CINEMA A BOMBA!

lunedì 26 novembre 2018

BOMBCAST: EP. 011 - STAN LEE

(Clicca sulla foto per ascoltare/scaricare il file). 


Il 12 Novembre scorso il mondo ha pianto la scomparsa di Stan Lee, l'autore di fumetti più famoso e rivoluzionario del mondo, nonché vera e propria icona pop.

Il volto simbolo della Marvel ha creato supereroi ormai molto popolari quali Spider-Man, I Fantastici 4, Hulk, Iron Man, Thor, X-Men, Doctor Strange, Daredevil, Ant-Man, Black Panther, Avengers e tanti tanti altri.

E tutti lo ricordano per le sue comparsate (i famosi "camei"), spesso spassose, nei film tratti dai suoi personaggi (video in basso).

Noi lo vogliamo ricordare affettuosamente con questo episodio del Bombcast e riproponendo il simpaticissimo cortometraggio di Kevin Smith che lo vede come protagonista, Stan Lee Cameo School.

Scaricate/ascoltate la nostra undicesima puntata!
Stan Lee è morto, evviva Stan Lee.



Tutte le comparsate di Stan Lee.





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giovedì 22 novembre 2018

I CORTI: THANKSGIVING, PETTO O COSCIA?

Eli Roth (il primo a sinistra) sul set del film. 

USA, 2007
2'
Regia: Eli Roth
Interpreti: Jeff Rendell, Jordan Ladd, Jay Hernandez, Michael Biehn, Eli Roth.


Uno psicopatico (Rendell), vittima di un trauma infantile, torna alla propria cittadina natale per fare strage di adolescenti.

Vestito da pellegrino, semina la morte durante il Giorno del Ringraziamento, ma lo sceriffo (Biehn) è sulle sue tracce.






Ricordate Eli Roth?
Si tratta di un regista amico di Quentin Tarantino (ha recitato per lui in Bastardi Senza Gloria), che avevamo fugacemente incrociato a Venezia nel 2011, agli albori del nostro blog.

Quando nel 2007 lo stesso Quentin e il collega tex-mex Robert Rodríguez gli chiedono di collaborare al loro goliardico progetto Grindhouse, accetta con entusiasmo e gira in soli 2 giorni uno dei finti trailer che si trovano a metà del film nell'edizione anglosassone (in Europa i due segmenti - quello diretto da Tarantino e quello diretto da Rodríguez - sono stati proiettati separatamente, sacrificando i trailer e annullando quindi il senso dell'operazione).

Il risultato è, di fatto, un cortometraggio così iperbolicamente trucido da essere destinato esclusivamente a un pubblico adulto (beh, che cosa ci si può aspettare dall'autore di Hostel?).






Eli (sua è anche l'inquietante voce narrante) e l'attore/co-sceneggiatore Jeff Rendell si devono essere divertiti un mondo ad assemblare con un montaggio nonsense una serie di uccisioni via via sempre più assurde e gore.

Ai cinefili, l'ambientazione festiva e l'uso insistito degli stereotipi horror non può che riportare alla mente capolavori del genere come Halloween e Venerdì 13.

Tra musiche spaventose, una fotografia volutamente sgranata e "difettosa", sequenze di cattivo gusto e sangue come se non ci fosse un domani, Thanksgiving ha molto da offrire agli appassionati di questo tipo di cinema.

Roth ha dichiarato di voler trasformare il suo corto in un lungometraggio, sul modello di Machete di Rodríguez (che tuttavia era risultato nettamente inferiore alla sua controparte "breve").

Gli auguriamo buona fortuna, ma nel caso serviranno spettatori dallo stomaco di ferro.
E chi mangerebbe più il tacchino al Ringraziamento?




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lunedì 19 novembre 2018

FIRST MAN-IL PRIMO UOMO, UNA BIOGRAFIA PER TEMPI LUNATICI

(Clicca sulla locandina per sentire il nostro podcast e per vedere il trailer). 

USA, 2018
141'
Regia: Damien Chazelle
Con: Ryan Gosling, Claire Foy, Jason Clarke, Corey Stoll, Pablo Schreiber, Kyle Chandler, Ciarán Hinds, Lukas Haas


20 Luglio 1969.

Una data che rimarrà per sempre impressa nella memoria: la data dello sbarco dell'uomo sulla Luna.

