto prodigioso, nel mondo magico il nome di Harry Potter diventa famosissimo; ma il buon Albus Silente decide, per il suo bene, di allontanarlo e di affidarlo ai suoi unici parenti, i Dursley, zii materni babbani (cioè, umani ma senza poteri magici), parecchio intolleranti nei confronti della magia, piuttosto gretti e ostili nei confronti del bimbo, ma adoranti genitori del viziato e insopportabile ciccione Dudley.

La vita è dura a Privet Drive, ma a qualche giorno dal suo undicesimo compleanno le cose cambiano per Harry: lui, che non è mai stato cercato da nessuno, riceve una lettera misteriosa recapitata da un gufo.
Non riesce a leggere il contenuto, perché gli zii gliela distruggono; e così fanno per le altre, che arrivano in continuazione, senza sosta, costringendoli esasperati alla fuga in un posto isolato in mezzo al mare.

Ma non serve a niente, poiché allo scoccare della mezzanotte del giorno del compleanno l'imponente Hagrid fa irruzione nella stamberga e finalmente porta il messaggio al ragazzino: Harry è stato ammesso a Hogwarts, prestigiosa scuola di magia e stregoneria della quale è preside Albus Silente.

Il mezzo gigante lo porta via con sé e lo trascinerà in un mondo fantastico, fatto di incanto, creature inconsuete, misteri: dapprima in Diagon Alley (l'affollatissima via londinese nascosta ai babbani dei negozi magici, dove Harry comprerà la sua bacchetta magica fatta con la piuma di una fenice), poi sul binario 9 3/4 della stazione di King's Cross dal quale parte l'Hogwarts Express.

E infine nella suggestiva scuola, dove verrà smistato nella casa di Grifondoro - una delle quattro di Hogwarts: le altre sono Serpeverde (dove capita l'arrogante Draco Malfoy), Tassorosso e Corvonero - assiema ai suoi nuovi amici, il rosso sfigatello Ron Weasley e la secchiona petulante Hermione Granger.

Il suo noviziato non sarà certo noioso: partite di Quidditch (gioco di squadra spettacolare e molto amato dai maghi e del quale Harry si scoprirà un campione), lezioni insolite (pozioni, difesa dalle arti oscure...), professori pittoreschi (l'inquietante Severus Piton, l'austera Minerva McGranitt, il balbettante Quirinus Raptor...), orchi, centauri, feroci mostri a tre teste.

E una pietra filosofale alla quale Voldemort dà la caccia.

Il primo anno non sarà facile per Harry Potter, ma al suo fianco ci sono le persone giuste.






Come può tradurre il cinema un romanzo di grande successo in un film che non scontenti i fan?

In molti casi si ritoccano i personaggi, si adattano le situazioni, si ricorre (un po' vigliaccamente) all'"ispirato liberamente a"; in altri addirittura si stravolge l'intera storia, snaturandola, e prendendone solo alcuni spunti.

Nel caso di Harry Potter, però, l'impresa non era delle più semplici - anzi - in quanto i libri scritti da J.K. Rowling sono ricchi di personaggi, avvenimenti, intrecci, immaginazione, e letti da milioni di lettori esigenti.

Senza contare che l'autrice aveva posto come condizioni per cederne i diritti il controllo creativo durante la produzione e un cast di attori britannici.

Il produttore David Heyman e la Warner Bros. accettarono la sfida, intuendo il grande potenziale della storia, e a quattro anni dall'uscita di Harry Potter e la Pietra Filosofale, primo libro della serie dedicata al maghetto occhialuto, ecco arrivare la trasposizione cinematografica diretta da Chris Columbus, già regista di film per ragazzi come Mamma, Ho Perso l'Aereo e Mrs. Doubtfire.

Il riscontro di pubblico e critica fu fin da subito entusiasmante - e non è difficile capire il perché.

Lo sceneggiatore Steve Kloves, coadiuvato dalla Rowling, è riuscito pur con qualche taglio e pochi aggiustamenti a rimanere fedele alla storia e all'atmosfera del romanzo, mentre la regia di Columbus è briosa.

Le scenografie e le ambientazioni sono spettacolari: non era semplice rendere sullo schermo i luoghi fantastici del racconto, ma i Leavesden Film Studios (presso Londra), la stazione ferroviaria di King's Cross, l'Ainwick Castle, le cattedrali di Glouchester e Durham, la strada Picket Post Close a Bracknell, l'Australia House e lo zoo di Londra... si sono rivelati funzionali e sono ora diventati attrazioni turistiche frequentatissime dai fan della serie.

