CINEMA A BOMBA!

venerdì 28 dicembre 2012

LO HOBBIT-UN VIAGGIO INASPETTATO, NANI, ORCHI E STREGONI FATTONI

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

Nuova Zelanda/USA/Regno Unito, 2012
170'
Regia: Peter Jackson
Interpreti: Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage, Andy Serkis, Cate Blanchett, Hugo Weaving, Christopher Lee, Elijah Wood, Ian Holm.


Il giovane Bilbo Baggins, come tutti gli hobbit della Contea nella Terra di Mezzo, ama la tranquillità e la vita comoda.
Figuriamoci il suo sbigottimento quando, un giorno, lo stregone Gandalf lo invita a partecipare ad un'avventura in terre lontane e successivamente si ritrova la casa invasa da simpatici ma casinisti nani, in procinto di intraprendere una spedizione perigliosissima per liberare il loro regno dal feroce drago Smaug.
Si unirà a loro, ma il cammino sarà lungo e irto di pericoli.

Diciamoci la verità: eravamo abbastanza dubbiosi circa il progetto di fare di Lo Hobbit, romanzo di John Ronald Reuel Tolkien, tre film (cioè, tanti quanto quelli dedicati alla trilogia - ben più voluminosa - di Il Signore degli Anelli).

Aspettiamo di vedere l'ultimo episodio per una valutazione complessiva, ma possiamo già affermare che questa prima parte non ha deluso né noi né i fan più oltranzisti della saga tolkeniana: molti sono infatti i riferimenti e i rimandi alle pellicole precedenti, delle quali riprende anche alcuni personaggi (in primis, gli stessi Bilbo e Gandalf).

Ma non pensate ad un semplice prequel: rispetto ai suoi pluripremiati predecessori, Lo Hobbit-Un Viaggio Inaspettato risulta meno epico, ma più ironico e ricco di scene e situazioni comiche, quindi in linea con il tono del romanzo dal quale esso è tratto e del quale è abbastanza fedele, più leggero rispetto a Il Signore degli Anelli.
Tra i momenti più divertenti non possiamo non citare l'arrivo dei nani in casa Baggins, quelli dove compare Radagast, stregone strafattone, e i gigioneggiamenti di Gandalf.

Non mancano, comunque, le scene di azione e splatter, marchio distintivo di Peter Jackson, che è subentrato all'ultimo momento - per problemi produttivi - come regista a Guillermo del Toro (già immaginifico autore di Hellboy, Hellboy-The Golden Army e Il Labirinto del Fauno), rimasto comunque nei credits come sceneggiatore.

Insomma, tra nani, orchi, troll, stregoni non ci si annoia nelle quasi tre ore del film. Speriamo che i seguiti siano altrettanto accattivanti.
Solo un consiglio per i gestori di cinema: laddove c'è la possibilità di avere due versioni, non obbligateci a vedere quella 3D, più cara e qui tra l'altro non indispensabile.
La Compagnia dell'Anello, Le Due Torri e Il Ritorno del Re erano fantastici anche in 2D e hanno incassato cifre clamorose anche se il prezzo dei biglietti non era così alto come al giorno d'oggi.

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lunedì 24 dicembre 2012

I CLASSICI: UNA POLTRONA PER DUE, ED E' SUBITO NATALE

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USA, 1983
117'
Regia: John Landis
Interpreti: Dan Aykroyd, Eddie Murphy, Jamie Lee Curtis, Denholm Elliott, Ralph Bellamy, Don Ameche, Frank Oz, Jim Belushi, Bo Diddley.


Non c'è Natale che le reti televisive italiane non trasmettano Una Poltrona per Due.
Ed è un bene. Non tanto perchè la commedia di Landis sia in grado di trasmettere l'atmosfera natalizia meglio di altre pellicole (in effetti c'entra poco), quanto piuttosto perchè si tratta di una delle migliori commedie partorite dai comici usciti dal Saturday Night Live, programma televisivo di culto e ineguagliabile fucina di talenti.

La trama - che prende spunto, a grandi linee, da Il Principe e il Povero - è ormai nota: a causa di una scommessa fatta da due vecchi fratelli, squali della finanza (Bellamy e Ameche), il ricco e viziato Winthorpe (Aykroyd) finisce in disgrazia e viene sostituito dal nero e povero Valentine (Murphy), che da un giorno all'altro - ma per poco - si ritrova catapultato nel mondo dell'alta borghesia.
Una squillo dal cuore d'oro (Curtis) e un saggio maggiordomo (Elliott) aiuteranno i due protagonisti a sbrogliare la matassa e a vendicarsi dei due perfidi anziani.

