CINEMA A BOMBA!

venerdì 26 novembre 2021

GLI INEDITI: THE GREEN KNIGHT-SIR GAWAIN E IL CAVALIERE VERDE, SIAMO FUORI DI TESTA (MA DIVERSI DA LORD)

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



USA, 2021
120'
Regia: David Lowery
Interpreti: Dev Patel, Joel Edgerton, Alicia Vikander, Barry Keoghan, Ralph Ineson, Sean Harris, Sarita Choudhury, Kate Dickie


Nel giorno di Natale Re Artù (Harris) e la sua corte sono riuniti attorno alla Tavola Rotonda.

All'improvviso irrompe nella sala del trono un misterioso e gigantesco cavaliere (Ineson) tutto verde - verde la pelle (sembra quasi un albero), verdi i capelli, verde l'armatura - che propone un gioco di coraggio agli astanti: chi riuscirà a colpirlo e ferirlo riceverà dopo un anno la stessa ferita, nello stesso punto.

Fra tutti i prodi presenti e pronti a raccogliere la sfida si fa avanti il giovane e dissoluto Gawain (Patel), aspirante cavaliere ansioso di dimostrare il proprio valore, che con un colpo di ascia decapita l'avversario.

Tra lo sgomento di tutti, però, lo sconosciuto si rialza, prende la propria testa mozzata e si allontana, dando appuntamento a Gawain per l'anno venturo per onorare la promessa.

Il tempo passa e arriva il momento di partire; il tragico destino del ragazzo sembra segnato.

Ma all'appuntamento con il Cavaliere Verde Gawain arriverà cambiato, dopo un viaggio pieno di insidie.



Il romanzo Sir Gawain e il Cavaliere Verde è un esempio di letteratura cavalleresca scritto da un anonimo nel XIV secolo ed è uno dei più celebri racconti del ciclo arturiano.

In esso sono presenti la classica impresa di un cavaliere che cerca di dimostrare il proprio valore e i temi del coraggio e dell'onore; ma il finale sospeso lo apre a diverse interpretazioni.

E lo rende "moderno".

David Lowery - regista di pellicole acclamate quali Senza Santi In Paradiso (Ain't Them Bodies Saints) e A Ghost Story e di altre "su commissione" come il remake Disney di Il Drago Invisibile e Old Man & The Gun con Robert Redford - lo ha trasposto adattandolo in parte alla sensibilità del tempo presente ma intelligentemente senza snaturarlo.

Così, se all'inizio può spiazzare la scelta di un attore di origine indiana per impersonificare un cavaliere del ciclo arturiano, presto la bravura di Dev Patel (già in passato ampiamente dimostrata, per esempio in Lion-La Strada Verso Casa), una regia immaginifica e la meravigliosa fotografia di Andrew Droz Palermo ci fanno immergere in una storia di mistero e suggestioni, affascinante, ipnotica, piena di simboli e simbologie.

Era dai tempi di Excalibur di John Boorman (del 1981) che non vedevamo un Medioevo così cupo, magico, dove convivono e si compenetrano miti pagani e cristiani, dove i valori cavallereschi dell'onore e del coraggio sono decostruiti e demitizzati.

Lowery, così come aveva fatto Boorman, si prende delle libertà circa l'aderenza al materiale letterario originale; ma il fatto di aver conservato intatto lo spirito del romanzo è decisamente un fattore positivo.

The Green Knight, soprattutto, però, è un film ammaliante, se ci si abbandona al flusso di immagini, colori, suoni, silenzi che accompagna e spesso sostituisce la sceneggiatura.

Ma se ci si immerge nel suo simbolismo esso diventa qualcosa di più: un labirinto, un racconto onirico, filosofico, ecologista, cristologico, iniziatico.

Ci ricorda un po' il controverso Madre! di Aronofsky, il Destino disneyano di Dalì o il Dune di Jodorowsky, sebbene in un'ambientazione medioevale e con uno stile registico diverso.

Ed è un complimento.

Insomma, The Green Knight è uno di quei film da vedere assolutamente, per ricchezza di immagini, suggestioni, temi; ma anche perché è un bel film epico, avventuroso, pieno di colpi di scena.

Ci sarebbe da sfidare a singolar tenzone chi non lo ha fatto uscire al cinema...



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sabato 20 novembre 2021

I CORTI: ALL TOO WELL, KANYE CHE ABBAIA NON MORDE

(Clicca sulla locandina per vedere il corto). 

USA, 2021
15'
Regia: Taylor Swift
Interpreti: Sadie Sink, Dylan O'Brien, Shawn Levy, Jake Lyon, Taylor Swift.


La storia di due giovani attraverso le varie fasi di un rapporto di coppia: innamoramento, appagamento, crisi, separazione, rimpianto.

Taylor Swift, la cantautrice più in voga dell'ultimo quindicennio, ha esordito nella settima arte e ha fatto di nuovo centro.