A mettere piede per primo sul suolo del satellite terrestre, l'astronauta Neil Armstrong.

Ma quante difficoltà per arrivare a quel "grande passo per l'umanità"!






Noi diamo per scontato l'evento storico rappresentato dallo sbarco sulla Luna: studiando sui libri di testo sappiamo che il viaggio è stato abbastanza tranquillo, così come l'allunaggio.

Sappiamo che Armstrong, Aldrin e Collins sono tornati sani e salvi sulla Terra e sono diventati leggende viventi (soprattutto il primo).

Sappiamo che grazie a questa impresa la corsa allo spazio ha visto prevalere gli Stati Uniti sull'Unione Sovietica, con tutte le conseguenze propagandistiche e politiche che ne sono derivate.

Quello che sappiamo meno bene è ciò che si è svolto dietro le quinte dell'impresa: la paura di morire (le possibilità di non riuscire erano altissime), la tensione, la concentrazione, lo studio, l'adrenalina, la consapevolezza che in caso di insuccesso ci sarebbe stato un padre e un marito da piangere.

A descrivere finalmente l'uomo dietro l'icona ci ha pensato Damien Chazelle - qui al suo film meno personale, ma non per questo meno bello.

Dall'autore dei plurioscarizzati Whiplash e La La Land non ci si poteva certo aspettare una biografia accademica e lineare: pur molto giovane (33 anni; l'anno scorso è stato il più precoce vincitore dell'Oscar per la migliore regia), egli si sta già imponendo ad Hollywood per un suo stile non convenzionale.

E non convenzionale è anche questo biopic.

Il non aver voluto deliberatamente mostrare Armstrong mentre pianta la banidera a stelle e strisce sul suolo lunare ha creato non poche polemiche, soprattutto da parte del Partito Repubblicano (e nel pieno della campagna elettorale per le elezioni di Midterm).

E a poco sono valse le spiegazioni del regista, che ha giustificato tale scelta sottolineando il carattere universale dell'impresa.

Così come l'utilizzo di un tono poco epico per descrivere il protagonista - ritratto (da un Ryan Gosling sobrio e sotto le righe) come un ingegnere meticoloso, professionale ma molto antieroico nella sua normalità - ha fatto storcere il naso a molti.

Non convenzionale è anche l'ampio spazio dedicato ad un personaggio relegato ai margini della Storia: la (prima) moglie dell'astronauta, Janet (morta poco prima dell'uscita del film), donna stoica e paziente, trepidante ma forte nell'affrontare una quotidianità fatta di assenze del marito, solitudine, timori per la sorte del consorte, cura della casa e dei figli.

Praticamente una co-protagonista, interpretata in modo molto efficace da Claire Foy: la regina Elisabetta II della serie Tv The Crown, con il suo fisico sottile e gli occhioni vivi, rende molto bene la forza d'animo della donna, apparentemente gracile ma dalla forza di volontà pari a quella del suo compagno di vita.

First Man è apprezzabile, oltre che per la verosimiglianza nella descrizione dei caratteri, anche per la cura maniacale nei dettagli: nessun altro film in precedenza ha saputo far entrare lo spettatore così dentro ad una navicella spaziale, con i suoi spazi stretti, il senso di claustrofobia, il rumore, il quadro comandi così pieno di manopole e tasti, le pareti metalliche simili a quelle di una scatoletta di tonno, la tensione al momento della partenza...

Partendo dalla biografia di James R. Hansen e dalla sceneggiatura di Josh Singer (già vincitore dell' Oscar nel 2016 per Il Caso Spotlight), Chazelle ci ha comunque messo del suo: da La La Land ha ripreso quell'elemento nostalgia di un tempo in cui le cose sembravano meno volgari e brutali, dove c'era fiducia nel futuro nonostante le contrapposizioni della Guerra Fredda; da Whiplash, la ricerca di perfezione, l'ambizione che si fanno ossessione.