I punti di forza di questo film sono molteplici, ma la differenza principale tra questa e altre commedie dello stesso periodo - che solitamente esauriscono la propria vis comica dopo la prima mezz'ora - è che qui si ride dall'inizio alla fine.
L'esperto Landis di Animal House non sbaglia ritmo nè tempi comici, valorizza il brillante copione e dirige benissimo i propri attori: se Aykroyd come spalla è più affabile del solito, Murphy - tenuto un po' a freno - dà il meglio di sé.
Altrettanto incisivi risultano i veterani Ameche & Bellamy, il raffinato Elliott e una Curtis in gran forma (in tutti i sensi).

Ai fan dei Blues Brothers: occhio ai riferimenti!
Oltre a regista (Landis) e co-protagonista (Aykroyd), in comune con la pellicola cult del 1980 ci sono il personaggio del poliziotto sarcastico interpretato da Frank Oz e il codice da carcerato del protagonista (7474505B), lo stesso che nel film precedente aveva John Belushi.
E proprio il compianto Belushi - ucciso da un'overdose l'anno precedente - era stato considerato per il ruolo poi andato a Murphy (ragione per cui, probabilmente, compare brevemente il fratello Jim).

Chiudiamo segnalandovi le scene più divertenti.
Impossibile dimenticare: la gratifica natalizia all'anziano cameriere, lo scontro tra Valentine e i due energumeni in cella, l'irruzione di Winthorpe vestito da Babbo Natale nel vecchio posto di lavoro e la parte finale nello scompartimento del treno.

Buon divertimento e buon Natale da CINEMA A BOMBA!

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martedì 18 dicembre 2012

GLI INEDITI: TWIXT, È POE IL VIRGILIO DEL NUOVO COPPOLA

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USA, 2011
90'
Regia: Francis Ford Coppola
Interpreti: Val Kilmer, Bruce Dern, Ben Chaplin, Elle Fanning, Joanne Whalley, David Paymer, Alden Ehrenreich, Tom Waits (voce).


Uno scrittore alcolista da quattro soldi (un Val Kilmer sovrappeso che ricorda Mickey Rourke in The Wrestler) si ritrova a promuovere il suo nuovo romanzo sulle streghe in una cittadina appena sconvolta dal ritrovamento del cadavere di una ragazzina con un paletto di legno conficcato nel cuore.
Alla ricerca di una storia per il suo prossimo libro e incoraggiato dallo sceriffo locale, il protagonista si interesserà della vicenda, entrando in contatto con un mondo abitato da fantasmi e vampiri, e arrivando infine a fare i conti con il proprio doloroso passato.

Originale ed innovativa la genesi della nuova opera di Francis Ford Coppola.
Il film è nato dall'interazione con gli spettatori di diverse città statunitensi, dove è stato preliminarmente proiettato: esso è stato rimontato in base alle reazioni manifestate dal pubblico di volta in volta, variando anche musica, suoni, velocità delle azioni.
Il regista è riuscito così - almeno all'inizio - ad avvicinare il cinema al teatro, allestendo uno spettacolo di serata in serata sempre diverso, pur mantenendo fissi cast e testo.

Twixt è rimasto tuttavia inedito, non solo in Italia (è stato proiettato soltanto al Torino Film Festival 2011), ma anche negli USA: stroncato e incompreso da numerosi critici, è stato considerato troppo sperimentale e intellettuale per non risultare eccessivamente ostico ad una vasta platea (ma, ça va sans dire, è stato molto apprezzato dalla storica rivista Cahiers du Cinéma, che lo ha inserito al terzo posto tra le pellicole migliori del 2012, dopo le snobbissime Holy Motors di Leos Carax e Cosmopolis di David Cronenberg, entrambe in concorso all'ultima edizione del Festival di Cannes).

Sono infatti numerosi i rimandi cinematografici (un esempio: la scena della ragazza nel fiume in L'Atalante di Jean Vigo) e letterari, con citazioni e riferimenti riguardanti soprattutto opere e vita dello scrittore Edgar Allan Poe, già amatissimo dal celeberrimo regista e produttore Roger Corman, il pigmalione di Coppola.
Ed è lo stesso Poe ad accompagnare - novello Virgilio - il collega letterato lungo l'impervia strada della verità.

La trama, a dire il vero, non è molto chiara; ma la pellicola è tecnicamente affascinante: a parte il 3D (utilizzato però solo in poche scene), magistrali sono le scelte registiche e la fotografia di Mihai Malaimare Jr., che già aveva lavorato col maestro nei precedenti Un'Altra Giovinezza e Segreti di Famiglia-Tetro, e che abbiamo già apprezzato in The Master di Paul Thomas Anderson.