La colonna sonora di John Williams è una garanzia e il tema principale è ormai entrato nella storia del cinema.

Gli effetti speciali sono stati utilizzati benissimo e si sono rivelati fondamentali per rendere la magia del romanzo (c'è anche lo zampino della Industrial Light & Magic di Star Wars), ma anche costumi e trucchi sono da apprezzare.

Vincente è stata pure la scelta del cast, quasi del tutto composto da attori britannici - le eccezioni sono Richard Harris nel ruolo di Albus Silente e Fiona Shaw (zia Petunia), entrambi irlandesi.

Insieme ai due "forestieri" troviamo veterani di grande fama e sicuro mestiere - John Hurt ( La Talpa) e l'ineffabile Maggie Smith (era anche in Hook-Capitan Uncino, ricordate?) - ma anche caratteristi di lusso come l'ex Monty Python John Cleese, Ian Hart, Robbie Coltrane, Julie Walters e i recentemente scomparsi Richard Griffiths e Alan Rickman.

Quest'ultimo, nell'iconica parte di Severus Piton, è bravissimo ma assomiglia tantissimo a Renato Zero - che i truccatori vi si siano ispirati? Il sospetto che l'aspetto dei nostri cantanti sia fonte d'ispirazione ci è venuta anche ricscontrando similitudini tra il sultano di Le Avventure di Tintin-Il Segreto dell'Unicorno e Lucio Dalla...

Ma particolarmente azzeccata è la scelta dei giovani protagonisti, selezionati dopo accurate e agguerrite audizioni.
Compito delicatissimo, in quanto gli attori avrebbero dovuto crescere assieme ai personaggi interpretati.






Daniel Radcliffe è stato fortemente voluto dal regista stesso che pensava che con la sua aria sveglia e dolce sarebbe stato un Harry Potter perfetto.
Ci ha visto giusto, ma convincere i genitori del bambino non è stata certo impresa facile, timorosi com'erano che il successo avrebbe potuto rovinare il figlio.

Rupert Grint, grande fan dei romanzi della Rowling, ottenne la parte di Ron grazie alla sua spigliatezza e a un video-provino rap (!).

Ha dovuto superare la concorrenza di migliaia di ragazzine, invece, Emma Watson, scelta come Hermione per la serietà con la quale si era preparata alle audizioni e per la sicurezza di sé.
La stoffa ce l'ha, tanto è vero che è l'unica del terzetto ad aver ottenuto ruoli importanti anche dopo la fine della saga - anzi, si può tranquillamente affermare che sia una delle attrici più apprezzate e ricercate del momento.

Insomma, il successo del primo film della serie dedicata ad Harry Potter è stato frutto sì di uno sforzo economico degno di un kolossal, ma anche di scelte oculate, azzeccate e fortunate fatte da persone competenti.

Persino la stessa J.K. Rowling si è dichiarata soddisfatta dal risultato finale, e così gli attenti ed esigenti lettori.

Missione compiuta!




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domenica 22 ottobre 2017

HARRY POTTER. PERCHÉ UNO SPECIALE

Dall'alto: le prime edizioni dei romanzi su Harry Potter pubblicate dalla Bloomsbury Publishing; le prime edizioni dei romanzi su Harry Potter pubblicate in Italia dalla Salani Editore . 


26 Giugno 1997.

Mentre in Italia uno dei membri dello staff di CINEMA A BOMBA! soffiava dieci candeline sulla sua buonissima torta di compleanno, sugli scaffali delle librerie britanniche un ragazzino occhialuto con i capelli neri e una cicatrice a forma di saetta faceva capolino dalla copertina di un voluminoso libro.

La sua autrice aveva ideato la sua storia anni prima durante un viaggio in treno e l'aveva sviluppata in luoghi impensabili (lavanderie, locali pubblici...), pur dovendosi occupare nello stesso tempo - in condizioni economiche difficili e in profonda crisi personale - di una bambina piccola.

Dopo numerosi tentativi di ricerca di un agente letterario, ben dodici rifiuti da altrettanti editori e l'accettazione infine da parte della Bloomsbury Publishing, il frutto della sua fantasia era sì uscito, ma sotto pseudonimo - per vendere un libro per ragazzi, pensavano alla piccola casa editrice indipendente londinese, meglio non dire espressamente che lo ha scritto una donna.

E fu così che la giovane Joanna Rowling divenne J.K. Rowling.






20 anni dopo in tutto l'orbe terracqueo si festeggia quella data come una di quelle che ha cambiato il mondo.