Acclamata fin dalla sua presentazione in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia di quest'anno (della quale è stata l'opera di apertura), la pellicola, prodotta anche da Steven Spielberg, ha patito un po' (soprattutto in patria) le critiche ricevute e non ha avuto al botteghino il successo sperato - ricordiamo che ha dovuto subire la concorrenza di due blockbuster del calibro di A Star Is Born e Venom.

Peccato: il film merita e, se vi capita, guardatelo: ci era piacuto il trailer (vi abbiamo dedicato persino un episodio del Bombcast, il nostro podcast!), ma possiamo dire che il film ha risposto bene alle nostre aspettative.

In tempi lunatici come questi, d'altra parte, ci vuole qualcuno che ci porti sulla Luna e ci faccia vedere il mondo da un'altra prospettiva.




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martedì 13 novembre 2018

BOMBCAST: EP. 010 - CAPTAIN MARVEL (TRAILER)

(Clicca sull'immagine per ascoltare/scaricare il file). 


Il movimento #MeToo è entrato a gamba tesa nel cinema supereroistico!

Se il bellissimo Wonder Woman targato DC era stato il primo segnale che qualcosa a Hollywood stava cambiando, l'attesissimo Captain Marvel - prodotto, come si può intuire, dalla concorrente Marvel - sembra esserne la conferma.

Ora che attrici e registe possono ottenere lo spazio e il rispetto che meritano, è logico che l'industria punti su eroine in grado di incarnare tutti i valori femminili (sensibilità e intelligenza, ma anche coraggio e forza) e in cui ragazze e donne di ogni età possano immedesimarsi.

Captain Marvel è un prequel di Avengers e sarà fondamentale per il seguito di Avengers: Infinity War, come lasciava intendere la criptica-ma-non-troppo scena post credits.

Ascoltate o scaricate il file (cliccate sull'immagine in alto) per ascoltare l'episodio dedicato all'eroina del futuro!

[A episodio già registrato abbiamo appreso della morte di Stan Lee, l'uomo dietro al successo dei personaggi Marvel.
Prossimamente prepareremo e gli dedicheremo un sentito e doveroso omaggio.]



Il trailer di Captain Marvel.




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lunedì 5 novembre 2018

I CLASSICI: V PER VENDETTA, RICORDA PER SEMPRE IL 5 NOVEMBRE

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA/Regno Unito/Germania, 2005
132'
Regia: James McTeigue
Interpreti: Natalie Portman, Hugo Weaving, John Hurt, Stephen Rea, Stephen Fry, Rupert Graves, Imogen Poots, Tim Pigott-Smith, Eddie Marsan.


Nel 2019 il Regno Unito è guidato da un oppressivo regime totalitario guidato dall'Alto Cancelliere Sutler (Hurt), disposto a tutto pur di conservare il potere, e controllato da una polizia segreta repressiva e spietata, che perseguita le minoranze (neri, musulmani, ebrei, omosessuali...).

Il 5 Novembre, però, l'Old Bailey (il tribunale penale centrale di Londra) esplode sulle note di un'allegra marcetta (l'Ouverture 1812 di Čajkovskij) diffusa da altoparlanti piazzati in tutta la città.

L'atto dimostrativo è rivendicato da un misterioso personaggio, V (Weaving), nascosto dietro la maschera dal sorriso beffardo di Guy Fawkes - il cospiratore cattolico che proprio il 5 Novembre del 1605 tentò di far esplodere il Parlamento inglese nella cosiddetta "Congiura delle polveri" - e vittima a sua volta della spietata dittatura, della quale vuole vendicarsi.

Nella sua solitaria lotta per la resistenza gli darà man forte la giovane orfana Evey Hammond (Portman), anch'essa con più di un conto in sospeso con il governo che le ha ucciso genitori e fratello.






Pochi film, nel nuovo millennio, hanno avuto un impatto così forte su cultura popolare e politica come V per Vendetta.

Tratto da una graphic novel della DC Comics scritta da Alan Moore (che però ha ripudiato questa trasposizione cinematografica), disegnata da David LLoyd e pubblicata negli anni Ottanta, esso è uscito nelle sale nel 2006.

Lo stesso anno dell'esplosione della questione dei mutui subprime, la terribile crisi economica che ha portato alla recessione a livello globale che tanto ha colpito il mondo intero (soprattutto l'Europa, e l'Italia in particolare) e dalla quale dobbiamo ancora uscire oggi.