Alla faccia tua, Kanye West!



Il Sig. Kardashian, acerrimo nemico della bionda collega, in questo momento sta probabilmente abbaiando al vento: All Too Well è stato accolto positivamente da pubblico e critica alla "prima" di New York.

Adattamento visivo di una canzone che la neo-regista incise nel 2012 per il suo album Red, ri-registrata per l'occasione in una versione estesa (10 minuti), questo cortometraggio musicale si dice sia stato ispirato dalla relazione della stessa Swift con l'attore Jake Gyllenhaal (quello di Animali Notturni e Spider-Man: Far From Home), ma questa voce non è mai stata confermata.

Girato "all'antica", su pellicola (Kodak 35mm e Vision3 Film), è un break-up tale sul modello di lungometraggi come il bellissimo The Disappearance of Eleanor Rigby o l'oscarizzato Storia di un Matrimonio: intenso e strappalacrime, può piacere assai agli spettatori molto romantici o molto depressi.

Taylor si è affidata a due interpreti di fama televisiva: Sink ha avuto un ruolo di supporto in Stranger Things, O'Brien era il co-protagonista di Teen Wolf insieme al "cantattore" Tyler Posey.
Entrambi se la cavano piuttosto bene, specie la prima, e c'è da chiedersi quanta improvvisazione ci sia nella loro performance, data la naturalezza che trasmettono allo spettatore.

Alla fine resta la sensazione che questa bella e giovane cantante, che a livello musicale ha vinto ogni premio possibile (tra gli altri, 11 Grammy Awards e 49 Guinness World Records), potrebbe avere un futuro radioso anche nel cinema.
A quando un lungometraggio firmato Taylor Swift?



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venerdì 12 novembre 2021

ETERNALS, ETERNA MARVEL (MA LA RESISTENZA DEGLI SPETTATORI?)

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2021
157'
Regia: Chloé Zhao
Interpreti: Richard Madden, Gemma Chan, Angelina Jolie, Kit Harington, Salma Hayek, Harry Styles, Mahershala Ali (voce).


Gli Eterni sono un gruppo di esseri sovrannaturali che da millenni difende la Terra dai mostruosi Devianti, senza tuttavia interferire con la vita e la storia degli esseri umani.

Sventato il pericolo una volta per tutte (?), gli eroi si mescolano, vivono insieme e si affezionano agli altri abitanti del nostro pianeta.

Ma quando un nuovo pericolo minaccia l'umanità, si riuniscono tutti per un'ultima missione, la più ambiziosa: salvare il mondo dall'Emersione, l'evento catastrofico dal quale nascerebbe un nuovo Celestiale...



Iniziata la Fase 4 del Marvel Cinematic Universe - per gli amici MCU - col precedente Black Widow, il potente produttore Kevin Feige e gli studios che rappresenta hanno pensato bene di unire l'utile al dilettevole, ossia di accoppiare il film di genere col cinema d'autore.

E per riuscire nell'intento, quale idea migliore che affidare la regia del nuovo blockbuster alla fresca vincitrice del Premio Oscar?
Ecco quindi la lanciatissima Chloé Zhao, anche co-sceneggiatrice, alle prese con una pellicola che più agli antipodi di Nomadland non potrebbe essere.

O quasi: va detto che la cineasta di origine cinese si impegna molto a iniettare un po' del proprio stile contemplativo nella matrice supereroistica, col risultato di fare sembrare Eternals un capitolo un po' a sé stante nell'universo "marveliano".

Si tratta in sostanza del tentativo di replicare l'épos di Avengers: Endgame, però con nuovi personaggi ai quali il pubblico non è (ancora?) affezionato.
La parte migliore? I dialoghi, con battute spiritose in puro stile MCU.

Per il resto, si possono trovare: due reduci da Il Trono di Spade che rivaleggiano, evocative immagini naturalistiche, spettacolari sequenze d'azione e combattimenti coreografici con echi da The Revenant.



Oltre ad una bella sfida tra due dive diversissime e complementari: mentre la mora Salma Hayek mostra un invidiabile aspetto fisico (in pratica lo stesso che sfoggiava in Dal Tramonto all'Alba: come fa a non invecchiare?!?), la bionda Angelina Jolie vince ai punti in termini di presenza scenica (rivedremo la sua tormentata dea guerriera Thena nei prossimi capitoli della serie?).

La rivelazione è tuttavia Gemma Chan, che alcuni forse ricorderanno - benché in parti marginali - in Animali Fantastici e Dove Trovarli e soprattutto in Captain Marvel.
L'attrice londinese è la vera protagonista del film: tenetela d'occhio, questo potrebbe essere il trampolino di lancio di una brillante carriera.