7 romanzi - l'ultimo è del 2007 (a dieci anni dall'uscita del primo).
Traduzioni in quasi 80 lingue (tra le quali il latino!).
Circa 500 milioni di copie vendute.
Una serie di film che con circa 8 miliardi di dollari di incassi risulta la più remunerativa nella storia del cinema.

Sono solo alcuni degli impressionanti numeri del fenomeno Harry Potter, un fenomeno che non ha entusiasmato solo milioni di adolescenti e che ha avuto un fortissimo impatto nell'immaginario collettivo.

Chi non ha mai sentito parlare infatti di Harry Potter, dei suoi amici Ron ed Hermione e dei suoi avversari Lord Voldemort e Draco Malfoy?
Chi recandosi alla stazione ferroviaria di King's Cross a Londra non è mai andato alla ricerca del binario 9 3/4?
Chi non ha mai immaginato di ricevere da un gufo l'invito ad andare alla scuola per maghi di Hogwats con il treno omonimo, di conoscerne il preside Albus Silente (Albus Dumbledore, in originale) e di seguire le lezioni dei professori McGranitt (McGonagall), Remus Lupin, Severus Piton (Severus Snape)...?
Chi non ha mai sognato di giocare a Quidditch a cavallo di una velocissima scopa volante?

Chi non ha letto con passione i libri?
Bisogna riconoscere che la capacità narrativa della Rowling è impressionante: ognuno di essi si legge tutto di un fiato ed è scorrevole, appassionante, pieno di colpi di scena.

Già che ci siamo li ricordiamo.

- Harry Potter e la Pietra Filosofale (pubblicato nel Regno Unito nel 1997);
- Harry Potter e la Camera dei Segreti (1998);
- Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (1999);
- Harry Potter e il Calice di Fuoco (2000);
- Harry Potter e l'Ordine della Fenice (2003);
- Harry Potter e il Principe Mezzosangue (2005);
- Harry Potter e i Doni della Morte (2007).

A questi bisogna aggiungere Harry Potter e la Maledizione dell'Erede - seguito non canonico della serie in quanto opera teatrale in due atti scritta dal commediografo Jack Thorne su un soggetto dell'autrice - che ha debuttatto al Palace Theatre di Londra il 30 Luglio 2016 con un prevedibile successo di pubblico (che ha anche riguardato la versione cartacea della sceneggiatura, pubblicata un giorno dopo).






Chi non ha mai visto i film kolossal tratti dai romanzi, con gli attori che crescono come i personaggi che interpretano affiancati da grandi interpreti?

E proprio di queste trasposizioni cinematografiche - che hanno fatto incassi incredibili e che altrettanto incredibilmente non hanno mai vinto neppure un Oscar - si occuperà CINEMA A BOMBA!

In realtà avevamo già parlato di Animali Fantastici e Dove Trovarli, primo capitolo di una saga prequel ambientata nel mondo del maghetto.

Ma il ventennale dalla pubblicazione di Harry Potter e la Pietra Filosofale è un'occasione troppo ghiotta per non dedicare finalmente uno Speciale alle avventure del maghetto più famoso del mondo.

Pronti a salire sull'Hogwarts Express con noi?





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domenica 15 ottobre 2017

BLADE RUNNER 2049, GLI SPETTATORI DORMONO (E SOGNANO PECORE ELETTRICHE)

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2017
163'
Regia: Denis Villeneuve
Interpreti: Ryan Gosling, Harrison Ford, Jared Leto, Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Robin Wright, Mackenzie Davis, Dave Bautista, Barkhad Abdi, Carla Juri, Sean Young.


2049, trent'anni dopo i fatti narrati dal primo film.

L'agente K (Gosling), replicante blade runner (cioè cacciatore di suoi simili ribelli) di ultima generazione, nel corso di una missione trova una scatola contenente resti - resti di una replicante femmina che ha subito un cesareo.

La scoperta potrebbe portare a conseguenze drammatiche: nessuno pensava che le macchine potessero procreare; e se possono procreare, possono riprodursi tutte le volte che vogliono e aumentare di numero senza controllo.

E se i replicanti diventassero più numerosi degli umani potrebbero ribellarsi alla schiavitù nella quale sono costretti a vivere.

Inizia la caccia per trovare e di conseguenza studiare il figlio dell'androide.






C'erano grandi aspettative alla vigilia per il recupero del mondo legato al romanzo di Philip K. Dick Ma gli Androidi sognano Pecore Elettriche? - trasposto sul grande schermo con Blade Runner da Ridley Scott - 35 anni dopo uno dei film di fantascienza più famosi della storia del cinema.