Prima di mettervi davanti allo schermo, però, dimenticate capolavori come Il Padrino e Apocalypse Now: l'ultrasettantenne Francis Ford Coppola ha ormai deciso di non adagiarsi sui tanti allori che ha conquistato, ma di mettersi in gioco con un'opera sperimentale e molto personale (la morte della figlia dello scrittore ricorda quella del figlio dello stesso Coppola), con l'energia, la curiosità, la voglia di innovare e stupire di un cineasta agli esordi.
Insomma, possiamo affermare che si trovi proprio nel pieno di - è proprio il caso dirlo - Un'Altra Giovinezza.

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martedì 11 dicembre 2012

I CORTI: THE FANTASTIC FLYING BOOKS..., I LIBRI TI FANNO VOLARE

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USA, 2011
15'
Regia: William Joyce, Brandon Oldenburg


Un uomo viene travolto da un tremendo uragano che porta via case, persone e le parole scritte nel libro che stava scrivendo; scaraventato in una landa desolata dove tutto è distrutto, incontra una ragazza che volteggia in aria trainata da libri volanti.
Uno di questi si stacca da lei, raggiunge l'uomo e lo conduce ad una biblioteca abbandonata popolata da numerosi tomi.
Prendendosi cura di loro e donandoli alle persone riuscirà a rifarsi una vita e a viverla felicemente e serenamente.

Nato come app dell'iPad e successivamente divenuto anche libro e film, The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore è il corto di animazione che ha vinto l'ultima edizione degli Oscar battendo la concorrenza del pixariano La Luna del genovese Enrico Casarosa.
Oscar meritato, bisogna dire.

Il mix di modellini e di animazione al computer e in 2D, la scelta del muto fanno sì che l'opera acquisti una grazia e un fascino old style che ricorda le pellicole in bianco e nero e i rassicuranti film hollywoodiani degli anni Cinquanta-Sessanta.

Lo dimostrano le tante citazioni cinefile: Il Mago di Oz in primis e le commedie dei periodi d'oro degli Studios, ma anche Fahrenheit 451 di François Truffaut e - a sorpresa - L'Armata delle Tenebre di Sam Raimi.
Né sembra un caso, poi, che il naif, ottimista, generoso, altruista protagonista ricordi nella fisionomia e nel carattere i personaggi interpretati dal grande Buster Keaton.

Tra i momenti memorabili ne citiamo due: il ciclone che richiama alla mente la tragedia dell'uragano Katrina del 2005 (lo Studio che ha prodotto il film ha base in Louisiana, lo Stato più colpito) e la spassosa scena dell'operazione chirurgica al vecchio libro che si rianima nel momento in cui il protagonista inizia a leggerlo.

Insomma, The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore è un inno all'amore per la lettura dal tocco lieve.
Il tocco di chi sfoglia rapito un libro che ama.

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martedì 4 dicembre 2012

TFF 2012: NO, E IN CILE VINSE L'ALLEGRIA

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Cile, 2012
118'
Regia: Pablo Larraín
Interpreti: Gael García Bernal, Alfredo Castro, Antonia Zegers, Luis Gnecco.


Dal nostro inviato a Torino.


Nel 1988 in Cile si tenne un referendum per decidere se Augusto Pinochet potesse o no continuare il suo mandato da Presidente della Repubblica.
Le previsioni davano per certo un roboante successo del Sì (il plebiscito era pur sempre organizzato dal regime), ma le idee geniali di un giovane pubblicitario cambiarono le cose.

Presentato in anteprima a Cannes nel 2012 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs e candidato del suo Paese per gli Oscar 2013, No era una delle pellicole più attese del Torino Film Festival.
E, a sentire gli applausi in sala al termine della proiezione, gli spettatori non sono rimasti delusi.

Dopo due opere cupe e grottesche - Tony Manero, vincitore del TFF 2008, e Post Mortem - con il suo attore feticcio Alfredo Castro come protagonista, Larraín continua la sua analisi sul Cile di Pinochet, questa volta utilizzando un registro più leggero.

E lo fa raccontando la storia - vera, ma tratta da una pièce teatrale di Antonio Skármeta, già autore di Il Postino di Neruda, dal quale è stato tratto Il Postino con Massimo Troisi - di René Saavedra, che ideò l'azzeccata campagna pubblicitaria per il No, nonostante le perplessità di numerosi esponenti di spicco del fronte contrario alla riconferma del generale.

La sfida non era semplice: riuscire a rendere "vendibile" il messaggio di denuncia degli orrori della dittatura senza apparire troppo pesanti.
La soluzione fu innovativa ed efficace: furono messi in onda nella Tv di Stato spot come questo, caratterizzati dal linguaggio ottimista e accattivante tipico delle réclame pubblicitarie e con un jingle orecchiabile divenuto presto un tormentone.
Al grigiore del regime si decise quindi di contrapporre un messaggio di ottimismo e di speranza, sottolineando l'allegria che sarebbe derivata dal ritorno alla democrazia e dalla fine dell'oppressione.