Nonostante la durata eccessiva e diversi momenti a rischio di colpo di sonno (specie nella prima metà), Eternals potrebbe attirare spettatori non avezzi all'universo Marvel e al contempo i fan più oltranzisti dovrebbero rimanere appagati dai due segmenti mid- e post-credits.

Nel primo compare il cantante Harry Styles degli One Direction nei panni del fratello di Thanos (!), mentre nel secondo si registra addirittura l'esordio (vocale) del prossimo Blade.

Il due volte oscarizzato Mahershala Ali sarà infatti il nuovo volto dell'ammazzavampiri nel reboot di prossima uscita.
E le implicazioni della sua apparizione in questa pellicola sono ancora tutte da scoprire...



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mercoledì 10 novembre 2021

I CORTI: SHERLOCK JR.-LA PALLA N° 13, LA FACCIA IMPASSIBILE DELLA COMICITA' MUTA

(Clicca sulla locandina per vedere il cortometraggio). 



USA, 1924
44'
Regia: Buster Keaton
Interpreti: Buster Keaton, Kathryn McGuire, Joe Keaton, Ward Crane


Un giovane proiezionista squattrinato (Keaton) e un bellimbusto altrettanto squattrinato (Crane) si contendono la stessa ragazza (McGuire).

Il secondo ruba un orologio da tasca al padre di lei e fa incolpare il rivale, che viene ingiustamente allontanato.

Sconsolato, egli prova a mettere in pratica i suggerimenti di un manuale per aspiranti detective per cercare di scagionarsi e nello stesso tempo per trovare il vero colpevole; non riuscendoci, ritorna al lavoro.

Ma essendo molto stanco si addormenta e sogna di essere il grande investigatore Sherlock Jr., alle prese con un furto di perle.

Riuscirà il nostro eroe a risolvere il caso nel sogno e nella realtà?



Ritmo forsennato, trovate geniali, un montaggio frenetico e sorprendente per i tempi, inseguimenti a tutta velocità - ci vollero circa 50 anni per ritrovarne di altrettanto incalzanti (si veda, per esempio, Il Braccio Violento della Legge) -, acrobazie spericolate (senza controfigura!).

Una faccia impassibile, stralunata, malinconica.

E tante tante risate.

Buster Keaton (1895 - 1966) è stato uno dei comici più influenti e innovativi della storia del cinema.

Anche se definirlo comico è senz'altro molto riduttivo: come regista (di sé stesso, a volte da solo, altre in compagnia) era dotato di una eccellente padronanza dei mezzi, che lo portarono a dirigere prima cortometraggi e poi lungometraggi più impegnativi.

Nelle sue pellicole passava con disinvoltura dal sogno alla realtà, dalla normalità all'imprevisto, inventando gag e situazioni divertenti e ingegnose.

Il suo stile, alla regia e nella recitazione, era riconoscibilissimo e fece di lui una delle personalità più in vista del cinema muto.

Abbiamo scelto di recensire Sherlock Jr. (il titolo italiano è un curioso e limitativo La Palla n° 13, in riferimento ad una scena del film) perché tra le sue opere è una delle più esemplificative e inventive, ricca di colpi di scena, capovolgimenti di fronte, acrobazie, ed è una delle più spassose.

Basti vedere la scatenata scena dell'inseguimento o quella del pedinamento o quella dello sdoppiamento del protagonista (addormentato e dentro il sogno) o quella nella quale entra dentro il film proiettato al cinema o quella finale del riappacificamento in sala di proiezione per farsi un'idea dell'enorme talento di Keaton.

L'avvento del sonoro alla fine degli anni Venti del secolo scorso, problemi coniugali e di alcoolismo lo misero in crisi e solo intorno agli anni Cinquanta fu riscoperto e rivalutato - sebbene limitatamente al periodo del muto.

Cosa rimane oggi della comicità di Buster Keaton?

Più di quanto possa sembrare.

Su YouTube si trovano molti suoi cortometraggi muti - il fascino del bianco e nero non svanirà mai, speriamo -, certo, ma la sua influenza ci porta a personalità del cinema contemporaneo che si rifanno espressamente a lui.

Vi si ispira sicuramente Bill Murray, con la sua maschera sardonica (si veda Ghostbuster e soprattutto Lost In Translation); ma anche Michael Keaton, che per il suo pseudonimo (si chiama in realtà Michael Douglas, ma per non essere confuso col più celebre omonimo, il cui padre Kirk Douglas a sua volta all'anagrafe era Danielovitch, decise di cambiare nome) scelse quello di uno dei suoi modelli comici.

Anche il popolare regista Wes Anderson deve molto al maestro del cinema muto, come da lui stesso ammesso in più occasioni e come si può notare in film quali Moonrise Kingdom e Grand Budapest Hotel.

A distanza di circa 100 anni Buster Keaton riesce ancora a farci ridere e sorridere: sì, è stato davvero un genio.



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