I trailer promozionali che esaltavano la splendida fotografia di Roger Deakins - finora in carriera 13 nomination agli Oscar e neppure una statuetta vinta! Cosa aspetta l'Academy a premiarlo? Speriamo che questa sia la volta buona... -, le ambientazioni e musiche che rimandavano al precedente, la presenza di Harrison Ford erano riusciti a incuriosire gli utenti dei social network e a entusiasmare i fan del cult e di Scott e Ford.

Il cineasta britannico stavolta partecipa nelle vesti di produttore esecutivo avendo lasciato la direzione della pellicola nelle mani del canadese Denis Villeneuve, nominato agli Oscar di quest'anno per la migliore regia di un altro film fantascientifico, quel Arrival presentato nel 2016 alla Mostra di Venezia tra gli applausi e le acclamazioni degli accreditati.

Tuttavia dobbiamo riconoscere che non ha fatto bene.

Blade Runner 2049, pur osannato dai critici, si sta rivelando una grossa delusione per il pubblico, come dimostrano anche gli incassi tutt'altro che stellari e i commenti generali post proiezione.

Tra i delusi ci siamo anche noi della redazione di CINEMA A BOMBA!, che pure nutrivamo grandi speranze sul buon esito dell'operazione.

Cosa è andato storto, considerando che questa produzione colossale poteva vantare la partecipazione di due registi di un certo livello, un direttore della fotografia tra i più talentuosi, un compositore di colonne sonore tra i più amati (Hans Zimmer), un cast popolare che comprendeva Ryan Gosling ( Drive, Le Idi di Marzo, La La Land), Harrison Ford (non ha bisogno di presentazioni), Jared Leto (Joker nel mediocre Suicide Squad, ma Oscar come miglior attore non protagonista nel 2014 per Dallas Buyers Club), Robin Wright ( Wonder Woman), Mackenzie Davis ( The Martian- Sopravvissuto), Dave Bautista (il Drax di Guardiani della Galassia e Guardiani della Galassia Vol. 2)?

Innanzitutto una considerazione.

Se si fa un sequel il confronto con l'originale è inevitabile - e qui ci si sta confrontando con un capolavoro che è stato tra i più innovativi e visionari.

E Blade Runner 2049 purtroppo lo perde.

Il predecessore non era certo adrenalinico, ma le atmosfere plumbee, le sterminate metropoli al neon ascendenti verso un cielo buio che rovescia piogge acide sul brulicante sottomondo, gli androidi con una coscienza, una storia d'amore dolente e disperata... contribuivano a dargli un fascino languido e cupo ineguagliabile.

I paesaggi aridi e asettici del nuovo capitolo invece, sebbene suggestivi, sanno di déja-vu e non aggiungono elementi di novità nell'immaginario fantascientifico.

Non che manchino gli spunti interessanti (la spersonalizzazione dei rapporti umani, l'amore al tempo degli ologrammi, l'invadenza delle macchine nella vita di tutti i giorni, l'intelligenza artificiale portata ad un livello estremo...) - il film è tutt'altro che scemotto e superficiale ed è più un'opera d'autore che di intrattenimento - ma essi sono annacquati da una durata eccessiva della pellicola e inficiati dalla sonnolenza provocata agli spettatori.

Ci si annoia, infatti, in sala: il film è tanto lento da sembrare inerte e si fa fatica a seguire la trama che, pur interessante, già di per sé risulta non molto comprensibile e piena di incongruenze e contraddizioni.
Senza contare che spesso gira a vuoto.
E pensare che è stato coinvolto anche uno degli sceneggiatori (Hampton Fancher) del film del 1982...

Il finale non ha il pathos del predecessore, anche perché i monodimensionali cattivi (interpretati da Jared Leto - avrebbe dovuto essere David Bowie, ma è morto prima: sarebbe stato una scelta più intrigante - e Sylvia Hoeks) non valgono certo il complesso e tormentato replicante Roy Batty di Rutger Hauer e il Rick Deckard di Harrison Ford ha un ruolo tutto sommato non così incisivo - bravo e credibile, invece, Ryan Gosling nella parte dell'androide introspettivo pieno di dubbi.

Pur ambizioso, Blade Runner 2049 non è in fondo molto di più di uno dei soliti "seguiti-nostalgia", cioè quelle pellicole che a distanza di anni ripropongono temi, personaggi, atmosfere di vecchi cult adattandoli ai gusti moderni e strizzando nello stesso tempo l'occhio ai fan di lunga data - Star Wars: Il Risveglio della Forza e Rogue One ne sono un esempio lampante.