L'opposizione a Pinochet, data nettamente per sfavorita alla vigilia della consultazione, diede quindi coraggiosamente fiducia ad un giovane sveglio e brillante (l'ottimo Gael García Bernal, cioè il Che Guevara di I Diari della Motocicletta di Walter Salles e il protagonista di Y Tu Mamá También di Alfonso Cuarón e di Amores Perros e Babel di Alejandro González Iñárritu). E vinse a sorpresa.

Quante cose deve ancora imparare l'Italia, dove i giovani pieni di idee sono lasciati ai margini...

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lunedì 3 dicembre 2012

TFF 2012: PAVILION, LA GENERAZIONE (BM)X

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USA, 2012
72'
Regia: Tim Sutton
Interpreti: Max Schaffner, Zach Cali, Cody Hamric, Addie Bartlet.


Dal nostro inviato a Torino.


Nella tranquilla periferia americana (Stato di New York e Arizona), si intrecciano le vite di alcuni teenager nella noia delle vacanze estive, tra piccole trasgressioni, goffi approcci all'altro sesso, giochi, giornate con gli amici, corse ed esibizioni in BMX e skateboard.

Lo ammetto: Pavilion - si veda il sito ufficiale, molto ben fatto - non era la mia prima scelta quando ho deciso di andare al Torino Film Festival (a proposito: tanti auguri per i primi trent'anni della manifestazione).
Tuttavia, non avendo trovato i biglietti per Anna Karenina di Joe Wright con Keira Knightley e Jude Law, ho ripiegato su questo piccolo film indipendente in concorso nella sezione principale della rassegna e poi vincitore del Premio Speciale assegnato dalla giuria presieduta da Paolo Sorrentino.
E di questa scelta non mi sono pentito.

La quasi totale mancanza di una trama e di scene-madri, a dire il vero, ha un po' spiazzato il pubblico (c'è stato qualche fischio alla fine della proiezione), ma questa pellicola dallo stile quasi documentaristico ha il merito di seguire i giovani protagonisti tenendosi a debita distanza, come a non voler invadere il loro mondo; un mondo in cui gli adulti sono presenti, non ostili, ma tendenzialmente estranei.

Siamo, però, più dalle parti di I Quattrocento Colpi di François Truffaut che di Paranoid Park di Gus Van Sant, ritratto pessimista di una gioventù nichilista.

Lo sguardo su questi ragazzi, infatti, è affettuoso: la cosiddetta "Generazione X" non è invisibile - come molti affermano; il difficile è decifrarla.
E Sutton - regista ed educatore - ci prova con sensibilità e comprensione, senza giudizi né pregiudizi, offrendo così un omaggio all'età più tumultuosa e complicata della nostra esistenza.

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domenica 2 dicembre 2012

MOONRISE KINGDOM, UNA STORIA D'AMORE SCOUT

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USA, 2012
94'
Regia: Wes Anderson
Interpreti: Bill Murray, Bruce Willis, Edward Norton, Frances McDormand, Tilda Swinton, Jason Schwartzman, Harvey Keitel.


CINEMA A BOMBA! vi presenta una nuova anteprima assoluta: il film uscirà nelle sale italiane solo a partire da mercoledì 5.


New England, anni 60: due adolescenti - lui orfano, lei un po' trascurata - compiono una fuga d'amore.
Per cercarli e riportarli a casa si mobilitano i genitori di lei (Murray e McDormand), uno sceriffo (Willis), un capo scout (Norton) e una perfida assistente sociale (Swinton).

Presentata in apertura allo scorso Festival di Cannes e accompagnata da un corto animato diretto dallo stesso regista, è l'opera n. 7 di uno dei più originali ed eccentrici autori indipendenti americani.

Affiliato al clan Coppola (Roman, figlio del patriarca Francis Ford, risulta qui come co-sceneggiatore), Wes Anderson è un cineasta intellettuale e snob, dotato di uno stile personalissimo e barocco fatto di inquadrature fisse riccamente composite, significative sequenze in slow motion, una fotografia sempre coloratissima e un umorismo surreale e sapido.

In linea coi temi cari al suo autore - nostalgia del passato, incomunicabilità generazionale - e grazie anche all'apporto dei consueti collaboratori del regista (dal fido operatore Robert Yeoman all'incanutito Bill Murray), questa sensibile storia d'amore scout è in grado di conquistare i cuori degli spettatori più romantici.

Moonrise Kingdom forse non raggiunge le vette comiche del geniale Le Avventure Acquatiche di Steve Zissou (ad oggi il più riuscito film di Anderson), ma possiede comunque una grazia rara nel panorama cinematografico contemporaneo.

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