Proteste e manifestazioni - contro lo strapotere del capitalismo e della finanza nella vita delle persone, la politica corrotta, le istituzioni inefficienti e incapaci di rispondere in modo efficace ad una crisi distruttiva che ha fatto perdere lavoro a milioni di persone e peggiorato le condizioni salariali - sono scoppiate in tutto il mondo alla deflagrazione della catastrofe economica.

E la rivolta globale ha trovato un simbolo nella maschera di V - paradossalmente, rappresentante un cospiratore che non ha avuto successo nella vita reale, ma che nella finzione filmica riesce a liberare il proprio Paese con uno spettacolare e catartico atto eversivo - adottata dagli attivisti hacker di Anonymous, utilizzata nei forum Internet e poi ripresa dai manifestanti anti establishment.

In Italia, V è addirittura entrato direttamente in politica attraverso il MoVimento 5 Stelle (allo stato attuale, forza governativa), che ha attinto a piene mani dall'immaginario e dalla grafica della pellicola - ma noi avevamo trovato similitudini cinematografiche anche con L'Uomo dell'Anno di Barry Levinson con Robin Williams.

Ovunque la citazione "Il popolo non dovrebbe temere il proprio governo, sono i governi che dovrebbero temere il popolo!" è diventato un grido di ribellione globale - e poco importa che l'affermazione sia stata pronunciata circa 200 anni fa, da Thomas Jefferson.

V per Vendetta, tuttavia, presenta dei paradossi, che possono ravvisarsi nel fatto che la sua diffusione ha giovato molto ad una multinazionale, la potente e influente Time Warner (che detiene i diritti d'immagine e che quindi incassa dei soldi ad ogni maschera venduta), ma anche nel fatto che le proteste, in molti casi, sono sfociate nell'affermazione non di movimenti anarchici, bensì di destra e di estrema destra (si vedano le affermazioni di Trump, Salvini, Bolsonaro... e la crescita dei partiti anti sistema).

Comunque, è difficile ormai scindere il contesto socio-politico dall'opera cinematografica, che ha saputo catturare come poche lo Zeitgeist (cioè lo spirito del tempo) attuale.

Questa - benché ne smussi l'ideologia anarchista in favore di una morale più propriamente "democratica" - ha cercato di rimanere il più possibile fedele all'originale fumettistico, anche perché produttori e sceneggiatori sono i fratelli (ora, in realtà, sorelle) Wachowski, già creatori della trilogia di Matrix e grandi fan dell'albo.

Essi hanno coinvolto James McTeigue, loro assistente, alla regia, e Hugo Weaving nel ruolo iconico di V (le riprese erano iniziate con un altro attore, James Purefoy, che però poi si è tirato indietro), ma anche una squadra di ottimi tecnici, un direttore della colonna sonora come Dario Marianelli - che di lì a pochi anni riceverà tre nomination agli Academy Award per altrettanti film diretti da Joe Wright, Orgoglio e Pregiudizio, Espiazione (per il quale si aggiudicherà Golden Globe e Oscar) e Anna Karenina - e un cast di attori dalla faccia giusta, sui quali spicca Natalie Portman.

Reduce dalla trilogia prequel di Star Wars, la bravissima attrice israelo-americana incarna efficacemente un personaggio complesso, tormentato e pieno di sfumature; una donna che riesce a diventare molto forte dopo aver molto sofferto, una donna che da vittima diventa creatrice di un mondo diverso, contrapposto ad un ordine basato su repressione, soppressione delle diversità, invadenza di strutture statali, istituzioni e mass media asserviti al regime.

"Mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere, perché esse sono il mezzo per giungere al significato e, per coloro che vorranno ascoltare, all'affermazione della verità", dice V ad Evey, ad un certo punto.

E non possiamo non pensare alla continua diffusione di fake news che ammorba l'informazione in tutto il mondo.

La lezione di V non è ancora finita, purtroppo, e chissà quali pericoli per la democrazia porterà ancora questo nostro tempo.

Ma "Remember, remember the Fifth of November!" - "Ricorda per sempre il 5 Novembre!"

Chi pensa di poter fare impunemente ciò che si vuole a scapito dei deboli è avvisato.




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