Villeneuve avrebbe dovuto prendere piuttosto spunto da Mad Max: Fury Road: non solo splendido da vedere, ma anche vivace, vitale e pieno di innovazioni.
George Miller sì che è riuscito a dare nuovo lustro e nuova vita alla sua creatura!

Vedremo il regista canadese come affronterà il prossimo progetto - il remake di Dune di David Lynch.

Intanto, usciti dal cinema, ci ha fatto venire voglia di rivedere Blade Runner.
Quello vero.





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giovedì 12 ottobre 2017

I CLASSICI: BLADE RUNNER, MEGLIO L'ORIGINALE O LA REPLICA(NTE)?

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1982
117'
Regia: Ridley Scott
Interpreti: Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young, M. Emmeth Walsh, Edward James Olmos, Brion James, Daryl Hannah.


2019. In una Los Angeles multietnica vessata da una pioggia incessante, Rick Deckard (Ford) è un cacciatore di Replicanti, cyborg dall'aspetto del tutto simile agli umani, ma dotati di ricordi artificiali.

Il suo compito è rintracciare 4 di loro, che sono fuggiti da una colonia spaziale e hanno raggiunto la Terra, e ucciderli.
Il loro capo è il temibile e intelligentissimo Roy Batty (Hauer).

Ma nel corso dell'indagine Deckard incontra Rachael (Young), affascinante Replicante femmina, e la sua ferrea morale di poliziotto comincia a vacillare...






Quando - in ambito cinematografico - si parla di "classici della fantascienza", il pensiero non può che andare subito a Blade Runner.
Tratto liberamente da un racconto di Phillip K. Dick (forse lo scrittore più saccheggiato di Hollywood), è il secondo cimento del britannico Ridley Scott col genere, dopo Alien del 1979.

Ma qui non ci sono mostri extraterresti, né astronauti né spazio profondo: la matrice sci-fi è data principalmente dai costumi e dall'ambientazione futuristica (notevoli le scenografie di Lawrence G. Paull e David Snyder); quel che più conta sono però le interazioni tra i personaggi, le loro caratterizzazioni, i loro sentimenti.

Il dilemma morale è lampante: i Replicanti sono solo macchine senza cuore? É giusto considerarli solo come oggetti ad uso e consumo degli esseri umani che li hanno creati?
Deckard è rappresentato come un giustiziere cinico - una versione aggiornata dei detective disillusi alla Chandler - che a poco a poco scopre i limiti del proprio lavoro.

Harrison Ford, con un insolito capello corto, è perfetto per la parte, ma ancora meglio è l'olandese Rutger Hauer nei panni del "cattivo": il suo monologo finale - in buona parte riscritto e improvvisato dall'attore stesso - è entrato di diritto nelle antologie del cinema.






Ad accrescere la fama di questo cult movie hanno contribuito inoltre le modifiche e i rimaneggiamenti fatti nel corso degli anni, tant'è che di Blade Runner esistono almeno 3 versioni:
- l'originale, con la voce fuori campo di Ford che narra e commenta le vicende del film;
- il Director's Cut del 1991, senza la voce narrante, col finale "tagliato" e l'aggiunta di una breve sequenza (quella dell'unicorno) che lascia supporre che anche Deckard sia un Replicante;
- il Final Cut, che combina elementi delle due versioni precedenti ed è la preferita da Scott.

La domanda che per decenni ha fatto discutere i fan - Deckart è davvero un Replicante? - probabilmente non avrà mai risposta.
Per il regista sì, per Ford e Hauer no (la versione ufficiale sembra dare ragione ai secondi).

Nel frattempo, il cineasta franco-canadese Denis Villeneuve (quello di Arrival, 8 nomine agli ultimi Oscar) ha girato il controverso seguito della storia, a ben 35 anni di distanza.
Ford - che pare divertirsi a rivestire i panni dei suoi vecchi personaggi, essendo già tornato a interpretare Indiana Jones nel 2008 e Han Solo nel 2015 (vedi Star Wars - Il Risveglio della Forza) - è di nuovo della partita, ma ha lasciato il ruolo di protagonista al Ryan Gosling di Drive.

Blade Runner 2049 ha già diviso gli appassionati tra chi lo ha osannato e chi è rimasto deluso...
Ma questo ve lo racconteremo nel prossimo post.




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